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Estetica e fotografia

Parte 6 :  Come stabilire la migliore esposizione per una specifica immagine
sia su pellicola che su sensore digitale

di

Alain Briot
(traduzione a cura di Marco Frigerio e Raffaello Conti , impaginazione HTML a cura di Roberto Manderioli )


1 — Introduzione

Esposizione. Questa parola contiene sia una certa nozione di rischio che un certo grado di irrimediabilità. Una volta che l'esposizione è stata decisa e l'immagine realizzata, non c'è più modo di cambiare fisicamente questa esposizione. Tutto è finito, e bisogna fare i conti con i risultati del nostro operato, con la speranza che l'esposizione sia corretta e la fotografia abbia dettagli visibili sia nelle zone d'ombra che nelle zone di alte luci.

Ma che fare se la fotografia non ha questi dettagli? Cosa fare se l'esposizione calcolata non è corretta al 100%? Che fare se abbiamo commesso degli errori? Esiste un modo per poter recuperare una buona immagine a parte il fatto che avremmo dovuto stare più attenti alle nostre valutazioni esposimetriche sul campo?

E, ancora più importante, per evitare lo stress da "post esposizione fotografica", come possiamo calcolare, con assoluta accuratezza, ogni volta l'esposizione perfetta?

Così tante domande e, purtroppo, così poche risposte. L'esposizione non è uno dei soggetti più ampiamente discussi in fotografia. Gli articoli a riguardo sono rari e molti fotografi evitano l'argomento. E la cosa non mi sorprende. La corretta esposizione non è una scienza esatta. C'è sempre una componente discrezionale, di giudizio soggettivo e interpretazione artistica coinvolti.

Proviamo allora ad analizzare un aspetto della fotografia che non viene invece approfondito così spesso, e cerchiamo anche di farlo in modo rilassato e divertente. Dopotutto delle fotografie non correttamente esposte non sono certo la fine del mondo. Sono solo fastidiose e deludenti. Ma la buona notizia è che possiamo sempre realizzare delle nuove immagini e magari migliorare pure la nostra tecnica dopo la lettura di questo articolo. 


 

2 - L'importanza di una corretta esposizione

Esporre correttamente ogni immagine è della massima importanza se vogliamo poi essere in grado di realizzare la migliore stampa possibile. E questo perchè, sia che stiamo fotografando con le pellicole che in digitale, il fotogramma originale o il file digitale conterranno, se correttamente esposti, tutte le informazioni fondamentali della scena ritratta.

Ansel Adams ricevette inizialmente una educazione per diventare un pianista professionista, e spesso fece dei raffronti tra la musica e la fotografia. Per quanto riguarda l'esposizione egli spesso paragonava il negativo allo spartito e la stampa alla esecuzione. Oggi possiamo estendere la definizione di spartito anche alle diapositive e ai file Raw, mentre l'esecuzione, la stampa, non è cambiata. Così come non è affatto cambiata l'idea generale che sta alla base del raffronto di Ansel Adams: più lo spartito sarà valido, migliore sarà l'esecuzione.

Per ottenere il miglior spartito possibile bisogna registrare il maggior numero di dettagli possibile della scena fotografata. Idealmente ci dovrebbero essere dettagli in ogni parte della scena. E dal momento che spesso le aree importanti di una inquadratura sono quelle che cadono in zone d'ombra o di alte luci, allora è necessario assicurarsi che entrambe queste zone abbiano dettagli visibili.

Il problema però è che avere dettagli visibili sia nelle zone d'ombra che in quelle di alte luci può presentare delle difficoltà. Il grado di difficoltà dipende dalla latitudine di posa della emulsione o del sensore digitale che stiamo utilizzando. Questa latitudine di posa, che è espressa in f-stop, varia da pellicola a pellicola e da sensore a sensore. Da questa affermazione possiamo già dedurre che, per ottenere una corretta esposizione, è fondamentale conoscere la latitudine di posa delle pellicole che utilizziamo o del sensore digitale della nostra macchina fotografica.


3 - Cartoncino grigio medio, sovraesposizione e sottoesposizione.

Prima di proseguire la nostra lezione è necessario spiegare alcuni termini comunemente usati quando parliamo di esposizione.
Cartoncino grigio

Un cartoncino grigio è un pezzo di carta colorato con una tonalità chiamata Grigio Medio. Un cartoncino grigio ha una esatta riflettenza del 18%, cioè riflette il 18% della luce che lo colpisce.

Questo è importante dal momento che gli esposimetri, dovunque ed indipendentemente dall'azienda produttrice, sono calibrati per dare una lettura del grigio 18%. Ciò significa che se puntiamo l'esposimetro su una superficie omogenea e la fotografiamo senza apportare modifiche alla lettura esposimetrica, da un punto di vista tonale otterremo sempre una superficie con una riflettenza di grigio al 18%. Detto altrimenti: se fotografiamo in questo modo una superficie bianca o nera, da un punto di vista tonale otterremo nella fotografia una superficie grigia al 18% e non un bianco o un nero "puro".

Quindi l'esposimetro è una macchina disegnata per rendere il mondo grigio al 18% e calcolare ogni esposizione conseguentemente. Per ottenere una immagine più chiara o più scura rispetto alla lettura esposimetrica, è necessario modificare l'esposizione, e quindi bisognerà rispettivamente sovraesporre o sottoesporre. Se seguiamo quello che ci indica l'esposimetro otterremo un grigio al 18% di ogni superficie che fotografiamo!

Se fotografiamo in bianco e nero otterremo una tonalità di grigio medio al 18%. Se fotografiamo invece a colori otterremo un colore equivalente ad una riflettenza del 18%: ovviamente non sarà grigio, ma avrà la stessa riflettenza di un cartoncino grigio medio al 18%.

Oggi molte macchine fotografiche calcolano l'esposizione e poi confrontano la scena ritratta ad un database di immagini pre-registrate e contenute nella loro memoria digitale. Queste macchine fotografiche non seguono ciecamente quello che l'esposimetro indica, ma piuttosto comparano la lettura esposimetrica con quella di immagini simili contenute nel loro database, e così facendo correggono l'esposizione originale in modo tale da ottenere una immagine finale con una esposizione più soddisfacente. Tuttavia, in situazioni di lettura esposimetrica estreme, bisogna comunque intervenire manualmente e correggere l'esposizione di persona.

Sovraesposizione

La sovraesposizione consiste nell'esporre una immagine per più di quello che l'esposimetro indica. In altre parole, non bisogna seguire la lettura dell'esposimetro ma bisogna invece esporre per un tempo di otturatore più lungo, o a parità di tempo applicare una maggiore apertura del diaframma, rispetto a quello che ci indica l'esposimetro.

La sovraesposizione produce immagini più luminose.


Sottoesposizione

La sottoesposizione consiste nell'esporre una immagine per meno di quello che l'esposimetro indica. Ancora, non bisogna seguire la lettura dell'esposimetro ma bisogna invece esporre per un tempo di otturatore più corto, o a parità di tempo applicare una minore apertura del diaframma, rispetto a quello che ci indica l'esposimetro.

La sottoesposizione produce immagini più scure.

 

Luna che sorge a Tear Drop Arch, Monument Valley, Utah
Linhof Master Teknica 4x5, Rodenstock 210mm, Fuji Provia F

Questa immagine avrebbe potuto risultare sovraesposta se avessi usato una lettura esposimetrica media della scena ritratta. Per mantenere i dettagli nella luna e nelle nuvole ho dovuto considerevolmente sottoesporre l'arco. In verità alcuni dettagli sono visibili nell'arco, ma ho deciso di stamparlo in una tonalità di nero puro, ad eccezione del "triangolo" di luce in alto a sinistra, in modo tale da enfatizzare il netto contrasto cromatico tra le varie zone della scena.


4 - Come stabilire la latitudine di posa della vostra pellicola o della macchina fotografica digitale.

Per determinare la latitudine di posa di una pellicola o della macchina fotografica digitale è necessario condurre questo test:

- Trovate una superficie con una trama che abbia un colore omogeneo e che sia uniformemente illuminata. Un muro rugoso può andare benissimo. Cercate di sceglierne uno che non sia dipinto con delle tonalità troppo scure: idealmente dovrebbe avere una tonalità il più vicino possibile al grigio medio.

- Avvicinatevi il più possibile alla superficie prescelta, dovrete inquadrare solo questa superficie nel vostro mirino, niente altro dovrà comparire nell'inquadratura.

- Scattate una foto seguendo la lettura esposimetrica indicata dalla vostra macchina fotografica o dal vostro esposimetro esterno. Questa immagine stabilirà quale sarà l'esposizione che la vostra macchina fotografica o il vostro esposimetro considera come "corretta".

- Scattate ora una foto sottoesponendo di 1 stop, poi di 2 stop, poi di 3 stop ed infine di 4 stop.

- Scattate ora una foto sovraesponendo di 1 stop, poi di 2 stop, poi di 3 stop ed infine di 4 stop.

- Se usate la pellicola fatela sviluppare normalmente dal vostro laboratorio. Chiedete che non vengano effettuate compensazioni di alcun genere durante lo sviluppo. Non effettuate la scansione della pellicola.

- Se fotografate in digitale importate i file raw nel vostro convertitore raw e non regolate in alcun modo la compensazione della esposizione. Non effettuate operazioni di fotoritocco nel convertitore raw. Convertite semplicemente le immagini e apritele con il software che utilizzate per il fotoritocco.

- Osservate le vostre pellicole (diapositive o negative) su un tavolo luminoso e guardate i vostri file raw convertiti su un monitor accuratamente calibrato. Dovreste avere 11 immagini davanti a voi: una esposta correttamente, cinque sovraesposte, cinque sottoesposte.

- Individuate quelle immagini che sono così scure o così chiare da non mostrare alcun dettaglio, nessuna trama, nè sulle pellicole nè sul monitor.

- Poi individuate quelle immagini che hanno invece dei dettagli, e contatele. Contate solo quelle che sono sottoesposte o sovraesposte, non considerate quella che mostra l' "esatta" lettura rilevata dal vostro esposimetro.

- Se avete 6 immagini che mostrano dei dettagli (senza contare l'immagine esposta "correttamente") allora vuol dire che la vostra pellicola, o il vostro sensore digitale, hanno una latitudine di posa di 6 stop. Se ne avete 5, la latitudine è 5 stop e così via. Il risultato varierà a seconda della pellicola o del sensore come detto sopra.

Ad esempio, personalmente utilizzo quasi esclusivamente la Provia 100F. So, per avere condotto la prova appena descritta, che posso registrare in sicurezza un totale di 5 stop, 3 sotto l'esposizione media e due sopra. Dai vostri test potrete stabilire la gamma dinamica precisa che può registrare la vostra pellicola o fotocamera digitale.

La conoscenza di ciò vi aiuterà nella ricerca dell'esposizione ottimale per una data scena. Per calcolarla dovete operare come segue:

- Per prima cosa misurate, o con l'esposimetro della macchina o con uno esterno, l'area più scura e quella più chiara della scena. Utilizzare un esposimetro spot vi faciliterà il compito.

- In secondo luogo calcolate la differenza in stop tra le due aree. Ad esempio, se le ombre danno f/2.8 a 1/60 di secondo, e le alte luci f/16 a 1/60, avrete un intervallo di 5 stop come contrasto della scena di fronte a voi. Tenere costante il valore di diaframma o la velocità dell'otturatore nelle due misurazioni renderà più semplice questo calcolo. In questo esempio ho mantenuto la velocità costante su 1/60, facendo variare il valore di apertura.

- Dovrete memorizzare i valori tipici per le aperture e le velocità. Sono:


F -stop
f1 - f1.4 - f2 - f2.8 - f4 - f5.6 - f8 - f11 - f16 - f22 - f32 - f45 - f64

Tempi Otturatore
1/500–1/250–1/125–1/60–1/30–1/15–1/8–1/4–1/2–1sec–2sec–4sec–8sec–16sec-etc.


I valori di ciascuna scala sono distanziati di uno stop. Scorrere la scala di un valore in una o nell'altra direzione, significa aumentare o diminuire l'esposizione di uno stop.

Sulla scala delle aperture passare a un numero più grande significa sottoesporre, e passare a uno minore il contrario (a velocità di otturatore costante).

Sulla scala dei tempi passare a una frazione con denominatore più piccolo significa sovraesporre e viceversa se il denominatore cresce (ad apertura di diaframma costante). 

 

Rovine Lomaki, Wutpaki National Monument
Linhof Master Teknica 4x5, Rodenstock 150mm, Fuji Provia 100F

Questa fotografia mostra un'ampia gamma di contrasto dalla parte in ombra delle rovine alle montagne e al cielo. Per catturare i dettagli in ombra ho quasi dovuto sovraesporre le montagne. Non avrei potuto esporre correttamente se non avessi conosciuto con precisione il comportamento dinamico della pellicola che stavo utilizzando. 


5 - La forza dell'istogramma

La ripresa digitale ha introdotto un nuovo strumento nella ricerca dell'esposizione perfetta: l'istogramma. Con l'istogramma disponibile sulla macchina abbiamo di più dei semplici valori per una esposizione corretta. Abbiamo anche gli esiti della regolazione della macchina per una determinata esposizione. Quello che l'istogramma ci mostra e ci dice è:

- come verrà gestita la gamma del contrasto nel corso dell'acquisizione digitale.

- come si posizioneranno le diverse zone di esposizione

- se tutti gli elementi dell'immagine verranno registrati con dettagli

A questo riguardo l'istogramma è la cosa migliore che sia capitata ai fotografi dall'invenzione dell'esposimetro. Un istogramma non sostituisce l'esposimetro. Di quello avremo sempre bisogno per stabilire l'esposizione. Ma l'istogramma ci dà quello che potevamo verificare solo in camera oscura, o dopo la scansione, e cioè come vengono mappati i diversi valori di luminosità dell'immagine.

Gli istogrammi sono di due tipi: monocromatici e a tre colori. Gli istogrammi monocromatici mostrano la distribuzione dei valori di luminosità dell'immagine. Quelli a tre colori offrono un ulteriore livello di controllo consentendoci di giudicare la resa dei singoli canali rosso, verde e blu prima di effettuare l'esposizione. Dato che spesso la luminosità degli oggetti colorati è diversa nei tre canali, questo tipo di verifica è importante. 


6 - Forchetta, forchetta, forchetta

Per anni i fotografi hanno adottato un semplice rimedio alla difficoltà di determinare l'esposizione perfetta : la forchetta. La forchetta è una tecnica diffusa, consistente nel fare più scatti della stessa scena, variando leggermente l'esposizione, con la ragionevole speranza che una di queste esposizioni risulterà ottimale.

La forchetta dimostra innanzitutto che il metodo empirico è sempre valido. Mostra anche che, nonostante i nostri progressi tecnici, metodologici e di attrezzatura, rimane sempre un margine per la navigazione "a vista".

La forchetta offre inoltre un rimedio universale alle difficoltà nell'esposizione, è sufficiente avere un'idea di massima e lavorarci sopra. 

 

Alba Invernale, Zion National Park, Utah
Hasselblad 503CW, Zeiss 150mm, Fuji Provia 100F

 

Una scena di questo tipo può essere una vera sfida se si vuole esporre correttamente. In realtà ho fatto un unico scatto e ho centrato l'esposizione, dato che sapevo che mi sarebbe servito rendere la neve in ombra come grigio medio. Per cui ho effettuato una lettura spot sulla neve in ombra in alto a sinistra nell'immagine. Ne risulta che il dirupo in alto a destra è più scuro mentre gli alberi coperti di neve in pieno sole circa bianchi, esattamente come li volevo. Però questa scena è il candidato ideale per un'esposizione a forchetta se non siete sicuri al 100% dell'esposizione. Meglio avere paura che prenderle..

Personalmente ricorro alla forchetta sia con la pellicola che con le digitali. Con la pellicola il costo della pellicola sprecata vale la sicurezza che ottengo in cambio. Con il digitale non ci sono costi aggiuntivi, per cui la forchetta dovrebbe diventare una seconda natura del fotografo digitale, in tutte quelle situazioni in cui il calcolo della corretta esposizione risultasse troppo complesso e/o facesse perdere troppo tempo.

In pratica, solitamente faccio una forchetta di +/- uno stop rispetto all'esposizione stimata. Con una spaziatura di uno o mezzo stop tra gli scatti. Ad esempio, se ho calcolato una esposizione F/22 a 1/4, faro' uno scatto a questo valore, uno a f/22 e 1/2, un altro a f/22 e 1/8. In questo modo coprirò un range complessivo di due stop, che mi garantisce, in quasi ogni situazione, di ottenere almeno una immagine esposta correttamente.

Con il digitale, è importante “esporre a destra”, come raccomanda Michael Reichmann. Questo metodo origina dalla caratteristica delle fotocamere digitali di acquisire più bit di informazione sulle alte luci che nelle ombre. Esporre a destra significa sovresporre. Quanto ? Tanto quanto basta per portare il valore più alto di luminosità fino all'estremo destro dell'istogramma senza superarlo. Vuole anche dire riportare poi il livello di esposizione al valore corretto in fase di conversione del raw file. Se ne ricava una maggiore qualità di immagine, specialmente nei mezzitoni e nelle ombre, dove è stato immagazzinato un maggior quantitativo di informazione per mezzo della sovraesposizione.

Quando si espone a destra è importante tenere presente che le immagini sono ottenute tramite tre canali (rosso, verde, blu) e che i livelli di luminosità sono differenti per ciascuno dei tre. Se la vostra fotocamera dispone solo dell'istogramma monocromatico, dovrete fare molta attenzione nell'esporre a destra, dato che potreste superare inavvertitamente il limite destro per uno o due dei canali. La cosa migliore sarebbe disporre di una macchina con l'istogramma anche sui singoli canali, per andarli a verificare individualmente, ma purtroppo in molti modelli oggi non c'è.

Quando espongo a destra su una macchina col solo istogramma monocromatico, effettuo anche scatti sottoesposti di uno o due stop. Il motivo ? Primo, perché questo mi garantisce che non manderò fuori range uno dei canali e che l'immagine ottenuta conterrà tutta l'informazione. Secondo perché non costa niente, terzo perché non ci vuole molto per farlo e infine perché mi consente di vedere una immagine esposta correttamente sul LCD della macchina invece di un'immagine sovraesposta. Riuscire a vedere questa immagine è importante per me per poter stimare come ciascun colore e livello di luminosità risulterà sulla stampa finale. 

 

Alba nella neve a Zion, Zion National Park, Utah
Hasselblad SWCM-CF, Zeiss Biogon 38mm dedicato, Fuji Provia 100F

 

Un'altra scena impegnativa come esposizione. Primo, il livello della luce variava rapidamente mentre il sole sorgeva, richiedendo una verifica continua con l'esposimentro. Secondo, il contrasto era alto a causa della presenza di neve al sole e di ombre piuttosto profonde. Terzo, dovevo decidere quanto scura volevo rendere la neve in ombra. Non ho avuto il tempo di fare la forchetta dato che le nubi scomparvero subito dopo che ebbi fatto questo scatto. Fortunatamente la scena ha mantenuto tutti i dettagli. La neve all'ombra risulta blu sulla pellicola perché le ombre sono principalmente illuminate dalla luce blu del cielo aperto. 


7- Studiate la scena che state fotografando

Non tutti i soggetti fotografici sono uguali. E non tutti i soggetti fotografici possono essere esposti nello stesso modo, da cui l'importanza di studiare la scena da fotografare in modo accurato. Ci sono tre situazioni principali da considerare:

A - Oggetti fortemente illuminati 

Gli oggetti molto luminosi quasi sempre inganneranno il vostro esposimetro dando luogo a fotografie sottoesposte. Il motivo è che l'esposimetro vorrebbe riportare tutti gli oggetti della scena al grigio medio 18%. Se l'oggetto è bianco, e volete che appaia bianco sulla pellicola, dovrete sovraesporlo per controbilanciare la tendenza dell'esposimetro a rendere tutti gli oggetti grigi.

Una tipica situazione nella fotografia di paesaggio è la presenza di neve. La neve è per definizione bianca, altamente riflettente e causa di molte immagini sottoesposte. Con molti esposimetri, sia esterni che in macchina, si rende necessario sovraesporre la neve di uno o due stop. Naturalmente dovrete considerare se la neve sia in ombra o alla luce del sole. La neve in ombra non ha bisogno di sovraesposizione, a meno che non la vogliate mostrare più luminosa di quanto non sia realmente.

Le superfici brillanti e riflettenti sono un'altra potenziale causa di fotogafie sottoesposte. Il sole che si riflette in una pozza, o un oggetto metallico al sole, o perfino la parete molto chiara di un canyon ad esempio richiedono la sovraesposizione di uno stop o più rispetto alla lettura esposimetrica. Di nuovo, l'esposimetro legge correttamente la loro luminosità, solo che vorrebbe riportarli al grigio 18% mentre in realtà sono molto più vicini al bianco puro se non bianchi del tutto. 

 

B - Oggetti molto scuri

Anche gli oggetti scuri inganneranno il vostro esposimetro, portandolo in questo caso a sovraesporre per riportare a grigio medio quello che in realtà è nero o quasi. Una situazione tipica è una scena in controluce con la sagoma di picchi, montagne, monumenti o alberi. Risulta preferibile rendere questi elementi completamente neri sulla stampa, dato che ottenere dettagli sia su questi che sul cielo è estremamente difficoltoso se non impossibile del tutto. Comunque, il vostro esposimetro vorrà riportare la luminosità media della scena al 18%, dando luogo a neri grigiastri che sono molto poco piacevoli a mio avviso. In questa situazione dovrete sottoesporre di uno o due stop per bilanciare correttamente la scena.

Analogamente, altri oggetti scuri come alberi, carbone, sabbia nera, etc., non saranno resi correttamente se non compenserete -sottoesponendo- la lettura fornita dall'esposimetro. 

C - Luce in rapido cambiamento

Non sottolineerò mai abbastanza l'importanza di verificare costantemente la luminosità di una scena in momenti critici come l'alba ad esempio, il tramonto o il tempo variabile. L'incremento progressivo di luminosità dell'alba, e il decremento al tramonto, sono difficili da valutare a occhio nudo. La presenza di nubi, che coprono e scoprono il sole, origina un problema analogo. Quando la luce cambia, i nostri occhi si adattano in conseguenza e non sempre siamo in grado di stimare le variazioni di luminosità sulla scena.

 


 

8 - Rimedi al contrasto eccessivo

Che accade se non riuscite a esporre un'immagine correttamente sul campo o se la gamma di luminosità è troppo estesa per riuscire ad avere dettagli sia nelle ombre che nelle alte luci ?

Bene, innanzitutto state sicuri che non siete i primi in questa situazione. Questo è un problema che ha assillato i fotografi fin dai primordi della fotografia. Fortunatamente, ci sono varie soluzioni: diamoci un'occhiata.

 

A - Filtri neutri digradanti

Un filtro neutro digradante è diviso in due parti: un'area trasparente nella parte inferiore e una grigia neutra in quella superiore. La parte trasparente è più estesa della grigia, con un rapporto tipico di 2 a 1 oppure 3 a 1. Il passaggio tra le due zone è graduale.

Tali filtri sono disponibili con attenuazione da uno a tre stop o anche più. Personalmente consiglio quelli da uno o massimo due stop. Un fattore più alto diventa palese e innaturale. Consiglio anche di utilizzare quelli con un passaggio molto sfumato tra zona trasparente e zona grigia in modo da non poterla notare poi sull'immagine prodotta.

Utilizzare un filtro digradante è semplice. Inseritelo nel portafiltri e aggiustatene l'altezza in modo che la transizione si posizioni dove serve. Un utilizzo tipico è la compensazione della luminosità del cielo all'alba o al tramonto. In questo caso si posiziona la parte grigia sul cielo e la transizione sull'orizzonte. Altri utilizzi sono possibili, con l'unico limite della vostra capacità inventiva.

 

Bistrot a Parigi
Canon 300D con 18-55 dedicato

 

Queste tre fotografie mostrano un perfetto esempio di sandwich digitale. Avevo scattato un'unica foto di questa scena a Parigi. Convertendola dal RAW mi sono reso conto che non era possibile avere contemporaneamente dettagli sia nelle luci che nelle ombre in un'unica immagine. Per cui ho deciso di effettuare due conversioni, una per rendere le luci, l'altra per le ombre. Ho poi composto i due files con Photoshop. Questa tecnica richiede solo qualche minuto e funziona molto bene. Inoltre è praticamente invisibile per mezzo della regolazione delle dimensioni del pennello e delle aree da asportare. La terza fotografia, sul lato destro, mostra il risultato finale.

B - Conversione del RAW per le luci e per le ombre

Non c'è molto che possiate fare sul campo oltre a ottimizzare l'esposizione e compensare il contrasto eccessivo per mezzo di filtri digradanti. Potete senz'altro ricercare scenari in cui la gamma di contrasto non superi quella della vostra pellicola o del vostro sensore, ma così facendo limiterete fortmente le vostre possibilità di scatto.

Se riprendete una scena in cui il contrasto supera la capacità del supporto, il passo successivo è compensare in camera oscura.

Una tecnica molto efficace per le immagini digitali è effettuare conversioni separate per le luci e per le ombre. Questa tecnica è perfetta quando il raw contiene tutta la dinamica, ma questa non può essere resa in una singola operazione di conversione.

Per realizzare questa tecnica, per prima cosa aggiustate il controllo dell'esposizione nel software di conversione, in modo che le aree luminose risultino riprodotte correttamente sul vostro monitor. Tipicamente dovrete ridurre l'esposizione. Convertite questa immagine. Poi, tornando al RAW originale, aggiustate questa volta l'esposizione in modo che le ombre risultino riprodotte al meglio. Tipicamente dovrete incrementare l'esposizione. Fate una seconda conversione.

Aprite entrambe le immagini nel vostro software di fotoritocco e trascinate una delle due sopra l'altra perfettamente a registro in un canale distinto. Aggiungete una maschera di livello al canale e, utilizzando il pennello di cancellazione e un secondo pennello sfumato e ampio, eliminate le parti dell'immagine superiore che non volete vedere. Ad esempio se l'immagine superiore è quella con l'esposizione corretta delle alte luci, eliminate la parte relativa alle ombre, per fare emergere le ombre esposte invece correttamente del livello sottostante. 

C - Scansionare per le luci e per le ombre

Una tecnica simile può essere adottata con la pellicola, in questo caso scansionando due volte l'immagine, una volta con le regolazioni ottimizzate per le luci e un'altra per le ombre. Importate le due immagini nel software di fotoritocco e procedete come descritto sopra. Accertatevi di non muovere la pellicola tra le due scansioni, altrimenti non riuscirete a mettere le due immagini perfettamente a registro.

Vi potreste chiedere perché non sia sufficiente convertire o scansionare una sola volta e utilizzare poi le varie regolazioni sull'immagine, come le curve, mascherature e bruciature o il nuovo filtro luci-ombre di Photoshop CS. Potete senz'altro utilizzare questo approccio per molte immagini che richiedono un intervento moderato sulla regolazione del contrasto. Ma per immagini che ne richiedono uno più radicale, avrete risultati qualitativamente superiori usando la tecnica descritta. Questo perché andrete ad operare con immagini che avranno tutta l'informazione necessaria in partenza, invece di immagini che hanno dati scarsi o mancanti o nelle luci o nelle ombre. 

D - Sandwich

In situazioni estreme le tecniche di cui sopra non potranno funzionare, perché non c'è nessuna informazione nelle alte luci o nelle ombre di una certa fotografia, sia su pellicola che digitale. Comunque, avete più scatti della stessa scena, e ce n'è uno esposto per le luci e uno per le ombre. Il primo ha i dettagli delle ombre, il secondo quelli nelle luci.

In questo caso la vostra unica risorsa sarà effettuare un sandwich con le due immagini, utilizzando le aree che hanno le informazioni corrette di ciascuna immagine. Questa tecnica è più impegnativa della precedente. Inoltre funziona meglio col digitale che con la pellicola, dato che col digitale le immagini rimarranno perfettamente a registro, posto che la macchina resti immobile sul cavalletto, e che non ci siano variazioni di focale/messa a fuoco dell'obiettivo. Con la pellicola la faccenda è più problematica dato che questa non si troverà mai nella stessa esatta posizione dello scatto precedente, indipendentemente dal formato utilizzato.

In ogni caso aprite entrambe le imagini e riunitele in un unico file in due livelli distinti. Poi adottate lo stesso approccio descritto prima per cancellare le aree che non volete tenere e sostituirle con quelle venute bene. Utilizzate un pennello morbido e una zona di transizione abbastanza ampia. Potreste anche fare qualche prova con l'opacità e impostare un valore inferiore al 100% per mostrare in parte entrambe le immagini nelle zone in cui il passaggio da una all'altra potrebbe risultare evidente.

Mentre applicate queste tecniche o considerate se dobbiate utilizzarle, tenete presente che il fatto che avete la possbilità di combinare le immagini non significa che dovete necessariamente farlo. Nessuno dice che dobbiate avere dettagli nelle luci e nelle ombre in tutte le immagini che create. Nei fatti, con certe immagini avere dettagli nelle luci e nelle ombre non fornisce il risultato più efficace. Inoltre, in certi casi, avere dettagli dappertutto può dare un'impressione innaturale o falsa. Alla fine la scelta spetta a voi e non si tratta di decidere se possiate o meno avere dettagli in tutta l'immagine, ma piuttosto se vogliate farli vedere o no.

Avendo più originali e tempo, pazienza ed abilità sufficienti, è verosimile che nella maggior parte dei casi riuscirete a produrre immagini con dettagli. Comunque, fatto questo, potrete decidere se questo è quello che volete. Stiamo discutendo qui più del vostro stile personale che delle vostre capacità tecniche, una materia che approfondiremo più avanti nel corso di questa serie di articoli.

 

Rovine Inferiori, Tonto National Monument, Arizona
Linhof Master Teknica 4x5, Schneider 75mm, Fuji Provia 100F


Questa fotografia combina due scansioni di due differenti diapositive. Data la gamma estrema di contrasto di questa scena, ho deciso di effettuare due esposizioni per catturare dettagli nel cielo e sulle rocce. Ho combinato le due scansioni in Photoshop coi livelli utilizzando una maschera di livello per eliminare le zone che non volevo tenere. Anche il muro a destra ha una certa quantità di dettagli ma, come in "Luna nascente a Tear Drop Arch", ho preferito renderla completamente nera piuttosto che grigio scura. 


9 - Prendete familiarità con gli esposimetri manuali

Un esposimetro a mano, specialmente uno spot, è una grande risorsa se volete misurare una scena accuratamente. Tale strumento può essere utile sia che la vostra macchina abbia un esposimetro interno sia che non l'abbia. Io lo utizzo, anzi in realtà ne utilizzo due in questo periodo, ogni volta che riprendo una scena impegnativa come misurazione delle luci. Qui di seguito alcuni esempi di esposimetri manuali ed esposimetri spot.

A - Gossen Luna Pro esposimetro analogico con aggiuntivo spot.

 

Adopero questo strumento dal 1980. L'aggiuntivo spot gli consente un angolo di misurazione di 7.5 oppure 14 gradi. Lo utilizzo praticamente sempre con l'angolo di 7.5 gradi. L'ago fornisce la misura portandolo sullo zero al centro sopra il disco selettore. Misurando una zona di alte luci, facendola coincidere con la cifra "2" sul lato destro della scala, e misurando successivamente le ombre, saprete immediatamente se la pellicola è in grado di gestire la gamma di contrasto della scena, essendo +2 stop il massimo che molte pelllicole diapositive sono in grado di registrare senza arrivare a bruciare le alte luci. Il disco selettore fornisce tutte le combinazioni tempo/diaframma per la misura fatta, così come il posizionamento all'interno del sistema zonale.

 

B- Gossen LunaStar esposimetro digitale

 

Lo considero come la versione digitale del Luna Pro. Ha il vantaggio di consentire angoli di 1 e di 5 gradi, la misurazione flash, la misurazione della luce incidente e altro. Potete misurare diverse aree della scena e l'esposimetro calcolerà la media. E' molto accurato, ma secondo me non offre un riscontro visivo efficace quanto l'analogico. Strumenti digitali con funzionalità simili a questo sono prodotti da altri costruttori quali Sekonic, Minolta, etc.

 

C - Esposimetro Spot Pentax da 1 grado

 

 

Introdotto oltre 20 anni fa e recentemente dismesso da Pentax, questo strumento è divenuto l'archetipo degli esposimetri spot nonché il preferito da molti fotografi. Il suo successo è dovuto alla sua affidabilità, precisione, semplicità e praticità d'uso. Ha un grado come angolo fisso di misurazione e fornisce un valore in EV nel mirino. Tale valore viene impostato nell'area anteriore di regolazione (vedi l'immagine sopra a destra) e le combinazioni tempo/diaframma corrispondenti sono immediatamente disponibili, insieme al posizionamento zonale nel caso si aggiunga una scala delle zone come si vede nell'immagine qui sopra. Fornire una misurazione accurata è solo il primo compito delle funzionalità esposimetriche. Il secondo, importantissimo compito è consentire un facile riscontro della gamma dinamica. Un buon esposimetro consente di calcolare facilmente dove andranno a ricadere luci e ombre.

 

D- L'incontro tra esposimetro e PDA

 

 

Come discusso in precedenza in questo articolo, le fotocamere digitali oltre all'esposimetro hanno anche la funzionalità istogramma. Che io sappia ad oggi, Aprile 2004, nessun esposimetro manuale ha questa possibilità.

Va considerato il fatto che un istogramma viene costruito a partire dai singoli valori di luminosità presenti nella scena e non dalla lettura di aree. In altri termini l'istogramma è creato a partire da una fotografia, non da letture medie. Per avere un istogramma occorre una fotografia, e per fare una fotografia occorre un obiettivo. Fino ad oggi gli esposimetri non sono stati costruiti per fare fotografie.

Di certo si può sostenere che per avere un istogramma sarebbe sufficiente utilizzare una semplice fotocamera digitale in funzione di esposimetro. Io lo faccio, con la Canon 300D, che uso regolarmente come esposimetro che può anche fare fotografie. Ma mi porto dietro anche un esposimetro vero e proprio perché mi occorrono le funzionalità spot e le capacità di comparazione offerte da strumenti come quelli descritti in precedenza. 

 

Un certo numero di PDA (Personal Digital Assistant), come il Sony Clié NZ 90, hanno in dotazione un obiettivo per realizzare immagini in bassa risoluzione. Se un PDA come questo fosse capace di visualizzare un istogramma delle immagini riprese, e venisse accessoriato con un esposimetro spot da 1 grado, si otterrebbe uno strumento di misurazione mai visto prima.

L'immagine sopra è relativa all'obiettivo del Sony Clié NZ90

Combinando un esposimetro spot digitale con un palmare munito di una lente zoom in miniatura si otterrebbe un esposimetro spot che può fare una fotografia, con movimenti dello zoom in modo da ottenere composizioni e tagli diversi, misurare la scena come una fotocamera digitale, fare letture spot di aree specifiche e mostrare l'istogramma risultante su uno schermo da PDA. L'istogramma visualizzato su questo esposimetro-PDA sarebbe del tipo a tre colori in modo da fornire informazioni affidabili su ciascuno dei tre canali. L'area del display sarebbe all'incirca 5x7.5 cm, molto più grande del display di qualunque attuale fotocamera digitale. Le letture spot di ciascuna area sarebbero riportate e fornirebbero l'indicazione degli EV e delle combinazioni tempo/diaframma. Le aree sotto e sovraesposte lampeggerebbero così come avviene di solito sulle macchine digitali.

Le capacità di processamento e di memorizzazione tipiche di un palmare renderebbero anche possibile il salvataggio delle immagini e di letture spot e istogrammi collegati per un utilizzo successivo. Questi dati potrebbero essere consultati tramite un software specifico, indipendente dai browser, convertitori RAW o software di fotoritocco che adoperiamo correntemente. Tale programma potrebbe inoltre essere in grado di stampare un dato istogramma e le letture spot associate. Potremmo anche combinare queste funzionalità con un sistema GPS ed associare le coordinate GPS di ogni immagine. 

 

 

Ecco un montaggio che mostra come apparirebbe uno strumento come quello descritto. Avrebbe le dimensioni di un palmare, quindi più piccolo di una fotocamera digitale come la 300D e non molto più grande degli esposimetri spot attualmente sul mercato.

 


 

10 - Esercizi per il miglioramento delle capacità fotografiche

 

Nessun articolo di questa serie sarebbe completo senza specifici esercizi, concepiti per il miglioramento delle vostre capacità nell'area coparta da ogni singolo articolo. So che molti lettori li compiono meticolosamente, quindi anche per questo articolo ho creato un set di esercizi.

 

A – Determinate la gamma dinamica di una data scena.

E' un semplice esercizio in cui rileverete i valori per l'area più buia e per quella più luminosa della scena.

Il modo più semplice per farlo è utilizzare un esposimetro spot. Comunque, se non ne avete uno, potete esercitarvi anche con l'esposimetro della macchina o uno esterno qualunque.

Se utilizzate quello della macchina dovrete avvicinarvi all'area che state misurando per essere sicuri di includere solo quella. Potete anche usare una focale lunga per restringere la parte inquadrata a quella da misurare. Avvicinarsi sarà possibile per oggetti vicini, ma non per quelli troppo distanti o per il cielo. Per queste aree dovrete impiegare una lunga focale. Ovviamente, se la vostra macchina ha la lettura esposimetrica spot, usate quella.

Una volta che avete preso la lettura dell'area più luminosa e di quella più buia, contate quanti stop ci sono tra le due. Questa è la gamma di contrasto della scena di fronte a voi. 

B - Misurate i valori rilevanti di una scena e riportate ciascun valore su uno schizzo della scena.

Quando ho iniziato a lavorare con la mia prima view camera, nel 1983, prendevo degli schizzi di ciascuna scena fotografata utilizzando carta velina appoggiata sul vetro smerigliato della macchina. Facevo un disegno di ogni fotografia ricalcando i contorni degli elementi compositivi. Poi, con uno spot Pentax a 1 grado, prendevo le letture di tutti i valori significativi della scena e li riportavo sul disegno. Confrontando ogni stampa con lo schizzo fatto ho imparato molto su come la luce viene registrata dalla pellicola e come viene poi resa nei valori di chiaroscuro sulla stampa finale.

Questo esercizio vuole darvi la stessa conoscenza. Se utilizzate una 35mm, o una medio formato, non potrete fare il rilievo dal vetro smerigliato. Comunque non è importante la qualità del vostro disegno. E' importante che delineiate grossomodo le sagome degli oggetti nella scena e che riportiate i valori esposimetrici di ciascuna area.

Qui sotto potete vedere uno degli schizzi che presi nel 1983 accanto all'immagine corrispondente. La foto fu presa su pellicola bianconero Polaroid 52. L'utilizzo della Polaroid mi consentiva di confrontare la scena davanti a me con la fotografia di questa scena e verificare in che modo i valori esposimetrici venivano tradotti in sfumature di nero, bianco o grigio sulla fotografia.

I contorni delle figure nella scena furono tracciati sul vetro smerigliato della mia Arca Swiss monorotaia. I dati esposimetrici vennero riportati come valori di EV perché questo era il formato adottato dall'esposimetro spot Pentax che utilizzavo all'epoca. Tali valori non sono direttamente collegati a una determinata coppia tempo/diaframma. Piuttosto sono valori assoluti che indicano il livello di luminosità. Per poter essere utilizzati, vi occorrerà un esposimetro che traduca il valore nelle regolazioni di tempo e diaframma in funzione della sensibilità della pellicola. I valori EV sono adottati da alcuni costruttori di fotocamere. Ad esempio vengono forniti dagli esposimetri Hasselblad e sono presenti sugli obiettivi Hasselblad.

Non dovete usare per forza i valori EV. Potete anche segnare le coppie tempo/diaframma sul vostro disegno. Assicuratevi però di usare o un valore di otturatore o uno di diaframma costante nella notazione. Così facendo vi resterà più facile andare poi a calcolare la gamma dinamica complessiva. 

 

Bridge Mountain, Zion National Park, Utah
Arca Swiss 4x5 view camera monorotaia, Rodenstock 210mm, Polaroid Type 52 pellicola B/N

Questo è uno degli schizzi che feci nel 1983 usando carta da ricalco appoggiata sul vetro smerigliato della mia Arca Swiss. Accanto c'è la fotografia corrispondente. Riportai i contorni delle forme principali nella scena, misurai la luce nei vari punti con lo spot Pentax e riportai i valori EV sul disegno. Tali valori sono pratici perché ne basta uno solo per poi poter ricavare le coppie tempo/diaframma. Inoltre occupano meno spazio sul disegno. Realizzai disegni simili per oltre 100 fotografie 4x5" durante il mio giro di sei mesi nel sudovest USA.

C - Fotografate un unico soggetto effettuando un'ampia forchetta.

- Fate una forchetta di 5 stop sia sopra che sotto l'esposizione "corretta"
- Scopo dell'esercizio è creare volontariamente immagini sovraesposte e sottoesposte.
- Otterrete immagini che sono molto più chiare e più scure del normale

D - Tenete a mente i valori tipici per tempi e diaframmi

- Questo vi farà risparmiare tempo nei momenti critici come alba e tramonto
- Fate riferimento alle scale riportate in questo articolo

E - Individuate la gamma di contrasto ottenibile dalla vostra pellicola/e e/o fotocamera digitale.

- Vedi paragrafo 4 più sopra.
- Seguite la mia descrizione di dettaglio di questo processo.
- E' un esercizio molto utile che vi permetterà di conoscere esattamente la gamma di ripresa del vostro supporto digitale o tradizionale.


 

11 --- Conclusione

Gli Hoodoos al tramonto, Lake Powell Area, Arizona
Linhof 4x5 Master Teknica, Rodenstock 150mm, Fuji Provia 100F

 

Così come per molte immagini di paesaggio che contengono sia il cielo che parti in ombra, il contrasto è problematico in questa immagine. La diapositiva originaria contiene dettagli in tutte le aree, ma sono occorse parecchie mascherature per poter rendere un senso di luminosità e brillantezza nella stampa finale. Ho utilizzato le curve su più livelli in Photoshop sia per aprire le ombre sugli hoodoos che per ridurre la luminosità del cielo dietro di loro. La stampa finale restituisce il modo in cui ho percepito l'immagine mentre la fotografavo.

Imparare come esporre serve non solo per riuscire a determinare l'esposizione "corretta". Molte fotocamere possono farlo automaticamente e in molti casi possiamo fidarci di quello che ci dicono. Inoltre, con la funzione istogramma possiamo visualizzare come sarà l'esposizione finale. Infine il visore LCD della fotocamera ci mostra l'immagine che abbiamo appena ripreso.

Scopo di un apprendimento approfondito delle tecniche di esposizione è acquisire il controllo su come vengono esposte le nostre immagini. Non è circoscritto alla ricerca dell'esposizione corretta ma piuttosto di quella che fornirà il risultato che stiamo cercando.

Per questo dobbiamo innanzitutto imparare a calcolare la gamma di contrasto presente in una scena. Ad oggi, Aprile 2004, nessuna macchina lo fa automaticamente. Dobbiamo anche determinare se gli oggetti verranno riprodotti nel modo che vogliamo noi. Come si è visto le scene e gli oggetti molto scuri o molto chiari risulteranno spesso esposti in modo scorretto. Dato che alla resa dei conti si tratta di scelte artistiche, non possiamo affidarci interamente alle macchine. Le fotocamere sono apparecchiature che, nel migliore dei casi, possono riprodurre il mondo conformemente a come sono state programmate.

Una fotografia esposta propriamente è una che prenderemo in considerazione per la stampa. Solitamente una immagine con queste caratteristiche la si considera una "da conservare". Ma essere esposta correttamente non è sufficiente per fare di una fotografia qualcosa da conservare. Altri fattori entrano in gioco quando si effettua la selezione. Quali sono questi fattori ? E' quello che analizzeremo nel prossimo articolo della serie: Come decidere quali immagini sono da conservare e quali no.

Come per le puntate precedenti, e per usare un po' di francese, la serie è a suivre . . .


PS
Se volete sperimentare i contenuti della serie di questi articoli, sul campo o sotto la mia supervisione,  considerate la frequentazione di  uno dei miei workshops. Cliccate qua per scoprire tutti i vari workshop che offro e quale ha ancora posti disponibili. La registrazione è sia facile che semplice , giusto alla distanza di un click del mouse  !


Alain Briot
Peoria, Arizona
March  2004

© 2004 Alain Briot
Beaux Arts Photography
http://www.beautiful-landscape.com
alain@beautiful-landscape.com


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