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Re: Condominio

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10/1/2010 10:42
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Non mi riesce di capire una ragione al mondo per cui dovresti archiviare delle foto con proporzioni finali scelte ex ante... è uno scatto digitale, no?

Non sono mica diapositive da proiettare (in cui i telaini esistono solo con proporzioni pre-definite).
Ma pure lì... quante diapositive 6x6 ho scattato, in cui la situazione suggeriva un taglio 4,5x6 altrimenti avrei inerito in compo anche un elemento che per me veramente disturbava tutto? Scattavo centrando mentalmente il mio 4,5x6 (orizzontale o verticale che fosse) in modo da massimizzare la qualità ottica, e poi usavo due formati di telaietti GEPE: il 56x56 utile e il 45x56 utile (che potevo orientare ovviamente orizzontale e verticale).

Potevi nel caso di specie avendo l'opzione 3:2 nell'inquadratura "scegliere" i limiti in alto e in basso (la punta dell'edicola smozzicata di poco 'n'ze po' guardà), sapendo da subito che avrai un fotogramma da "ritagliare" rispetto al solo lato lungo.

Torni a casa, guardi gli scatti, e dopo aperti scatto per scatto fai SOLO un ritaglio nel senso della lunghezza (i tools ti permettono anche di far scorrere sulla foto il riquadro rappresentante il ritaglio).

Dopodiché salvi.

Non avrai foto con proporzioni uniformi. Embé? Che te ne importa? Se fossero destinate alla stampa, e un per dire 30x40 dovesse diventare 30x38,5 o 27x40... usi un lato pieno e dopo puoi usare la taglierina.
Se alla proiezione, il proiettore digitale si adegua.
Se alla pubblicazione editoriale, per l'impaginatore è normalissimo inserire immagini con proporzioni non uniformi.

E se per caso per inquadrare tutta l'edicola (con quel capello d' "aria" intorno verso i margini, l'occhio è MOLTO disturbato dalle cose che arrivano proprio a confine) avressi incluso un pezzetto indecifrabile di davanzale bianco della finestra dopo... bé, solo quello lo cloni via digitalmente. Non è etico? Mica stai facendo sparire una persona, solo una macchietta bianca non visivamente leggibile.

In una foto bellissimissima che avessi visto e realizzato a Roma nei vicoli con una luce radente plastica di quelle che non ti ricapitano, si potrebbe considerare "non etico" clonare via solo la linguetta di apertura di una lattina di birra ripresa senza avvedersene su un singolo sampietrino (nel caso sia decifrabile e non una macchietta indistinta)?
Penso di no.

Altro sarebbe far sparire un segnale stradale, un'auto o un affissione a manifesto strappata (nella fotografia pubblicitaria negli scatti fuori studio è il pane quotidiano... ma la foto pubblicitaria è quasi un rendering di un'idea, conta solo l'efficacia del messaggio e la verità non è target, non è reportage). Quello sì, è dal punto di vista del fotoamatore evoluto "barare".

Io in pellicola (essenzialmente dia quando nei panni del fotoamatore) pur di non "barare" ma eliminare il difetto, se l'unica cosa fra i piedi era un cassonetto della spazzatura, andavo lì, prendevo il cassonetto, lo spingevo sulle ruote fin dietro l'angolo del primo vicolo, facevo la foto e poi lo rimettevo a posto...

Inviato: Oggi alle 10:57
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Re: Kodak TMax 400 vs Rollei 400S

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Sì, in realtà le due postate mi sembrano immagini negative dal dettaglio dei motori dei climatizzatori.

Possono sembrare, se non le si "cerca" nelle immagini sopra,
finestre con grate aperte o cose simili.

Ma in quella fatta con la T-Max in effetti si intravvede comunque molto meglio un pattern orizzontale che potrebbero essere lamelle di uno scambiatore di calore, o di una seconda griglia a maglie più fini, non so - ma la sensazione di maggior risolvenza c'è tutta.

L'aspetto su scala microscopica comunque è molto diverso, a momenti non sembrano quasi pellicole adatte a un confronto diretto se non fosse che ambedue hanno il numero "400" nel nome.

Inviato: Ieri alle 12:36

Modificato da VRicciardi su 17/11/2025 12:55:45
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Re: Venetian lights

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La foto è oggettivamente bellissima sotto tutti i punti di vista, nessuno escluso.
Compresa la scelta consapevole e ragionata di regolazione della scala tonale.
E' una foto "vera", che nulla lascia al facile compiacimento oleografico della Venezia insopportabile che guardano frettolosamente - senza riuscire a vedere nulla davvero - i turisti.
Bravo bravo. Ma veramente, senza piaggeria.

Inviato: Ieri alle 10:09
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Re: Condominio

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L'idea e il colpo d'occhio da cui titolo mi piacciono molto, lo scatto specifico è appena troppo "stretto" (non avrei tagliato margini dell'edicola sacra, e avrei preso sino alla fine della saracinesca la sede sindacale) e, a gusto mio, un po' troppo saturo e contrastato.

Disturba un po' lo scarto tra la "storica" stonalizzazione del tono rossicicio dell'edificio, verniciato con tinte a calce, col grigio troppo uniforme perfetto e privo di texture percepibile della fascia grigia in basso.

Se lo scatto è digitale, avrei cercato di farvi uscire qualcosa (ovviamente non è colpa tua se è appena rifatto e troppo "pulito").

Inviato: Ieri alle 10:05
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Re: Tatsuo Suzuki

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Molto sinteticamente scrivo poche righe di getto impedendomi volutamente di raffinare i pensieri, rielaborarli.

Approfitto del fatto che non conoscevo costui, quindi non ne ho impressioni pre-concette.

Mediamente mi colpisce il fatto che nella maggior parte delle foto, quando documentano "miserie umane" (disagio, solitudine individuale, il "logorio della vita moderna" (cfr. pubblicità anni '60 del Cynar con Ernesto Calindri), clochard etc) mediamente, con qualche eccezione, non percepisco empatia.

IL BN volutamente troppo contrastato ex post non rileva: gli stessi scatti potrebbero essere postprodotti (mi pare che scatti in digitale, forse nel video ha in mano una Ricoh GR ma non son sicuro) in un modo un po' meno modaiolo e con una scala tonale più estesa e graduata.

Ma se andate a rivedervi le foto di Dorothea Lange nelle terre della Grande Depressione post '29 (aggravata dalle tempeste di polvere siccità etc) percepite che la Lange si sente profondamente vicina alla sofferenza di quella che, fotografata diversamente, è anch'essa un'umanità connotata di dolore, ansia per il futuro, azzeramento dei sogni e abbrutimento dei pensieri concentrati solo sulla sopravvivenza ( unprimum vivere deinde philosophari forzato, non scelto).

Alla Lange quello che documenta provoca coinvolgimento personale, sincero dispiacere, senti guardando le sue foto che vorrebbe fare qualcosa per migliorare la condizione di chi sta fotografando, e che non trova alto modo che non quello di rappresentarlo crudamente per denunciare qualcosa che non dovrebbe essere così.

Anche in Bresson, che pure a volte documenta un'umanità occasionalmente buffa e bizzarra, se non autoreferenziale, si percepisce una personale simpatia. Una forma di calore. Eppure c'era chi lo accusava di essere un algido collezionista di farfalle, e che i suoi singoli tipi umani ripresi nelle varie metropoli... singolarmente fossero simbolicamente infilati con uno spillino in ordinate scatole entomologiche.

Don McCullin smise addirittura di fare reportage di guerra oppresso in modo insopportabile dall'idea che la sua rappresentazione nulla potesse per aumentare la coscienza collettiva dell'assurdità delle guerre.
si è dato al paesaggio, a qualche ritratto e alle nature morte. Non ha retto il peso di ciò che ha visto.

'Sto giapponese invece mi pare che... non gliene frega niente. Lo sento coinvolto non più di un tassidermista. O di un ricercatore biologo che da un batiscafo filmasse nitidamente una piccola medusa delle alte profondità che agguanta un minuscolo crostaceo di quelli che costituiscono il krill. O un platelminta che si mangia un paramecio al microscopio. E' l'istante della fine della vita del similgamberetto o del paramecio... avete visto mai un microscopista restare debolmente intristito per un po' perché ha assistito alla fine violenta di un paramecio? O porsi il problema se quel minuscolo crostaceo brutto e pieno di zampette potesse provare dolore fisico per via dei tentacoli ultraurticanti della medusa?

Ecco, questa è la sensazione che GLOBALMENTE mi ha dato, perciò non mi è simpatico.
Sympatheia "con affezione, sofferenza, coinvolgimento".
Vedete... diciamo che con me raccoglie ciò che semina.

Incidentalmente, qui e lì ALCUNE foto sono molto belle.
E vedi caso, non v'è (in senso metaforica) la donna barbuta, il nano gobbo, i gemelli siamesi, il serpente con due teste e il superciccione da 250 kg ...

Inviato: 15/11 20:23
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Re: Pudore

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Molto carina. Stampabile forse ancora meglio.

Inviato: 25/5 14:54
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Re: Majella Madre - Giulio Speranza

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Buongiorno a te, seguo abbastanza regolarmente, ma è tanto che non posto!

Questo thread che hai aperto mi indica senza ombra di dubbio che è in questa sezione che debbo postare (lo anticipo qui, poi apro un thread apposito che è più visibile):

E' iniziata la campagna kickstarter per il terzo volume, che dovrebbe concludere la trilogia:

Le mie montagne - una storia del Velino-Sirente

- stavolta TUTTO in 8" x 10" - .

Qui c'è una sua home page dedicata

https://www.giuliosperanza.com/le-mie-montagne.html

e questo il link alla campagna di crowdfunding

https://www.kickstarter.com/projects/giuliosperanza/le-mie-montagne

Inviato: 19/5 17:26
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Buone novità per gli utilizzatori di formati superiori al 135

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Inviato: 30/1/2019 20:39
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Re: Fuji Pro 160 NS.

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Fer, purtroppo questa è una profezia autoavverante.

I laboratori rimasti hanno un giro di lavoro tale, che la stabilità di lavorazione è peggiorata tantissimo. Io nel lavoro son passato al "solo digitale" quando ho visto un secco calo della costanza e qualità degli sviluppi E6 in uno dei laboratori "storici" di Roma, a via della Bufalotta, dal quale GIAMMAI mi sarei aspettato di veder consegnare un lavoro del livello dei laboratorietti low cost che facevano l'E6 a 3200 lire.

Il percorso ibrido C41 o E6- scansione - stampa digitale magari con plotter inkjet sofisticato rende, se ci pensi, meno coerente e razionale la filiera in modo sostanziale.

Temo che ci si debba accontentare, per il futuro, dell'idea di un BN che resista gagliardamente anche perché per fortuna un po' di mercato il fine art argentico l'ha, e fa parte dell' "unicità dell'opera fotografica" (in teoria grossolano ossimoro) l'idea della stampa ottica con mascherature, che ovviamente non usciranno MAI uguali a se stesse copia dopo copia.

Se è vero che Kodak per via delle aumentate richieste ha rimesso in produzione un Ekta qualechesia, forse l'E6 potrebbe avere ancora qualche futuro. Ma il C41 può sopravvivere su scala mondiale solo sino a quando l'immensa quantità di cinema in India non si saranno convertiti anch'essi alla videoproiezione dei film, poi basta.

Io se fra vent'anni fossero ancora disponibile ancora pellicola, sviluppi e carta sensibile per il BN ci metterei proprio la firma.Ma a naso, penso di si.

Inviato: 25/3/2018 18:07
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Re: Ci ha lasciato il grande FOLCO QUILICI

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Ho ritrovato un ritratto che gli feci molti anni fa, direi attorno al 2007-8. Forse pure un anno prima, ma certo non dopo.
Me lo chiese il direttore di Archeologia Viva perché serviva per la IV di copertina di un DVD con L'impero di marmo, che era allegato alla rivista.
Ne ho ritrovato e scansionato la locandina (ne avevo sorprendentemente da qualche parte una...).
Sicuramente Provia 100F, direi Pentax MX coll'85/2 M. Rammento che gli feci mettere un'incerata gialla tipo "sto sul ponte della nave oceanografica in Artide" e poi lo feci mettere di fronte ad una zona molto in ombra del giardino di casa sua, per giocare col contrasto fra lui illuminato lateralmente da una lama di sole ancora basso e lo sfondo scuretto (sottoesponendo un po' per chiuderlo ancora) per tentare una luce un po' caravaggesca.
Si, lo so, l'ho reso un po' alla "Indiana Jones con la macchina fotografica in mano", ma non è una mistificazione, perché lui in fin dei conti ha fortissimamente voluto, ed è riuscito con tenacia a vivere, proprio come "Indiana Jones con la macchina fotografica in mano".

Allega:



jpg  ©V.Ricciardi-Folco Quilici-RID .jpg (156.12 KB)
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Inviato: 1/3/2018 9:05
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Ci ha lasciato il grande FOLCO QUILICI

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Pian piano, come è inevitabile, una gagliarda generazione che si è fatta seriamente da sé ed ha ottenuto dei risultati di grande rilievo senza l'ausilio sedativo e demotivante della "facilità" se ne va... è la natura delle cose.

Quilici ha portato avanti e di molto lo stile ed il contenuto dei documentari geografici, antropologici, naturalistici, ha praticamente inventato il documentario subacqueo, ed ha tracciato uno stile personale e innovativo anche in fotografia.

Garbatissima e coltissima persona con cui avevo potuto discorrere decine di volte - la prima volta ero ancora un ragazzo, su un treno Bologna-Roma - ha lasciato veramente una traccia nello stile e nella tecnica dei documentari a sfondo geografico, culturale, antropologico, naturalistico. Era rimasto orfano a soli 11 anni, perché suo padre, giornalista, era sull'aereo pilotato da Italo Balbo che (forse) fu (fatto) abbattere sui cieli di Tobruk "scambiandolo per un velivolo nemico".
Mi raccontò che la sua prima cinepresa 16 mm, ovviamente strausata, se la comprò mettendo da parte i soldi che riusciva a risparmiare... bigiando il biglietto sui tram della Capitale, era ancora un ragazzotto. Sarebbe bastata una multa di un controllore per rinviare di mesi l'inizio della sua storia cinematografica.
I primi, veri, film e documentari subacquei con una finalità di alta divulgazione ed una regia coerente sono stati i suoi. Prima di lui, c'erano le riprese pionieristiche degli apripista, certo degli eroi a modo loro, ma non c'era una capacità narrativa come quella che dimostrò.

In tempi in cui una custodia come la Rollei Marine era ancor da venire, fantascienza per pochi visionari, si era ingegnato per portarsi scafandrato sott'acqua quasi qualunque cosa, con degli accrocchi improbabili che sembravano all'inizio macchine fantastiche di Mordillo.
Sesto Continente richiese qualcosa come 10.000 ore di immersioni fra lui ed altri grandi come l'immenso Raimondo Bucher, che ha praticamente fondato l'immersione subacquea con autorespiratore e contribuito a concepire tutto quel che conosciamo ed uutilizziamo oggi, e oltre i 90 anni ancora si immergeva in aria compressa ...e nonostante tutto quel che ha vissuto e rischiato arrivò a 96 anni, o il grandissimo Bruno Vailati, più grande di lui di 11 anni e che ci ha lasciato nel '90. Il primo a colori, in 16 mm, bellissimo, con difficoltà logistiche nelle riprese inconcepibili in anni in cui le biciclette devono pedalare da sole e noi quasi far solo finta, l'autoscatto dev'essere gestibile via Wi-Fi e l'autofocus deve saper intuire se la folaga virerà a destra o sinistra, se no minacciamo minimo di riprendere a fare la pipì a letto.

Era anche un valido fotografo, con uno stile giornalistico ma efficace, forse un po' condizionato dal gusto del NG ma personale; autore di innumerevoli libri con illustrazioni bellissime - incidentalmente, a parte la SWC da cui non si staccava mai sul medio formato aveva finito per preferire la Pentax 6x7 per la qualità delle sue dia nell'editoria di elevate pretese, ma solo quando il bagaglio lo permetteva (la Hassy V ingombrava e pesava meno). Sul 35 mm quando era arrivata con le sue belle ottiche amava più delle macchinose F2 la RTS prima generazione (quella che... funzionava). Quando poteva privilegiava l'uso della Kodachrome 64, combattendo corpo a corpo con la sua dinamica compressa, perché si era reso presto conto che era stabile nel tempo, a differenza delle pellicole E6 che tendevano chi più chi meno a virare verso il magenta. Un fotografo che conoscevo, L. Zerboni, per lui riprodusse in 6x6 a Roma con la Mamiya C330 e il 65 migliaia di foto stampate. Lasciò all'Archivio Alinari quasi un milione di immagini quando si rese conto che non avrebbe avuto le forze per scattarne altre.

Ti-Koyo ed il suo pescecane fu il film che da bambino mi fece scoprire i Mari del Sud, e l'idea astratta di fuggire in un mondo semplice, naturale e lontano dalle nostre miserie, quella fuga positiva che poi non si verifica mai, anche se qualcuno ...dentro di sé ci riesce. Fu in fondo abbastanza colpa sua se iniziai molto presto a cercar metodicamente di portarmi la mia prima SP1000 nei posti più strani, in cima a scogli alti su cui nessuno aveva interesse apparentemente ad arrampicarsi, poi su vulcani in piena eruzione o appena quiescenti e ancor superficialmente caldissimi.

Penso di dovergli in fondo davvero qualcosa sul piano della formazione... lui, Richard Attemborough, Piero Angela, Ansel Adams, Bertrand Russell, quattro dei miei professori alla Sapienza son stati parte strutturale di quel che ho indegnamente cercato di diventare, un work in progress sempre sistematicamente in ritardo sulla vita che non so a che livello - almeno di coscienza - sarà arrivato a consuntivo.
Mio padre lo ha anticipato di quasi tre mesi giusti, va a sapere, vigliaccamente mi piace pensare che magari si conosceranno e si faranno qualche lunga chiacchierata, eran coetanei.

Inviato: 24/2/2018 23:00
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Re: Ripresa in mano la medio formato a pellicola.

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Fer ha scritto:
i miei capolavori li ho già consegnati alla posterità!


Tutti a pensare ai posteri... io questa cosa non la capisco.

In fin dei conti, cosa hanno mai fatto i posteri per noi?

Inviato: 8/2/2018 19:17
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Re: Vecchio banco ottico cercasi come oggetto di scena

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Non si capisce - o meglio non lo capisco io confrontando titolo e testo - se ti serve un banco ottico (quindi una cosa, al tempo, di legno a lastre almeno 13x18 minimo minimo) o un apparecchio a soffietto primi '900.

Inviato: 13/9/2017 19:09
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Interessante commento su foto salvataggio neonato ISCHIA

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Nei giorni più caldi e oziosi di agosto normale che sui quotidiani, specie online, venga dato spazio alle peggiori baggianate.

Ma l'analisi (finalmente, colta) di questo commentatore su una bellissima foto dell'altro ieri notte a mio avviso non è ferragostana ma ragionata.

http://napoli.repubblica.it/cronaca/2 ... PLF-BH-I0-C8-P3-S5.2-T1#1

Inviato: 23/8/2017 17:24
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Re: Forse Nikon si sveglia...

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Ma anche no...

" UPDATE: Seems like Anankhepi and Angry Photographers speculation was wrong. The D850 is more likely to use a classic optical viewfinder only. "

Inviato: 30/7/2017 18:41
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Re: Una 8x10" subacquea (fatta in casa)!

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C'è da dire che le prime fotografi e subacquee furono fatte con banchi ottici scafandrati, su tripode zavorrato e senza flash di sorta (poi si tentò anche l'uso dei lampi al magnesio sotto campana di vetro).

In verità penso che la definizione ottenibile sott'acqua renda sostanzialmente priva di utilità una fotocamera che superi ciò che oggi si raggiunge con un digitale APS/C se non 4/3.

Mi sembra un esercizio tecnologico affascinante quanto poco pratico ed efficace nell'utilizzo in rapporto all'ambaradan messo su per realizzarla.

Se però l'unicità della foto grande formato subacquea trova amatori disposti a pagare a caro prezzo le foto ottenute con tale particolare arnese, beh, chi l'ha pensata e faticosamente realizzata ha fatto bene a farla.

NB/ E' stata già venduta.

Inviato: 25/7/2017 11:29
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Re: Canon: non capisco e non mi adeguo

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E' spettacolare, mi veniva la ridarella. La preoccupazione poi per i lazzi e gli sfottò di alcuni leoni da forum è fantastica.

Comunque, FranzX, fermo restando che trovo ovvio che tu debba restare in ambiente Canon (e ci mancherebbe), entra in un negozio ben fornito, fatti dare in mano una K1, o se non ce l'hanno una D810 (che però costa molto di più della 6DMkII) giocaci un po' e vedi se QUELLA Canon la trovi proponibile a quel prezzo.

Inviato: 2/7/2017 16:02
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Re: Canon: non capisco e non mi adeguo

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FranzX, tieni presente però che la qualità costruttiva, se è del livello di quella della precedente 6D, è fotoamatoriale e di livello delle due anche bassino.

Nulla a che vedere fra come si percepisce anche tattilmente la costruzione "fisica" di una 5DMkII o MkIII, per dire, e la 6D.

Cosa successa anche col "carroarmato" Nikon D700, al confronto della quale prendere in mano una D750 e aver l'istinto di verificare non si tratti di un mockup da vetrina è tutt'uno.

Non parlo di peso, naturalmente. Parlo di materiali, di compliance dei comandi, di giochi fisici di tasti e ghiere, di finitura, di percezione della precisione di montaggio. Secondo me per più di 2000 euro (il livello di una Pentax K1 in acciaio inox e magnesio completamente tropicalizzata) si deve cominciare ad essere esigenti.

Inviato: 2/7/2017 1:00
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Re: cercasi obiettivo con elevato potere risolvente low-price

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La serie del Torio però prevede a seconda delle sue varie fasi come prodotti di decadimento particelle Alfa o beta (in un caso, nella fase di Torio C o Bismuto 212, ambedue associate).

A quali isotopi specifici ti riferisci?

NB/ Io non ho minimizzato, solo fatto misure su alcune ottiche che ho. Interponendo, o meno, materiali di diversa natura per valutarne l'efficacia.

PS/ Se lo strumento del nostro amico misura un'ottica che è contenuta in una scatola di lamiera (di solito da almeno 6/10 di mm) di ferro, eccome se quelli son raggi Gamma.
Che sono altro tipo di bestiaccia, in grado di generare altri livelli di preoccupazione quanto ad effetto ionizzante sul DNA dei viventi...

Inviato: 26/6/2017 21:04
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Re: Canon EOS 5DS R

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Se lei ha comprato un parallelepipedo nero schiacciato grande "circa 12 cm" per "minimo 17,3 o poco più" con attacco (maschio) per la fotocamera Canon EOS (bocchettone femmina) e se questo si infila al posto di uno chassis, in se e per sé serve solo ad avere un sensore grande al massimo 24x36 mm, dietro un banco ottico 4 per 5 pollici.

Presumo anche che l'attacco sia al centro di quel parallelepipedo.

Ora, puntando un qualche cosa col banco ottico, montandoci davanti un'ottica che copre, ossia produce un certo "cerchio immagine" (quello di un ottica 6x6, o per 6x9, o 4X5") se il banco davanti resta fisso, l'obiettivo aperto su posa "T" non si muove, e lei dopo aver messo a fuoco bene scatta con la reflex attaccata dietro varie foto spostando su un piano verticale solo la standarta posteriore (cui è attaccato il suo adattatore), in sostanza si che può produrre le foto di base per realizzare uno stitching: perché sta esplorando una UNICA immagine prodotta da un ottica, con vari scatti ognuno dei quali ne riprende un pezzettino.

Ed otterrà, ovviamente, un file grandissimo perché una volta "giuntato" col software (cosa che io non ho mai fatto e che dovrei imparare a fare esattamente come chiunque altro, semplicemente perché gli ultimi stitching mi son stati richiesti al tempo della pellicola) il file finale conterrà sostanzialmente somma dei Megapixels di informazione di tutti gli scatti.

La cosa però è di molto scomodissima assai, perché non è così banale spostare ogni volta di un tot sopra, sotto, a destra, a sinistra la standarta posteriore di un banco ottico senza spostare nulla. E ogni movimento verticale dev'essere di MENO di 24 mm, quelli orizzontali di MENO di 36 mm, perché ci dev'essere sovrapposizione parziale fra gli scatti. Ci vuole una folding o - molto meglio - un banco ottico monorail meccanicamente di gran classe.

Ma mi resta un dubbio.

Perché lei insiste sulla possibilità di ottenere foto da moltissimi megapixels?

Ho provato velocemente a guardare (troppo velocemente, lo confesso, poi è caduta la connessione dove mi trovavo) qualche scatto sul suo sito che ha messo in firma, e non mi sembra un genere fotografico che richieda smodate quantità di informazione numerica - fermo restando che più nitido e dettagliato a volte è più gradevole di una cosa che ingrandita un po' si dissolve troppo presto nel caos di quadrettini indistinti.

Sa a cosa serve uno stitching molto grande e pesante? Se lei vuole mettere in Rete per gli stusiosi, che ne so, una megafoto dei mosaici di Piazza Armerina ottenuta con infinita pazienza facendo stitching di molte immagini scattate in condizioni stracontrollate (uniformità di esposizione, cavalletti o tralicci sospesi granitici, ottiche ad altissima risolvenza e con distorsione trascurabile, niente vibrazioni, traslazione di una foto rispetto all'altra misurata con grande precisione, un tot per cento di sovrapposizione fra una foto e l'altra per garantire "giunte" perfette e invisibili, etc etc etc).

Alla fine per chi ne ha bisogno, si può avere una foto "navigabile" grandissima, tale che visualizzandola al 100% per vederla tutta si scorre col mouse o con le freccette piano piano sulla foto osservandone al monitor ogni volta solo un pezzettino.
E' un'applicazione pratica da fotografia scientifica. Si fa, faticosamente, quando ce n'è ragione.
Ad esempio la NASA al rover Curiosity, su Marte, in certi punti del suo percorso ha ordinato di fermarsi e di eseguire con infinita pazienza delle panoramiche fatte di tanti scatti, che montate in stitching producevano foto moooolto orizzontali "navigabili" con una esperienza immersiva preziosa per geologi, geomorfologi, petrografi, vulcanologi, sedimentologi che potevano essere aiutati nei loro ragionamenti volti a ricostruire il passato di quel pianeta un tempo certamente tanto più simile al nostro.

Ma per fare fotografie che sono una raffinata ricerca estetica, concettuale, etc non mi riesce di vedere l'utilità di avere a che fare con immagini da gestire di dimensioni abominevoli.

Già i circa 200 Mb del RAW che produce una Pentax K1 quando si utilizza il pixel shifting mi sembrano opzione da considerare assolutamente non standard...

Inviato: 19/6/2017 10:33
...io non vorrei mai far parte di un club che accettasse uno come me come socio... (Groucho Marx)
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