Mi trovo a cospetto di un grosso problema: sto lavorando in Photoshop CS6 molte immagini destinate alla conversione in bianco nero per stampe di qualità e per mostre fotografiche. In output salvo due files in bianco nero: un TIFF in RGB a 16 bit per canale e un altro TIFF sempre a 16 bit ma in scala di grigio. Quest'ultimo, per ragioni di pesantezza e di lavorazione in tipografia, è quello che vorrei utilizzare. Il problema è il seguente: se metto a confronto le due immagini in Photoshop esse appaiono identiche, anche i rispettivi istogrammi sono perfettamente uguali. Se le stesse due immagini le confronto con un qualsiasi visualizzatore (Irfan View, Faststone Viewer o anche il semplice visualizzatore di Windows) saltano fuori le differenze tonali: quella in scala di grigio appare sempre più scura dell'altra.
Ora domando:
1- come faccio in Photoshop a confrontare e "vedere" le differenze?
2- come posso tentare di avvicinare i valori tonali della scala di grigio a quelli ottenuti in RGB?

Non ho mai avuto a disposizione un monitor relmente tarato, tenendo conto del'ambiente, così il mio editor di pre-stampa mi ha insegnato a lavorare con i numeri. verifica con il contqgocce i valori dello stesso pixel in ogni file, probabilmente sarà identico.

Ogni tipografia può avere le macchine tarate con delle differenze ma, escludendo le poche tipografie in grado di stampare davvero fin art, tutte riducono la scala tonale a 6,5 zone (offset piano). Ciò significa che dopo aver preparato le immagini per un plotter inkjet, devi aprire le ombre. Tanto. I parametri da tenere presenti sono due: il retino e la pressione del caucciù. Quest'ultimo in particolare determina lo schiacciamento del punto che se è poco schiacciato non arriva al nero, se lo è troppo ti taglia via le ombre.

Ho visto che per quanti sforzi faccia, in tipografia è tutto vano, salvo l'operazione di aprire la finestra delle curve, pizicare la curva al centro, e tirare su di almeno 1/4 di quadrato (ben oltre in certi casi). Attenzione all'istogramma, perché se non hai nulla sul nero impasti i grigi.

Per i valori numerici mi sono sempre regolato empiricamente, mantenendo il nero a 92% (K) nel punto più scuro e a 6% in quello più chiaro, sebbene in molti mi dicono di ridurre la distanza (88-8). Il tipografo, o meglio il tecnico che materialmente controlla la macchina offset, deve sapere questi valori, per decidere la pressione e l'inchiostratura di conseguenza. Sto considerndo solo l'offset piano e non quello rotativo, la litografia o il rotocalco, perché non credo siano il tuo caso.

Un ultima notazione: non portare in tipografia file troppo grandi, che irritano gli addetti ai lavori. Tanto sempre a 150 DPI si stampa. Se devi stampare una foto in formato 18x24, quando hai 3 megapixels hai il doppio ti ciò che ti serve, ed è bene aver il doppio ma non oltre.

Per l'inkjet mi rimetto agli esperti del caso.

Citazione:

Il motivo, purtroppo, è che le TIFF grayscale sono problematiche per quanto riguarda la gestione colore: finché le apri in un software completamente color managed come Photoshop, esso interpreta correttamente lo spazio grayscale in cui l'immagine TIFF è salvata; ma molti altri software, privi di supporto ICC o con implementazione solo parziale (solo per colore) non funzionano correttamente con immagini grayscale.
Questo vale anche per alcuni laboratori di stampa.

Se vuoi per forza risparmiare spazio disco usando le immagini a 16 bit su un solo canale, devi effettuare tutte le lavorazioni in Photoshop; e prima di consegnare le immagini a chi dovrà stamparle, dovrai riconvertirle in formato 24 bit (8xRGB) o 48 bit (16xRGB) con spazio colore sRGB (Image->Convert To Profile->sRGB).

Fernando