Recensione Epson V700



Recensione Epson V700 Perfection Photo

Una seconda occhiata...



Dopo il buon successo di settore del modello 4990 Perfection Photo (di cui potete leggere un approfondito diario d'uso sempre su Effeunoequattro QUI), l'attesa per questo nuovo scanner Epson era febbrile: un nuovo sensore da 6400 DPI e soprattutto il sistema a due obiettivi 
(di cui uno ottimizzato per la scansione di pellicole ad alcuni mm di altezza dal piano, con portapellicole regolabili in altezza) alimentavano la speranza di prestazioni finalmente vicine ai filmscanner dedicati.


Qui su Fotoavventure avevamo gia testato il V700, poco dopo la sua uscita sul mercato italiano.


Le prove strumentali cui abbiamo sottoposto il nuovo arrivato durante quella recensione non hanno soddisfatto, purtroppo, le aspettative più ambiziose; pur confermando una discreta qualità.

Perché ritornare a provare l'Epson V700 Perfection Photo, allora?


I motivi sono diversi.


Tanto per cominciare, con gli attuali procedimenti industriali le variazioni tra esemplari non sono necessariamente trascurabili: giudicare un prodotto provando un solo esemplare può essere precipitoso.

Poi, l'acquisizione di nuovi strumenti di misura (mire ottiche trasparenti di alta qualità) ci ha fatto venire la curiosità di comparare in modo semplice, diretto ed efficace vari scanner di interesse.

Inoltre, l'annuncio del promettente Microtek M1, che proveremo appena disponibile, ci ha suggerito di partire da una prova più approfondita del suo naturale concorrente.

C'é anche un altro motivo: la recentissima disponibilità (da parte di produttori terzi) di speciali portapellicole ad altezza regolabile adatti per il montaggio a fluido (wet mounting), tramite i quali é possibile spremere più qualità da qualsiasi scanner di buone prestazioni.




La dotazione


L'Epson V700 Perfection Photo, come il fratello maggiore V750 (che ha in più il trattamento antiriflessi sul vetro di copertura del sensore), ha come target "appassionati di fotografia e professionisti", appartiene quindi alla fascia semiprofessionale; ad un prezzo tipico al pubblico attorno ai 500 euro, ci aspettiamo una dotazione completa.


Dal punto di vista della quantità, la dotazione Epson non delude: sono presenti vari portapellicola per 35mm in striscia, diapositive 35mm intelaiate, 120 in striscia, grande formato 4x5"; tutti i portapellicola sono regolabili in altezza su tre posizioni.

E' naturalmente presente anche il piano superiore bianco per la scansione di materiale non trasparente; vengono forniti altresì software: il classico Epson Scan, la versione "leggera" di Silverfast 6, cioé la "SE" e una vecchia versione di Photoshop Elements (3.0); ci sono poi i piedini di ricambio per i portapellicola e un cavo USB 2.0.

Ma andiamo con ordine.


Cominciamo proprio dal cavo dati: lo scanner ha sia l'interfaccia FireWire che la USB 2.0, viene però fornito il solo cavo USB.

Il cavo é di buona qualità, certificato "Hi Speed" (480 mbit/s); monta due nuclei di ferrite alle estremità ed é lungo circa 1.8 metri.




Passando ai portapellicola, viene da storcere il naso per quanto riguarda la robustezza di costruzione: poco rigidi e con sistemi di chiusura che non risparmiano le preoccupazioni (si ha sempre l'impressione che i dentini di plastica possano rompersi).

Non é previsto alcun sistema di tensionamento del film; in compenso tutti i portapellicola hanno dei piedini che possono essere smontati o montati in due diversi modi, dando in tutto tre diverse regolazioni di altezza (2.5, 3.0 e 3.5mm sopra il piano), per trovare l'altezza migliore di messa a fuoco dell'obiettivo per pellicole: che può variare da esemplare a esemplare, per via di tolleranze costruttive, ma anche da pellicola a pellicola per via dell'incurvatura della stessa e della diversa struttura dei diversi portapellicola.





Ecco i portapellicola per il grande formato (porta due lastre 4x5") e per le dia 35mm intelaiate (se ne possono montare 12); sullo sfondo il piano bianco da montare nel coperchio se si vogliono scansionare originali opachi:





Ecco invece il portapellicola per film 120; le due strisce possono arrivare al formato 6x20:



C'é inoltre un portapellicola che permette di montare 4 strisce di 35mm lunghe fino a 22.5 centimetri, e la "film area guide", una semplice cornice flessibile per pellicole fino all'8x10", da appoggiare direttamente sul vetro (in questo caso va usato l'obiettivo a minore risoluzione).


Una riflessione sui portapellicola: film area guide a parte, tutti sono pensati per funzionare in combinazione con l'obiettivo ad alta risoluzione, che dovrebbe avere una copertura più limitata rispetto all'intero piano di scansione.

A giudicare dalla struttura dei portapellicola sembrerebbe possa arrivare ad un massimo di 16 centrimetri di larghezza per 23 di altezza: sarà interessante verificarlo sperimentalmente.




Lo scanner


Decisamente più ingombrante (specie in lunghezza e altezza) e leggermente più pesante dei modelli precedenti, l'Epson V700 ha un piacevole aspetto anticonvenzionale, con linee spigolose e finiture gradevoli.

La significativa impronta a terra (50cm x 31cm) può creare dei problemi di posizionamento sui tavoli da PC convenzionali.


L'imballaggio in cui arriva é adeguato, con abbondante quantità di nastro adesivo blu:




Lo scanner é protetto, durante il trasporto, da sistemi di blocco per i due carrelli (inferiore e superiore). I blocchi vanno disattivati prima di usare lo scanner, e riattivati ogni volta che si debba trasportarlo (piccoli spostamenti a mano non hanno bisogno di questa accortezza):





La vista laterale evidenzia lo spessore del coperchio:



Il coperchio, infatti, integra l'illuminatore per le trasparenze, che a differenza dei modelli più economici non sfrutta una sorgente di luce fissa bensì un vero carrello d'illuminazione.

Questo consente di avere una forte intensità luminosa e una elevata uniformità d'illuminazione, minimizzando allo stesso tempo emissione di calore e luce parassita.

L'area illuminata é molto ampia:







Al lavoro!



E' ora di installare il software, connettere lo scanner e iniziare a vedere cosa può fare.


L'installazione é rapida e non crea problemi; va eseguita con lo scanner non collegato.

Al termine si accende lo scanner, si aspetta che abbia finito i suoi test iniziali (una 30ina di secondi durante i quali la spia verde lampeggia) e poi si può iniziare a lavorare.



Il software Epson Scan



Diamo una rapida occhiata al software Epson Scan fornito di serie, prima di passare all'ottimo Vuescan per i vari test (piattaforma molto più versatile e standard, ci consente di fare comparazioni con altri modelli senza problemi).

Il software può funzionare in tre modi: dal "tutto automatico" al "professionale".

Passando subito al modo professionale, che dà accesso a tutte le funzionalità, troviamo un'interfaccia utente complessivamente gradevole e ben impostata.

Qui la versione per piattaforma Apple:




Epson Scan contente di lavorare a 16 bit per canale, 48 bit in tutto per il colore.
Ha possibilità di lavori batch: mettete 12 diapositive nel portapellicole, lanciate il lavoro e lasciate che le 12 scansioni vengano portate a termine senza ulteriori interventi.

Dispone, per le sole scansioni con portapellicola (non per la "Guida Area" da usare direttamente sul vetro), del Digital ICE (consigliabile nel solo modo Qualità, pena strani artefatti) per la correzione automatica di polvere e graffi.




Il software fa un lavoro ragionevole sui negativi a colore, notoriamente difficili da scandire correttamente, una volta impostata la funzione "Ripristino Colore":




Per evitare di ritrovarsi con ombre e alteluci tagliate, però, consigliamo di regolare manualmente l'Istogramma, riportando i triangolini estremi a 0 e 255 rispettivamente:



L'accuratezza dei colori, una volta eliminati i suddetti tagli all'istogramma e applicando correttamente i settaggi del Color Management:




appare discreta, con una resa cromatica nel complesso gradevole; la tonalità é tendente leggermente al caldo.


L'analisi della fedeltà cromatica con Imatest




mostra un deviazione media DeltaE94 pari a 2.15, valore in sé discreto per uno scanner di questa categoria; risulta però una marcata debolezza sulla riproduzione dei blu più intensi. Come si può vedere, infatti, in corrispondenza del blu più intenso si ha una DeltaE94 pari a ben 7.7!

Almeno in parte, questo limite viene dal fatto che Epson Scan non prevede spazi colori di uscita più ampi dell'AdobeRGB, che contiene con notevoli difficoltà l'ampio gamut di una diapositiva Velvia.

Questo si può vedere anche ad occhio, con le caselle divise in due (colore reale/colore riprodotto):




Il software Epson Scan purtroppo ha una serie di limitazioni che ne limitano l'utilità per applicazioni serie:


Per questo, nel seguito utilizzeremo il software universale Vuescan (www.hamrick.com), che per un prezzo molto ragionevole permette di liberare tutta la potenza dello scanner.



Misurazioni di risoluzione e gamma dinamica


Prima di fare le comparazioni con diapositive reali, vediamo di misurare quali sono le effettive prestazioni di questo scanner usando delle apposite mire ottiche.


Il marketing Epson dichiara per questa macchina una risoluzione ottica di 6400 DPI e una densità ottica massima (DMax) di 4.0.


Certo, se riscontrassimo questi numeri sarebbe una meraviglia: prestazioni pari ad uno scanner a tamburo di fascia media a 500 euro chiavi in mano (prezzo tipico al dettaglio)! Anche "solo" ottenere la qualità di un filmscanner dedicato sarebbe un sogno diventato realtà...


Vediamo allora se le innovazioni tecniche che Epson ha incorporato in questo nuovo modello ci consentono di adottare il V700 come unico scanner per ottimi ingrandimenti da originali dal 35mm all'8x10".


Test di risoluzione


Come prima cosa, togliamoci la curiosità su quei famosi 6400 DPI dichiarati.


Uno scanner che potesse davvero risolvere 6400 punti per pollice sarebbe in grado, su pattern rettilinei allineati agli assi di scansione e in fase, di discriminare fino a 125 coppie di linee (bianca-nera) per millimetro.


Armati di mira ottica di alta qualità (FSR-1 Transmissive di danes-picta.com), ci mettiamo all'opera: anzitutto selezioniamo l'obiettivo ad alta risoluzione, poi facendo delle prove individuiamo l'altezza ottimale per il portapellicola, che nel nostro caso risulta essere di 2.5mm (corrispondente a piedini completamente rimossi).

A questo impostiamo la massima risoluzione ottica di scansione senza interpolazione (appunto 6400 dpi) e vediamo cosa esce fuori...


Circa 3 minuti dopo otteniamo un'immagine della mira ottica in esame:





Esaminando la parte centrale dell'immagine al massimo ingrandimento (pixel reali), ci troviamo di fronte a questo risultato:



Anche applicando pesanti dosi di maschera di contrasto (le scansioni da flatbed lo richiedono, essendo molto morbide per natura), qui di 125 linee per millimetro neanche l'ombra:




I pattern in verticale (che misurano la risoluzione lungo l'asse del sensore) risultano in qualche modo distinguibili fino a 63 coppie al millimetro, mentre quelli in orizzontale (che scontano una certa imprecisione di posizionamento del carrello di scansione) possono essere ancora riconosciuti fino alle 40 coppie al millimetro (45 volendo essere buoni).

Tra l'altro si nota una notevole scalettatura, dovuta appunto alle tolleranze nel movimento del carrello di scansione: artefatti che potrebbero rovinare i dettagli fini di una stampa di grandi dimensioni.

Non manca una certa aberrazione cromatica (aloni colorati attorno alle barrette).


Come si comporta, per confronto, un filmscanner dedicato?

Vediamo la stessa porzione di mira ottica scansionata con un Minolta Scan Elite 5400, a 5400 DPI, senza alcun passaggio di maschera di contrasto:




La differenza c'é e si vede tutta! Qui le 100 coppie al millimetro si vedono benissimo; le 112 risentono di un po' di aliasing ma sono ancora quasi distinguibili: 5400 DPI confermati.

Non dimentichiamo però che stiamo parlando di uno scanner in grado di coprire solo il formato 24x36 e che aveva un costo quasi doppio.


Tornando al nostro V700, appurato che i 6400 DPI dichiarati sono lontani dalla realtà misurabile, industriamoci per ottenere una buona resa dei dettagli da quanto abbiamo a disposizione.

Una prima tentazione é quella di lavorare a 3200 DPI anziché 6400:




L'immagine é più equilibrata: gli artefatti sono poco visibili e come dettagli si perde poco (circa il 10% di risoluzione in meno lungo l'asse del sensore). Tuttavia, a ben guardare qualche scalettatura c'é ancora.

Un apprezzabile miglioramento si ha scansionando a 6400, applicando una maschera di contrasto e poi effettuando un ridimensionamento a 3200 (qui abbiamo usato l'algoritmo Bicubico di Photoshop CS2): vediamo fianco a fianco le due immagini




Questo metodo unisce ad una buona resa dei dettagli l'assenza di qualsiasi scalettatura (si veda ad esempio la resa della scritta "14,1") e consente di ottenere immagini a 3200 DPI con una buona qualità complessiva.


Tutti i test finora effettuati sono basati sull'ottica ad alta risoluzione, che impone l'uso dei portapellicola e copre fino a 150mm x 246mm; se vogliamo scansionare direttamente sul piano in vetro, dobbiamo passare all'obiettivo ad ampia copertura, che copre in modo Trasparenza fino a 203mm x 254mm.


Usare l'obiettivo ad ampia copertura e poggiare direttamente sul vetro le pellicole ha varie controindicazioni: intanto, come vedremo, si paga in termini di risoluzione; inoltre il contatto tra emulsione e vetro può generare anelli di Newton, figure di interferenza che rovinano l'immagine.

Infine, in queste condizioni non si può usare il sistema ad infrarossi per la correzione automatica di polvere e graffi ("Digital ICE" dentro Epson Scan, "Infrared Cleaning" dentro Vuescan).


Vediamo come se la cava il V700 con la scansione diretta sul vetro, alla prova della mira ottica.

Al riguardo, c'é un piccolo "giallo": abbiamo visto che Epson dichiara che la risoluzione massima per la scansione di pellicole é di 6400 DPI (con entrambi gli obiettivi); per documenti opachi, invece, il dato é 4800 DPI.

Ora, visto che l'obiettivo usato per documenti e pellicole appoggiate sul vetro é lo stesso, non si capisce perché cambiando la trasparenza dell'originale dovrebbe cambiare la risoluzione!

Ma lasciamo parlare la mira ottica; anche questa volta abbiamo usato il metodo di scansionare a 6400 DPI e poi, dopo aver applicato la maschera di contrasto, ridurre a 3200 DPI:




Il confronto con la scansione precedente mostra il calo di contrasto e potere risolvente: la risoluzione lungo l'asse del motore qui si colloca tra 31.5 e 36 coppie di linee al millimetro, mentre lungo l'asse del sensore si arrivano a distinguere 50 coppie al millimetro.

Peraltro, se pur lontanissimo dalle ottimistiche dichiarazioni della Casa, il risultato in sé non é scadente: consente di ottenere un ingrandimento attorno al 6x da originali che possono arrivare ai "lenzuoli" Grande Formato 8"x10"!

Va peraltro detto che la scansione a 6400 DPI da pellicole così grande pone dei seri problemi: un file a colori 48 bit per pixel (16 bit per canale) peserebbe infatti quasi 20 gigabyte!

Vediamo allora cosa succede scansionando a 3200 DPI (sono pur sempre quasi 5 gigabyte da originali a colori 8x10"):




Qualche scalettatura in più rispetto a quanto ottenuto partendo da 6400 DPI, ma la differenza non é così marcata come usando l'obiettivo ad alta risoluzione, probabilmente a causa del più basso contrasto di partenza.


Vediamo anche un caso reale: partendo da un originale 8"x10" (quindi scansione diretta sul vetro e obiettivo ad ampia copertura), si vuole stampare una fotografia su un plotter Epson 9800 da 
44".

In tal caso, volendo alimentare il plotter con un'immagine da 360 punti per pollice (la risoluzione nativa di tutte le stampanti grande formato Epson), avremo bisogno di una risoluzione d'immagine di 44":8" x 360 = 1980 DPI.

Vediamo come se la cava l'Epson V700, partendo da 3200 DPI e poi ricampionando fino a raggiungere i 1980 DPI:




Piuttosto bene, tutto sommato; la risoluzione mantenuta é di circa 40 x 30 coppie di linee al millimetro, corrispondenti approssimativamente a 2000 x 1500 punti per pollice di dettagli effettivi: un file adeguatamente dettagliato per una stampa di grandi dimensioni.


Test di gamma dinamica


Sondati i limiti di risoluzione dello scanner, andiamo ad interessarci della gamma dinamica: dobbiamo verificare se il dato dichiarato di 4.0 DMax é effettivamente riscontrabile in pratica.


Per misurare la gamma dinamica dello scanner (capacità di restituire un intervallo più o meno ampio dalle ombre alle luci mantenendo ancora dettagli distinguibili) abbiamo utilizzato l'ottimo software di analisi Imatest Pro, in combinazione con la speciale trasparenza graduale TS-28D della Danes-Picta.

Si tratta di una step-chart neutra che copre una gamma di densità da 0.1 (DMin) a 4.2 (DMax), permettendo quindi di coprire tutte le densità riscontrabili nelle pellicole, negativi o diapositive.

L'esposizione del CCD dello scanner (impostabile anche manualmente grazie a Vuescan) é stata regolata per avere la migliore resa delle ombre senza "bruciare" la casella più trasparente:




Analizzata con Imatest, questo tipo di immagine ci dà informazioni sulla gamma dinamica effettiva dello scanner, sulla linearità di riproduzione e sul rumore di fondo.

Ecco dunque il responso del software di analisi:




Esploriamo insieme questo grafico dall'apparenza complicata, concentrandoci sulle cose più interessanti...

Nel pannello in alto a sinistra, sotto il logo Imatest, c'é una scritta che recita: "21.5 steps detected" (21.5 gradini riconosciuti). Poiché dalla documentazione fornita con la step-chart sappiamo che la differenza tra due gradini é 0.14 D, il nostro scanner ha catturato una gamma di densità pari a 3.0 D; poiché inoltre la casella più chiara ha densità 0.1 D, la massima densità effettivamente raggiunta é 3.1 DMax.

Nonostante questo valore sia decisamente inferiore a quanto dichiarato dal costruttore (4.0 DMax é una densità molto superiore a 3.1, poiché si tratta di una misura logaritmica) e anche sensibilmente inferiore a quanto riscontrabile nelle zone più dense delle moderne diapositive a colori (che possono raggiungere 4.0-4.1 DMax), si tratta di un risultato non disprezzabile quando confrontato ad altri scanner CCD, anche relativamente costosi: il raggiungimento di DMax molto elevate é infatti appannaggio degli scanner a tamburo.


Il pannello di destra ci dà un'informazione di grande interesse fotografico: l'estensione in EV che lo scanner é in grado di catturare correttamente.

Il valore che più ci interessa é quello corrispondente a "0.1 (High)", cioé 7.36 EV: si tratta infatti dell'estensione tonale catturabile con rumore trascurabile nelle ombre, indicazione più utile rispetto al valore assoluto di densità massima. Nel nostro caso, possiamo catturare un'estensione tonale di quasi 7 stop e 1/2 con elevata qualità, un risultato discreto.

Si intuisce dai valori subito sopra 7.36 che la limitazione all'estensione tonale catturabile é data dal rumore elettronico nelle ombre, prodotto dallo scanner (sensore, elettronica di contorno).


Tuttavia l'Epson V700, quando utilizzato con Vuescan, ha la possibilità di effettuare il multicampionamento: cioé la lettura ripetuta di un punto per un certo numero di volte con l'estrazione del valore medio.

Questo accorgimento consente, a prezzo di un evidente allungamento dei tempi di scansione, di ridurre in modo apprezzabile il rumore elettronico: che essendo più o meno casuale tende a cancellarsi quando mediato su più letture.

Vediamo se questo é riscontrabile nella pratica: impostiamo il MultiSampling a 2 e ripetiamo l'analisi...




Come si vede dal grafico in basso a sinistra, grazie al MultiSampling il rumore é diminuito; questo ha permesso di leggere meglio le ombre più dense, ottenendo un miglioramento di 0.6 stop: l'estensione tonale catturabile é infatti salita a circa 8 EV!

Viene voglia di provare con livelli di multicampionamento ancora superiori: vediamo quindi cosa succede salendo a 4x, 8x e addirittura 16x


4x:



8x:



16x:


Si può notare un continuo miglioramento della risposta dello scanner al crescere del multisampling; a 16x arriviamo a 9.35 EV che é un valore superiore di ben 2 stop rispetto al campionamento singolo e in assoluto molto interessante. Va detto però che campionare ad alta risoluzione con MultiSampling così elevato, specie da formati "importanti", significa aspettare a lungo che la scansione finisca: con tutte le conseguenze in termini di riscaldamento della pellicola e di possibile comparsa di linee colorate nelle ombre, dovute al surriscaldamento del sensore.



Fuori dal laboratorio



Fin qui abbiamo misurato le prestazioni numeriche dell'Epson V700 con i test sintetici più vari.


I risultati potrebbero aver deluso qualcuno; specie confrontandoli con quanto pubblicizzato dal produttore (6400 DPI di risoluzione e DMax 4.0 !).

Tuttavia, uscendo dal laboratorio e affrontando qualche prova pratica, vedremo che la resa complessiva di questo scanner é tutt'altro che scadente, purché si presti un po' di attenzione in fase di scansione.


Primo scenario: diapositiva a colori 35mm


Supponiamo inizialmente di avere una diapositiva 35mm da stampare in formato A4 su una stampante inkjet a 360x360 punti per pollice (ad esempio: Epson R800): un ingrandimento di circa 8.5 volte.

Confronteremo l'Epson V700 con il filmscanner dedicato Minolta ScanElite 5400, usando il software Vuescan Professional in entrambe i casi.

Per avere la massima qualità d'immagine, regoliamo manualmente l'esposizione del sensore e impostiamo un MultiCampionamento 4x; profondità d'immagine a 16 bit per canale (48 bit in tutto).


Per stampare un A4 a 360 punti per pollice da una dia 35mm intelaiata, dovremmo effettuare una scansione a circa 3000 DPI; risoluzione che però non é "nativa" per i nostri due scanner Epson e Minolta (che hanno sensori da 6400 DPI e 5400 DPI rispettivamente). Per avere il miglior risultato, allora, adottiamo il seguente procedimento:


Scena complessiva:




Ecco l'ingrandimento (a livello dei singoli pixel) di una parte del fotogramma; il Minolta ScanElite 5400 a sinistra, l'Epson V700 Photo a destra. Siamo a circa 3100 DPI:




La differenza non é poi così evidente; si può notare comunque che le ombre del filmscanner dedicato Minolta sono più ricche e naturali e la ricchezza cromatica é meglio preservata.


Procediamo ad analizzare un altro dettaglio dell'immagine:




Qui si può riconoscere una maggiore capacità del Minolta SE 5400 di catturare dettagli fini (osservando, ad esempio, i contorni delle foglie della pianta sulla sinistra), nonché di preservare la dinamica e le sfumature di colore presenti nell'originale (quadro in alto, colori del vaso e della parte in ombra della pianta).


Ciò detto, in questa situazione la differenza di resa tra le due macchine é davvero contenuta; un osservatore non particolarmente attento avrebbe senz'altro difficoltà ad apprezzarle. Una volta stampato il tutto, inoltre, il vantaggio del Minolta si assottiglia ulteriormente.


Ma cosa succede se spingiamo sull'acceleratore e aumentiamo la risoluzione?


Supponiamo questa volta di voler stampare la nostra piccola diapositiva in formato A3+.

Certo, si potrebbe obiettare sulla qualità dei dettagli di una stampa ingrandita 14 volte, a prescindere dalla qualità dello scanner; tuttavia é un test che può senz'altro rappresentare un'esigenza reale.

Adottando lo stesso procedimento descritto in precedenza (la risoluzione richiesta é, in questo caso, circa 5000 DPI), vediamo un primo dettaglio (filmscanner Minolta a sinistra, flatbed Epson a destra):




Stavolta la differenza é apprezzabile: il Minolta cattura evidentemente più dettagli fini e offre una maggiore ricchezza tonale.


Analizziamo ora una porzione dell'immagine particolarmente critica; dettagli superficiali a basso contrasto in una zona d'ombra:




Qui il filmscanner Minolta 5400 dà il meglio di sé: notare la corretta (se pur rumorosa) riproduzione della trama della cortina, totalmente persa nella scansione dell'Epson V700; che, inoltre, ha restituito ombre piuttosto "impastate" e afflitte da una dominante verdastra. Anche il dettaglio della barra in basso parla chiaramente a favore del filmscanner dedicato.


Da questo primo "caso pratico" possiamo dedurre che l'Epson V700, se messo a confronto con uno scanner dedicato per 35mm al top delle prestazioni (pur rimanendo in ambito consumer), non sfigura affatto fino a 8-9 ingrandimenti; risultato decisamente apprezzabile e assolutamente impensabile, considerando il prezzo, fino a un paio di anni fa.

Quando però si cercano ingrandimenti molto elevati, verso il limite della capacità della pellicola, la specializzazione del filmscanner Minolta 5400 si fa sentire, consentendo di ottenere un'immagine di qualità apprezzabilmente superiore.

Questo non significa che un ingrandimento 14x dall'Epson V700 sia completamente inutilizzabile: solo che non é lo strumento giusto per applicazioni così spinte.


Secondo scenario: diapositiva a colori Medio Formato (645)


Passiamo all'esame delle scansioni effettuate su una diapositiva formato 120, dimensioni 41mm x 55mm (645); anche in questo caso, confronteremo l'Epson V700 con un filmscanner dedicato (il Microtek ArtixScan 120TF).

Notare che le immagini non sono direttamente confrontabili con quelle relative alle scansioni da diapositiva 35mm, in quanto sono state scattate con angoli di campo diversi (focale lunga per il 35mm, focale normale per il 645).


Durante lo svolgimento di questa prova, la parte più difficile é stata mantenere un'accettabile planeità del fotogramma nei portapellicola; e infatti, nonostante gli sforzi e i ripetuti tentativi di montaggio, non é stato possibile ottenere scansioni veramente uniformi: il che rende difficoltoso confrontare in modo preciso la nitidezza dei due scanner. Vedremo in seguito che l'unico modo per superare questo problema con i modelli in esame, é ricorrere a speciali portapellicola con montaggio a fluido.

Gli esempi nel seguito sono stati scelti con cura tra zone confrontabili come messa a fuoco, cercando quindi di non favorire nessuno dei due contendenti; si é cercato quindi di illustrare le effettive differenze prestazionali e non le disparità imputabili a diverse curvature della pellicola.


Scena complessiva:





Supponiamo inizialmente di voler stampare la nostra diapositiva 645 su un formato A3+ (circa 33cm x 48cm) a una densità di 360 punti per pollice; siamo quindi a circa 8.5 ingrandimenti. La procedura seguita é la stessa del test su diapositiva 35mm.

Sulla sinistra la scansione del Microtek 120TF, sulla destra l'Epson V700 Photo:




Il filmscanner dedicato cattura qualche dettaglio fine in più e necessita di meno sharpen, mostrando quindi meno artefatti; tuttavia la differenza a questi ingrandimenti é abbastanza trascurabile e difficilmente riscontrabile in stampa. Il filmscanner fa meglio anche nella resa delle ombre: sono più leggibili e più ricche cromaticamente nella scansione del Microtek.

La cosa é più evidente in questo particolare:




Si nota la migliore resa del filmscanner, che ha restituito ombre neutre e leggibili, cromaticamente corrette, senza disturbi elettronici evidenti e con una buona differenziazione. Il V700 mostra qualche limite in queste situazioni; d'altra parte, non bisogna dimenticare che il Microtek 120tf é tutt'ora venduto, negli Stati Uniti, ad una cifra 3 volte superiore rispetto al V700; soprattutto, quest'ultimo lavora a questa risoluzione su formati fino a 150mm x 246mm, contro un massimo di 42mm x 86mm per il Microtek, oltre a disporre di un sistema ad infrarossi (Digital ICE) per la correzione di polvere e graffi assente sul filmscanner concorrente.


Proviamo ad alzare un po' la sbarra: supponiamo di voler stampare la nostra 645 su un bel formato A2 (circa 42cm x 60cm); questo corrisponde grosso modo a 10.5 ingrandimenti.

In questo contesto le incurvature della pellicola hanno un peso ancora maggiore, rendendo particolarmente difficile avere una buona qualità sull'intero fotogramma.

Se ingrandimenti di questo tipo sono spesso necessari nella propria attività, é decisamente il caso di passare a portapellicola adatti al montaggio a fluido: torneremo sull'argomento più dettagliatamente in seguito.

Analizzando i particolari delle scansioni, come questo,




ritroviamo grosso modo gli stessi temi del confronto precedente; qui la capacità del filmscanner di catturare meglio i dettagli fini (senza, tra l'altro, le fastidiose scalettature che sono visibili attorno ai bordi degli oggetti nel V700) é più evidente; ritroviamo inoltre la migliore resa delle ombre:




Si confronti in particolare il lampione nascosto nell'ombra: più riconoscibile e staccato dal fondo nella scansione del Microtek, più impastato e affetto da dominanti nel caso dell'Epson.


Ci ritroviamo con le stesse conclusioni del confronto sul 35mm: fino a 8-9 ingrandimenti il flatbed Epson V700 é in grado di competere dignitosamente con filmscanner dedicati di costo decisamente più elevato, scontando una resa sufficiente ma non esaltante nelle ombre.




Il montaggio a fluido


Come accennato in precedenza, quando si ha necesssità di ingrandimenti significativi la planeità del fotogramma diventa particolarmente importante.


Tuttavia, le pellicole si incurvano facilmente: vuoi per il trattamento subito durante lo sviluppo, vuoi per le condizioni di conservazione, vuoi per il calore stesso sviluppato durante la scansione.

Per mantenere piano un fotogramma si può ricorrere a vari stratagemmi: dai portapellicola con tensionatore forniti con alcuni scanner Microtek e Nikon, a quelli magnetici flessibili caratteristici degli Imacon (oggi Hasselblad).

Niente, però, supera il montaggio adesivo contro una superficie: la pellicola aderisce ad un supporto trasparente (vetro, acrilico) che mantiene una distanza costante con il punto di messa a fuoco.

Lo svantaggio di questa soluzione é l'intrappolamento di sottilissime sacche di aria tra la pellicola e la superficie sottostante: queste sacche di aria provocano figure di interferenza estremamente fastidiose, note come anelli di Newton (alcune immagini sono presenti qui e qui), come ben sa chi ha esperienza di stampa tradizionale con ingranditore.


Il modo più efficace per impedire la formazione degli anelli di Newton e allo stesso tempo permettere la corretta adesione della pellicola alla superficie di base, consiste nell'interporre un sottile strato liquido: la tensione superficiale terrà "incollata" la pellicola e non ci sarà aria a causare disturbi di interferenza.

Il montaggio a fluido é nato molti anni fa, all'apparire dei primi scanner a tamburo; nell'ambito professionale questa tecnica é sempre stata utilizzata, permettendo di estrarre le massime prestazioni dagli apparecchi e dalle pellicole.


In effetti, il montaggio a fluido offre anche altri vantaggi: fungendo da adattatore di impedenza tra le varie superfici e colmando le imperfezioni, aiuta a minimizzare la visibilità dei graffi e ad attenuare lo scattering della luce dovuto alla granulosità dell'emulsione e ai corpuscoli come la polvere.

Questo é particolarmente utile con scanner che hanno un'illuminazione "dura" e diretta abbinata ad ottiche con elevato microcontrasto, come si può vedere con questo esempio (Microtek 120TF con portapellicola modificato per montaggio a fluido):




Questa tecnica può essere impiegata con successo anche sull'Epson V700 Photo, anche se con risultati meno eclatanti (a sinistra montaggio a fluido, a destra montaggio a secco):




Si può notare una maggiore pulizia sulle alteluci e un leggero aumento della brillantezza; ma il vero vantaggio é la perfetta planeità della pellicola, che rimane costante anche durante una lunga sessione di scansione.


Sono in vendita dei portapellicole specifici per il montaggio a fluido; in particolare abbiamo testato un interessante prodotto della BetterScanning (il cui fondatore Doug Fisher é già noto per una serie di portapellicola per strisce 120), che incorpora diverse soluzioni efficaci.

Si tratta di un portapellicola regolabile in altezza con vetro mobile, pratico e dal costo non esorbitante: www.betterscanning.com/scanning/mstation.html


Il portapellicola é composto da un telaio in materiale plastico, regolabile in altezza con una certa precisione, più un vetro di elevata qualità su cui si monta la pellicola:




I gommini sul lato superiore sostengono il peso del coperchio dello scanner, mantenendo piano il telaio (che ha una certa flessibilità); l'altezza ottimale si regola tramite otto grani filettati in nylon, che sporgono dai piedini posti sulla faccia inferiore:




La gamma di regolazione é più che sufficiente per compensare le variazioni tra un esemplare di scanner e un altro. Vengono fornite alcune viti di ricambio e la chiave esagonale per la loro regolazione:




Non mancano alcuni fogli di materiale nero opaco da cui si possono ritagliare maschere per i vari formati di pellicola, utili (ma non indispensabili, almeno stando ai nostri test) per evitare aloni e cali di contrasto dovuti a luce parassita.


Il materiale necessario al montaggio a fluido non si esaurisce con l'apposito portapellicola: servono come minimo il fluido appropriato (che deve essere formulato appositamente per non danneggiare la pellicola ed avere adeguate proprietà ottiche), fogli di materiale trasparente per ricoprire la pellicola formando un sandwich, liquidi di pulizia.

Per questi materiali ci siamo rivolti a ScanScience: il fondatore Julio Fernandez ha messo a punto un nuovo liquido per scansioni denominato Lumina e dotato di varie caratteristiche di interesse, che vanno dalla minore infiammabilità alla giusta velocità di evaporazione, al basso potere solvente.

In effetti abbiamo ordinato da ScanScience un intero kit di prodotti:





Per semplificare il cammino ottico che l'immagine deve attraversare prima di raggiungere il sensore, la pellicola va montata sotto il vetro fornito con il kit: si depositano alcune gocce di liquido sul vetro, si posiziona la pellicola eliminando le eventuali bolle d'aria (aiutandosi con un salviettino che non perda peli, come i noti Pec-Pad, oppure con spatole o rulli), si deposita un altro strato di liquido e si copre con uno degli appositi fogli trasparenti.

Il vetro così preparato si appoggia sul telaio con la pellicola sulla faccia inferiore: si può iniziare a lavorare.


Per prima cosa va cercata l'altezza ottimale del portapellicola, agendo sulle otto viti di regolazione; conviene prima azzerare l'altezza avvitando i grani filettati fino a che vanno a filo delle basette in plastica, dopodiché avvitare ogni volta di 1/4 di giro e verificare se la nitidezza migliora o peggiora. Nel nostro caso, l'altezza ottimale si é raggiunta avvitando di 3/4 di giro.


Per mettere alla frusta l'Epson V700 con montaggio a fluido, abbiamo deciso di replicare la prova fatta in precedenza, ingrandendo un fotogramma 645 fino a poterlo stampare in formato A2 a 360 punti per pollice. Questo corrisponde ad una risoluzione di scansione di circa 3850 DPI.

Questa volta abbiamo messo a confronto il V700 non solo con il Microtek 120TF (utilizzato anch'esso con montaggio a fluido), ma anche con un vero e proprio punto di riferimento della categoria: il superbo Kodak-Creo IQSmart3, uno scanner professionale capace di 5500 DPI su formato A3 dal prezzo di alcune decine di migliaia di euro. Ringraziamo la Digital Fidelity Imaging per averci assistito in questa comparazione, mettendoci a disposizione il proprio scanner, tempo e competenza. Anche in questo caso, é stato effettuato un montaggio a fluido.


Passiamo alle immagini: primo particolare




A questo livello di ingrandimento, l'Epson V700 mostra qualche difficoltà: i particolari non sono perfettamente definiti e le ombre risultano meno leggibili rispetto ai concorrenti.

L'IQSmart3 in particolare mostra tutta la sua superiorità: bilanciamento cromatico perfetto, ottima resa dei dettagli, ombre che rendono praticamente come all'osservazione diretta sul tavolo luminoso.

Vediamo un altro particolare:




Ritroviamo la stessa scaletta: un'occhiata al tappeto e al lampione conferma il distacco tra i tre concorrenti.

Particolarmente impressionante la capacità dell'IQSmart3 di mantenere la saturazione cromatica nelle ombre, come si vede da quest'ultimo confronto:




Queste immagini senz'altro confermano che dietro gli esorbitanti costi delle apparecchiature professionali ci sono prestazioni straordinarie (tra l'altro l'IQSmart3 aveva ancora parecchio da offrire, arrivando all'occorrenza a 5500 DPI); tuttavia il piccolo Epson é lì a dimostrare che con 500 euro si possono ottenere scansioni di tutto rispetto, purché non si esageri con gli ingrandimenti.




Sintesi e conclusioni


La scansione é spesso l'anello debole della catena che porta dallo scatto su pellicola alla stampa digitale.


Mentre gli utenti del formato 35mm hanno avuto a disposizione prodotti di buone prestazioni a prezzi competitivi (pensiamo ai vari filmscanner Minolta, Canon e Nikon), gli amanti dei formati superiori si sono sempre trovati di fronte ad un mercato diviso in due: da una parte economici scanner piani di modesta qualità (buoni per il web o per piccole stampe) e dall'altra modelli professionali di costo molto elevato.

L'Epson V700 Photo, ultimo rampollo di una lunga dinastia di scanner piani economici ma "volenterosi", introduce diversi elementi evolutivi: il doppio obiettivo, i portapellicola regolabili in altezza, un nuovo sensore CCD con elevate prestazioni nominali.


Il marketing Epson sembra suggerire che questo prodotto, che costa circa 500 euro, possa sfoggiare prestazioni equivalenti a quelle di scanner professionali dal costo varie volte superiore.


Le prove qualitative e quantitative cui abbiamo sottoposto il V700 ridimensionano queste aspettative rispetto ai numeri sbandierati sulla scatola, tuttavia ci descrivono uno scanner che, ad un prezzo molto contenuto, può regalare grandi soddisfazioni specialmente ai fotografi che lavorano con rulli 120 o lastre grande formato: in particolar modo se si acquista un software di scansione più versatile e completo, come Vuescan.

In effetti, l'Epson V700 Photo si é ben difeso contro filmscanner dedicati quali il Minolta ScanElite 5400 e il Microtek 120TF fino a 8-9 ingrandimenti (ovvero fino a circa 3200 DPI), ammettendo di dedicare una certa cura alla fase di scansione e sfruttando la regolazione in altezza dei portapellicola (per la ricerca del fuoco ottimale): risultato senz'altro apprezzabile, tantopiù che il V700 arriva a coprire formati ben più grandi dei due citati filmscanner.

Avere la possibilità di ingrandire 8-9 volte una lastra 10x12 cm significa poter produrre stampe decisamente "importanti", con una qualità finora impossibile per l'utente privato; analogamente, un fotogramma 645 scansionato con cura sul V700 può fornire stampe formato A2 con qualità soddisfacente per molte applicazioni.


Quando si cercano ingrandimenti significativi però, emerge il problema della planeità della pellicola.

Uno dei vantaggi degli scanner piani é la profondità di campo abbastanza estesa, che nasconde parte della curvatura della pellicola; un altro vantaggio é la relativa facilità con cui si possono implementare soluzioni di montaggio a fluido, che garantiscono una perfetta planeità della pellicola oltre ad altri vantaggi.

A questo proposito abbiamo testato i prodotti della BetterScanning (portapellicole speciali con vetro rimovibile) e della ScanScience (fluido speciale Lumina ed altri accessori), ottenendo buone prestazioni e ragionevole praticità d'uso.



Pro:




Contro:




Nel complesso, l'Epson V700 Photo si presenta come uno dei migliori scanner sul mercato come rapporto prezzo/prestazioni: senz'altro consigliato per chi deve scansionare lastre Grande Formato, può essere una scelta valida anche per digitalizzare rulli 120 e, limitatamente ai formati di stampa minori, 35mm.

Ora attendiamo al varco il Microtek ArtixScan M1, diretto concorrente più volte annunciato ma non ancora reperibile sul mercato... rimanete sintonizzati!