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Fotografia artistica e riproducibilità
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Mxa ha scritto:
Nel business del fine-art il problema non sono i costi del prodotto finale ma i fotografi, che vivono ancora di un modello (negativo-positivo, copie multiple) che ha fatto alla fotografia artistica solo del male. E pensare che con il Dagherrotipo eravamo pure partiti bene.... benissimo il passaggio al negativo-positivo per tutte le esigenze commerciali (ed infatti cosi' era iniziato, per le foto di pupi da un lato e peli pubici dall'altro), ma il fine-art non avrebbe mai dovuto adottarlo, ci ha trasformati in artisti del ciclostile. Grave errore.


Prendo spunto da questa frase tratta da un post di Mxa
http://www.effeunoequattro.net/htdocs ... id=121534#forumpost121534
per intavolare una discussione che verte sulla fotografia artistica ed i suoi connotati ed attributi.
Voglio caldamente premettere che quanto vado a dire è una mia personale convinzione. Non pretende di essere una verità incontestabile e non vuole assolutamente asserire che quanto fanno e pensano altri sia erroneo o non corretto. Ci tengo che questo sia ben chiaro, visto che è purtroppo facile essere fraintesi scrivendo su un forum e non parlando a quattrrocchi. Mi scuso anticipatamente con Mxa per averlo tirato in ballo usando un suo pensiero come incipit di questo mio post. Mi era semplicemente utile la sua frase per aprire la discussione.

A mio avviso non sono accomunabili pittura e fotografia. Non sono confrontabili dal lato della riproducibilità. Io trovo un connotato proprio ed imprescindibile della fotografia il suo essere non fautrice di pezzi unici. Si, è vero, se torniamo indietro al Dagherottipo parliamo di unicità; ma la fotografia non è il dagherottipo. La fotografia è cambiata. Si, è vero, il cambiamento che l’ha portata ad essere un mezzo capace di riproducibilità infinita di pezzi identici è frutto della massificazione industriale. Ma cosi’ è stato e cosi é. Se oggi parlo di fotografia non penso (e comunque non rientra nei primi posti) a talune tecniche antiche. La pittura è altro. Pittura e fotografia sono cose diverse. Da una parte vi è comunque uno strumento atto a produrre il risultato; non importa di che tipo o fattura: senza di esso non si ottiene nulla. Trovo quindi che un connotato che “è fotografia” è il suo non essere esemplare unico. Se fosse unico vorrebbe dire che con il termine “artistico” ci si riferisce solamente ad alcune forme escludendo tutte le altre. Io trovo che fotografia sia più vicino a un rotolino 35 mm che ad un dagherottipo o quant’altro si voglia tirare in ballo. Per questo dissento da un’asserzione che definisce il negativo-positivo e la sua riproducibilità come fautore del male alla fotografia in ambito artistico; o definizioni quali “artisti del ciclostile”. A differenziare la fotografia commerciale da quella artistica, a mio avviso, non è sufficiente parlare di tecniche e supporti. Quanto è diverso è il percorso. Indipendentemente dalla non riproducibilità del mezzo. Il percorso, la ricerca, la filosofia, la concettualità: questi elementi hanno in sé l’unicità. Il risultato fotografico non ha in sé l’unicità. Perdonate la provocazione: i Promessi Sposi del Manzoni sono un’opera artistica? Lo è solamente il manoscritto originale del Manzoni? L’invenzione della stampa ha fatto alla poesia e alla letteratura solo del male?

Marco

Inviato: 20/4/2015 15:35
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità

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Il mondo dell'arte vive di pezzi unici o di tirature limitate. Quanto vale una foto se ne girano milioni di copie? zero. La fotografia professionale è una cosa quella del mondo dell'arte è altra. il discorso di Mxa non fa una piega, ma anche quello di Pamar perchè a mio parere sono due punti di vista su due mondi diversi. Poi per aprofondire si rilegge Benjamin che ha scritto su queste cose 80 anni fa...

Inviato: 20/4/2015 21:28
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità
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Vero. Il mondo dell’arte vive di pezzi unici e tirature limitate. Corretto distinguere fra fotografia professionale e fotografia artistica. Il mio discorso si riferiva alla fotografia artistica. Si tratta comunque di fotografia. Il mezzo è identico sebbene i due ambiti siano fondamentalmente diversi. A mio avviso non è fondamentale tale distinzione per dividere i due ambiti. Il mezzo è unico. Quanto rende indipendenti le due forme (per me) è da ricercare nel percorso, la ricerca, le implicazioni filosofiche/concettuali che sono alla base di un’opera artistica. Vero è che la fotografia è nata come pezzo unico ed irriproducibile; ma per me da anni non è questo.
Poi è verissimo che l’ambito artistico è in fondo un mercato. Stampare un’opera in tiratura limitata di 3 pezzi non è poi diverso dal produrre un pezzo unico (commercialmente parlando). Questo è quanto vuole il mondo commerciale artistico. Quanto io vado ad asserire è che il concetto stesso di fotografia non ha fra i suoi connotati di base quello dell’unicità.

Marco

Inviato: 21/4/2015 14:56
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità

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Certo che tra i suoi connotati non c'è quello dell'unicità, e questo già lo sottolineava Benjamin dicendo che la mancanza dell'originale faceva perdere l'aura appunto caratteristica intrinseca all'opera originale ed unica. Oggi che la riproducibilità tecnica è stata sostituita dall'immateriale diffusione digitale il problema è ancora più ampio. E allora a mio parere è ancora più ovvio che l'artista si rivolga a stampe al platino, foto diretta su carta, inkjet su carte cotone, tirature limitate ecc.. cioè tutti quei processi che valorizzano l'aspetto manuale o di unicità appunto che la semplice fotografia ha perso. Non ho mai sentito infatti di artisti che vivono esponendo le loro immagini solo sulle pagine di qualunque social media... L'arte e la fotografia hanno ancora bisogno della stampa pregiata, del pezzo unico e di un muro a cui appendersi...

Inviato: 22/4/2015 9:06
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità

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Quello che mi sono sempre chiesto e' come mai il pittore o lo scultore si libera (a volte con fatica, certo) dei suoi pezzi per definizione unici (che oltretutto sono costati magari settimane di lavoro), mentre per un fotografo tagliare il negativo davanti al cliente a cui ha venduto la stampa e' inconcepibile.

La riproducibilita' non e' un qualificante primigenio della fotografia, ma un suo sviluppo posteriore dettato da motivazioni puramente commerciali. Ma quella non e' LA fotografia, e' UNA fotografia (di cibo, di camicette, di sposini, di sesso, di pupi, di paesaggi per le cartoline della pro-loco, dei poster, etc etc), con tutte le sue sacrosante motivazioni.

Poi pero' c'e' un'altra fotografia, quella creativa, quella della provocazione, quella delle sensazioni, quella dove c'e' un artista dietro alla macchina che cerca di comunicare qualcosa. Che ragione c'e' perche' il fotografo-artista debba produrre copie della stessa opera?

Tutto questo "mi tengo stretto il negativo o il file RAW cosi" fra 20 anni se c'e' richiesta posso fare un'altra piccola tiratura cambiando l'angolino in alto (esagero...)" mi fa soffrire. Mi suona molto poco di arte ma, quello che e' ancora più grave, ha come *unica* motivazione quella di poter cavalcare in 10, 20 anni i prezzi del mercato secondario, invece di lasciarlo solamente in mano ai mercanti. Questo significa anche che il fotografo si sente cosi' insicuro di se stesso che una volta che ha trovato lo scatto che tira vuole mungere la mucca a più non posso. Ma questo svilisce completamente la figura del fotografo-artista. Ed e' quello che il pubblico in una galleria percepisce DA SEMPRE. Quindi la fotografia come espressione artistica rimane sempre figlia di un dio minore.


Inviato: 22/4/2015 10:36
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità
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Ho letto con interesse i precedenti interventi. Provo a dire qualcosa.
Archifoto. Il fatto che oggi l’immaterialità del file abbia accentuato il problema dell’unicità rispetto a quanto avveniva col negativo, non mi vede d’accordo. Come non era fautore di pezzo unico il negativo cosi’ non lo è il file. Cambiamento di “quantità”? Forse si, ma non cambiamento del connotato centrale, ossia la non riproducibilità. Vorrei poi sgombrare il campo da equivoci: quanto avviene nel mercato artistico è cosa nota e di prassi. E’ chiaro che un pezzo unico o una tiratura limitata ha un mercato diverso rispetto ad una tiratura illimitata. Il punto non è questo. Capisco la cosa e capisco il perché delle tirature limitate. Quanto asserisco è che la limitatezza non la vedo una caratteristica peculiare della fotografia. Che poi il mercato o chi per esso la richieda è cosa indipendente.
Anche io prediligo una stampa fatta a regola d’arte su carte ricercate. Un fotografia “è una fotografia” finita quando viene impressa su un supporto. Vedere un file su uno schermo per me non basta. Questo però riguarda il come è presentata una fotografia, non cosa è una fotografia e quali caratteristiche ha o dovrebbe avere. Devo ammettere che non posso dire di conoscere le idee di Benjamin. Non ho difficoltà a dire che le mie idee sono vecchie di anni (e forse fossilizzate). E’ quanto penso. Tutto qui’.
Mxa. Leggendo le tue parole non posso dire di trovare il concetto di fondo erroneo o campato per aria. Sono fondamentalmente comprensibilissime. Alcune “sfumature” non mi vedono però d’accordo.
Che la fotografia è nata con l’unicità del pezzo è vero. Che si sia poi evoluta in maniera diversa spinta da motivazioni commerciali è vero. Quanto io sostengo (ossia che la non unicità è oggi una caratteristica della fotografia) si riferisce a quello che essa è oggi. Forse è anche vero che tale aspetto ha invaso ed inquinato e snaturato l’ambito artistico della fotografia. Non posso dire di no. Ma oggi così è. Se parlo di fotografia penso a tutto fuorché a talune tecniche antiche. Il tuo discorso circa la prassi odierna delle tirature limitate e sulla possibilità di cavalcare il mercato esiste. Ma questo esula dal discorso filosofico sulla unicità del mezzo e del prodotto. E’ legato invece all’ambito monetario e commerciale. E ‘vero. Qualcheduno potrebbe approfittare della possibilità di riprodurre tot volte a distanza di tempo un pezzo di successo per fare soldi. Ma analizziamo bene la cosa: un artista che produce pezzi unici non potrebbe fare la stessa cosa (anche se in modalità diversa)? Se io sono un pittore e sfondo sul mercato e ho un nome, chi dice che le mie produzioni siano “pensate” e non tutta una serie di opere “fotocopia” del pezzo che mi ha dato la fama? Non potrei forse (di fondo allo stesso modo di un’opera riproducibile) cavalcare il momento, senza avere più cose da dire e sfruttando un filone concettualmente esaurito solo per vivere di rendita? Questa è una cosa che è sempre esistita ed è legata indissolubilmente al mercato.
Quanto in sostanza mi rende diffidente sul mettere in prima linea, prima di tutto il resto, il tipo di mezzo utilizzato per produrre un’opera artistica è il voler dare ad esso una valenza preponderante al contenuto dell’opera stessa. Il voler attribuire al “supporto” un valore preminente rispetto a quella che realmente è l’idea che contiene. Sarebbe come assistere ad un dialogo fra due scultori, dove uno dice all’altro: “bella la tua scultura…ma hai usato il marmo. Vale poco e non è vera arte. Avresti dovuto usare il bronzo”.
Per concludere ribadisco che è vero che vi sono fotografie e fotografie. Il volere però escludere alcune tipologie in base al loro mezzo non mi piace molto. Per me una caratteristica che è fotografia è il suo non essere unica. Vero è che alcune tipologia hanno dalla loro l’unicità; ma il concetto stesso ed attuale di fotografia prevede il suo non essere pezzo unico. Limitante in ambito artistico? Forse lo é.

Marco

PS nessuno ha ribattuto alla provocazione della non unicità di un’opera letteraria…..

Inviato: 22/4/2015 12:32
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità

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L’unicità non è prerogativa della fotografia? Dipende tutto da chi le produce, si è già fatto l’esempio di artisti che realizzando un certo lavoro, stampano una sola o più copie, magari firmate e numerate. Se proprio si vuole avere la certezza di unicità…basta distruggere il file Raw o il negativo, no? Un altro metodo credo sia quello usato ad esempio da Gabor Ösz che ha utilizzato i bunker francesi della seconda guerra mondiale come camere oscure, esponendo direttamente su carta. O Ian Ruhter che utilizza come camera oscura un furgone…ed i vari Adam Fuss; Floris Neususs, Fabian Miller; Pierre Cordier; Susan Derges ecc. tutti artigiani della fotografia cui sovente non serve neanche una fotocamera per realizzare dei lavori unici ed irripetibili. Ma a questo punto qualcuno dirà: “ma si può fare arte…garantendo unicità, solo in camera oscura?” Per quel che mi riguarda se voglio fare qualcosa di davvero unico con il digitale, innanzitutto non prendo nota di ciò che faccio durante il processo produttivo (o workflow se preferite) e questo già limita fortemente l’eventuale riproducibilità, in seguito una volta stampato il file del formato che voglio, distruggo il Raw e in tal modo vi garantisco che per un lavoro durato settimane non è per niente facile ricostruirne tutto il flusso di lavoro, beninteso io non sono un artista e tantomeno vivo di quest’ultima e di fotografia, e forse mi posso permettere di ragionare in tal modo.

Riguardo le opere letterarie, credo che la questione sia un po’ diversa, i libri si scrivono per essere letti studiati ecc. la copia originale di uno scritto di Dante, ha un grande valore per i collezionisti non certo per il semplice fruitore dell’opera stessa, il fine delle opere letterarie va dalla formazione/istruzione al semplice diletto (Romanzi/poesie ecc.), nell’era moderna i processi di stampa hanno reso possibile una maggiore divulgazione delle suddette opere consentendo una scolarizzazione più diffusa. Dalle mie parti 50 anni fa c’era molto analfabetismo, che a quest’oggi è drasticamente ridotto, e questo grazie anche alla diffusione della cultura per mezzo dei libri. L’arte visuale espressa dalla pittura e dalla scultura nasceva per arredare i bei palazzi dei monarchi e dei signorotti dei tempi che furono, opere commissionate ed ovviamente uniche, per questo hanno un grande valore quest’oggi, proprio per la loro unicità, la letteratura (beninteso odierna) non può avere come fine l’unicità e la fotografia ne segue in qualche modo la scia, con le dovute eccezioni, come ho già detto sopra.

Inviato: 22/4/2015 12:42

Modificato da joe60 su 22/4/2015 13:30:18
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità

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Pamar non ho mai detto che il file sia unico ma esattamente il contrario...Sostieni che la fotografia ha tra le sue caratteristiche il non essere unica. E chi potrebbe sostenere il contrario? Leggi Benjamin "l'opera d'are nell'epoca della sua riprodicibilità tecnica" lo disse 80 anni fa ! Se non hai certe letture potresti anche sostenere di avere scoperto l'America!

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Re: Fotografia artistica e riproducibilità
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archifoto ha scritto:
Pamar dici che la fotografia ha tra le sue caratteristiche il non essere unica. E chi potrebbe sostenere il contrario?

Qualcheduno penso che lo sostenga (a ragione) in alcune sue forme.

Citazione:

Leggi Benjamin "l'opera d'are nell'epoca della sua riprodicibilità tecnica" lo disse 80 anni fa ! Se non hai certe letture potresti anche sostenere di avere scoperto l'America!


Non conosco benjamin, l’ho detto prima, ma penso di sapere che l’America è stata scoperta.
Forse non è chiaro dalle mie parole che non penso di avere fatto la scoperta del secolo asserendo la non unicità della fotografia….tra l’altro (vedi sopra) non pare essere sempre vero.

Marco

Inviato: 22/4/2015 14:30
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità

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Il punto sta nel fatto che se non la rendi -la fotografia d'arte- in qualche modo unica, con stampe e metodi vari citati, altro che figlia di un dio minore come dice Mxa, diventa vera spazzatura.

Inviato: 22/4/2015 15:22
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità

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Provocatoriamente.

Non si sta forse sbagliando il termine di paragone?

Non sarebbe forse "più affine" paragonare la fotografia e la sua, purtroppo o per fortuna, possibilità di essere "replicata" quasi all'infinito a tecniche quali la litografia?

Gente come Gustave Doré è ricordata più per le sue xilografie ad illustrazione della Divina Commedia che non per unici oli su tela. Oppure Escher è considerato artista pur avendo creato per la maggior parte xilografie. E molti altri pittori pur dipingendo oli su tela spesso si sono dedicati anche alla tecnica xilografica. E pur essendo create con tecnica "minore" (rispetto a cosa poi?) non credo che queste opere possano essere sminuite rispetto all'unicità dell'olio su tela.

Se poi discutiamo di una questione di prezzo...beh questo è vero. Costano di meno.

Polemicamente.

Cosa mi impedirebbe di ogni soggetto, di ogni scatto, di scattare 4 fotogrammi in rapida sequenza in modo da riprodurre esattamente e fedelmente la stessa identica scena e rivenderli come pezzi unici? Sarebbero forse la stessa immagine o 4 immagini differenti?

O molto più semplicemente se siamo taccagni, cosa mi impedirebbe dei 3-4 scatti da diverse angolazioni dello stesso soggetto vendere a 100k euro la foto che è stata pubblicata, che ha fatto mostre e vinto concorsi e vendere a 50k euro i 3 scatti prima e i 3 scatti dopo intitolandoli "Concetti metafisici in una calda sera d'estate bevendo limonata n°1-6"?

Inviato: 22/4/2015 16:37
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità
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Vesalius ha scritto:
Provocatoriamente.

Non si sta forse sbagliando il termine di paragone?

Non sarebbe forse "più affine" paragonare la fotografia e la sua, purtroppo o per fortuna, possibilità di essere "replicata" quasi all'infinito a tecniche quali la litografia?

Gente come Gustave Doré è ricordata più per le sue xilografie ad illustrazione della Divina Commedia che non per unici oli su tela. Oppure Escher è considerato artista pur avendo creato per la maggior parte xilografie. E molti altri pittori pur dipingendo oli su tela spesso si sono dedicati anche alla tecnica xilografica. E pur essendo create con tecnica "minore" (rispetto a cosa poi?) non credo che queste opere possano essere sminuite rispetto all'unicità dell'olio su tela.

Se poi discutiamo di una questione di prezzo...beh questo è vero. Costano di meno.

Polemicamente.

Cosa mi impedirebbe di ogni soggetto, di ogni scatto, di scattare 4 fotogrammi in rapida sequenza in modo da riprodurre esattamente e fedelmente la stessa identica scena e rivenderli come pezzi unici? Sarebbero forse la stessa immagine o 4 immagini differenti?

O molto più semplicemente se siamo taccagni, cosa mi impedirebbe dei 3-4 scatti da diverse angolazioni dello stesso soggetto vendere a 100k euro la foto che è stata pubblicata, che ha fatto mostre e vinto concorsi e vendere a 50k euro i 3 scatti prima e i 3 scatti dopo intitolandoli "Concetti metafisici in una calda sera d'estate bevendo limonata n°1-6"?


Hai espresso concetti che da parte mia non fanno una grinza e mi vedono perfettamente d'accordo.

Marco

Inviato: 22/4/2015 17:22
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità

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Citazione:

Vesalius ha scritto:
Provocatoriamente.

Non si sta forse sbagliando il termine di paragone?

Non sarebbe forse "più affine" paragonare la fotografia e la sua, purtroppo o per fortuna, possibilità di essere "replicata" quasi all'infinito a tecniche quali la litografia?

Gente come Gustave Doré è ricordata più per le sue xilografie ad illustrazione della Divina Commedia che non per unici oli su tela. Oppure Escher è considerato artista pur avendo creato per la maggior parte xilografie. E molti altri pittori pur dipingendo oli su tela spesso si sono dedicati anche alla tecnica xilografica. E pur essendo create con tecnica "minore" (rispetto a cosa poi?) non credo che queste opere possano essere sminuite rispetto all'unicità dell'olio su tela.

Se poi discutiamo di una questione di prezzo...beh questo è vero. Costano di meno.

Polemicamente.

Cosa mi impedirebbe di ogni soggetto, di ogni scatto, di scattare 4 fotogrammi in rapida sequenza in modo da riprodurre esattamente e fedelmente la stessa identica scena e rivenderli come pezzi unici? Sarebbero forse la stessa immagine o 4 immagini differenti?

O molto più semplicemente se siamo taccagni, cosa mi impedirebbe dei 3-4 scatti da diverse angolazioni dello stesso soggetto vendere a 100k euro la foto che è stata pubblicata, che ha fatto mostre e vinto concorsi e vendere a 50k euro i 3 scatti prima e i 3 scatti dopo intitolandoli "Concetti metafisici in una calda sera d'estate bevendo limonata n°1-6"?


L'osservazione sulla litografia ha un suo valore e varrebbe la pena di essere elaborata.

Sugli ultimi due paragrafi l'unico commento che ho e' che tolgo il disturbo e mi ritiro dalla discussione.

Bye.

Inviato: 22/4/2015 22:45
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità
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Citazione:

Mxa ha scritto:


Sugli ultimi due paragrafi l'unico commento che ho e' che tolgo il disturbo e mi ritiro dalla discussione.



Perdonami, libero di farlo, ci mancherebbe, ma non capisco il perché. Mi sfugge qualcosa.....

Marco


Inviato: 22/4/2015 23:41
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità

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Litografia? parliamone ma che c'entra? e l'incisione no? e l'offset? Caspita qui si stanno spazzando via Benjamin Flusser Vaccari in un sol colpo trasformando il tutto in filosofia da bar. Non ci sto.

Inviato: 23/4/2015 8:25
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità
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Cari Mxa e archifoto,
mi sembra che siate su posizioni vicine.
I vostri ultimi interventi sono tranchant e non danno modo a chi, come me, non sono addentro alla questione dal punto di vista storico e filosofico di capire certe idee ed il loro perché. Io, come sapete, non la penso come voi. Sarebbe positivo conoscere quali motivazioni sono alla base del vostro pensiero. Motivazioni che, a quanto pare, hanno profonde basi storiche. L’argomento, è vero, è complesso e sfaccettato, e non facile da affrontare a parole su un forum; ma forse meriterebbe di essere approfondito…..forse è colpa mia che pretendo di intavolare talune discussioni avvalendomi di un mezzo (non ideale per queste cose) come il web. Peccato…..vedo che non vi è la minima propensione nel farlo. Colpa mia…..proseguiro’ le mie uscite e chiacchiere al bar.

Marco

Inviato: 23/4/2015 9:25
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità

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Pamar non sono tranchant e non ho nulla in contrario a parlare, anzi cerco sempre di essere disponibile ma se intavoli un discorso sulla riproducibilità tecnica della fotografia non puoi cancellare 100 anni di storia in un post improvvisandoti filosofo. Se parliamo di calcio devi sapere in quanti si gioca in campo e quali sono le regole, chi ha giocato prima di noi etc... non puoi dire la tua così a priori prescindendo da tutto. Questo perchè chi legge non abbia l'impressione di trovarsi al bar appunto dove ognuno dice la sua così a sentimento...o no? E poi soprattutto perchè i grandi pensatori serviranno a qualcosa no? Poi il loro pensiero, che non è Vangelo, si può anche discutere nel merito ma non sostenere idee campate in aria con filosofie spicciole come fossero idee originali. Io mi documenterei poi ricomincerei da capo.

Inviato: 23/4/2015 10:04
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità
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Lungi da me improvvisarmi filosofo. Non ne ho le competenze. Non ho la pretesa di cancellare o ignorare 100 anni di storia.
Tuttavia pensavo (forse a torto) di potere comprendere le motivazioni personali che spingono a definire “arte” una produzione (in questo caso fotografica) con un connotato di unicità, e capire il perché la riproducibilità stessa sia stata per la fotografia un fattore negativo (in ambito artistico). Volevo sentire motivazioni personali (non storiche) che hanno portato ad abbracciare questa convinzione. Si, sono conscio che il mercato artistico vuole certe cose, ma assodato questo penso che ognuno abbia le proprie convinzioni ed idee personali. Volevo capire questo. Mi interessava capire le ragioni di artisti oggi. Ragioni extra commerciali.
Probabilmente però non hai torto quando affermi che sono necessarie basi solide per discutere di taluni argomenti. Chiudiamo qui’ allora. Tanto nessuno ha voluto esporre le proprie personali idee che lo portano a considerare la non unicità della fotografia come un elemento negativo in ambito artistico.
Ora vado…..non saprei se al bar o ad iscrivermi ad un corso di filosofia…..

Stop – fine – the end – chiuso.

Marco

PS perdona la battuta finale, ma non ho resistito.

Inviato: 23/4/2015 11:43
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Re: Fotografia artistica e riproducibilità

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Pamar due ore in biblioteca mezz'ora al bar, due ore in biblioteca mezz'ora al bar...ciao

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Re: Fotografia artistica e riproducibilità

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Mi sembra che nessuno abbia centrato il vero problema che non è la riproducibilità, ma il rapporto tra l'arte ed il mercato. Se ti chiami Franz Gustincich vendi 2 stampe l'anno per un totale massimo di 3.000 Euro, se ti chiami Andrés Serrano ne vendi cento a cinquantamila dollari l'una. Ora, a parte il sottoscritto, qual è la differenza tra gli artisti? La tiratura? No: la storia personale e la fortuna o meno di aver incontrato le persone giuste. Un esempio per tutti nel mondo della pittura: Van Gogh non ha incontrato nessuno finché gli poteva essere utile.

Cercate con un motore di ricerca "phantom" e "peter lik" e poi spiegatemi perché quella foto (quella e non un altra tra le migliaia sullo stesso soggetto), è stata pagata 6,5 milioni di dollari. O ancora peggio, i 4,3 milioni di dollari per la veduta del Reno di Andreas Gurski, che non mi piace nemmeno. La risposta va ricercata nel come gli autori si sono creati un personaggio e nei critici che li hanno aiutati. Tanto più che Gurski ha fatto fare una stampa Lambda...

La tiratura conta e, per quanto mi riguarda, è un ansiolitico. Se vendo una foto a mille euro ed un gallerista la ribatte a 10.000? Bene! ne ho un'altra pronta alla quale aggiungere uno zero. Perché ho capito che nella fotografia e nell'arte non guadagna chi fa, ma chi vende.

Il problema della stampa Fine Art, invece, mi irrita un po'. Sarò retrogrado, ma per me Fine Art significa anche grande manualità, lavorazione artigianale, ingranditore e bacinelle. La qualità dei prodotti tecnologici inkjet restano pur sempre industriali, trasformando di fatto le parole fine art in un marchio di fabbrica cancellando il procedimento.

Proverò a ribaltare il problema: il fotografo/artista o l’artista/fotografo che propone la propria opera come «stampa fine art» non vende la fotografi, ma la carta, il supporto sulla quale è stampata. La RC va anche meglio della carta cotone 100% e ingiallisce di meno. Il messaggio al collezionista deve essere «compra la mia foto, non la carta di hahnemuhle».
Sulla riproducibilità dell’opera bisogna tre un passo indietro: da Andy Warhol in poi, questo non è più considerato un male, anche se, naturalmente, la quantità di «copie originali» autenticate è inversamente proporzionale al prezzo. Lo stesso Warhol ha fatto tirature monstre delle sue opere:

Nel 1967 Andy Warhol realizzò un porto folio di 10 serigrafie con il ritratto di Marilyn Monroe, preso dalla locandine del film Niagara. Il portofolio di 10 serigrafie fu poi stampato in una edizione originale di 250 copie.
Tutte le 250 stampe dell’edizione originale erano firmate, alcune a matita e numerate sul retro, alcune a penna, alcune avevano solo le iniziali. A parte questa edizione, c’erano 26 prove d’autore, firmate e contrassegnate con una lettera dalla A alla Z. Le prime edizioni delle Marilyn e dei Fiori ebbero un enorme successo, tanto che in molti speravano in una seconda edizione delle stampe.
Nel 1970 mentre Warhol lavorava con stampatori tedeschi e belgi per la sua mostra europea, gli viene proposto di ristampare i portfolio di Marilyn e dei Fiori per proporli al pubblico europeo. Tuttavia l’idea non interessò Warhol, che infatti si rifiutò di collaborare per l’edizione europea. Ciononostante le serigrafie originali vennero comunque portate in Europa e la prima stampa non autorizzata venne prodotta con colori leggermente diversi dagli originali. L’edizione di 250 copie non autorizzate vennero timbrate con la scritta sul retro “Publisehd by Sunday B. Morning” e “Fill with your own signature”. Andy Warhol a conoscenza delle stampe europee, accentandole dal momento che erano state stampate e pubblicate da due sui cari amici, decide di firmare alcune stampe con “This is not by me”.
Data la popolarità della prima edizione non autorizzata, Sunday B. Morning ha continuato a pubblicare le stampe delle serigrafie originali. Le edizioni dopo furono pubblicate con i colori originali, non numerate e timbrate con l’inchiostro blu invece di quello nero per differenziarle da quelle della prima edizione.


citazione

Inviato: 23/4/2015 23:17
Franz ...Tessera "Bromuro d'argento" C.F.A.O. n. AgBr 31......
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