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Quando scattare diventa un rischio...

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29/8/2006 1:18
Da Campi Bisenzio
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Come da titolo un articolo davvero scioccante sull'esperienza di uno street photographer preso a pugni per un banale scatto! La cosa che mi ha colpito di più è il luogo in cui è avvenuta l'aggressione: Londra!! Per me una delle città  multietniche più tolleranti del mondo.

Questo è l'articolo originale in inglese

Mentr questo è tradotto in italiano.


Adesso sfogatevi pure.....

Inviato: 19/2/2008 11:13
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Re: Quando scattare diventa un rischio...

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13/9/2006 9:55
Da Milano
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Penso che sia un'evenienza del tutto normale, facendo foto in strada.
Una mattina di sole di dicembre gironzolavo col cane attorno alla darsena, avendo espletato le noiose formalità  con il commercialista.
Ho scattato tre foto:

la prima, ci ho rimediato due sorrisi (vanitose !)
<img src=http://farm3.static.flickr.com/2126/2166483364_2311af86e6.jpg>

la seconda, neanche degnato di uno sguardo.
<img src=http://farm3.static.flickr.com/2277/2166476674_cca90f203e.jpg>

la terza (è venuta uno schifo) ha scatenato una lite durata mezz'ora.
il tizio mi ha afferrato la giacca e non mi mollava
voleva il rullino.
ho estratto il cellulare e l'ho avvisato che chiamavo la questura, per chiarire la faccenda
alla fine se n'è andato lui.
(ovviamente la prossima volta me ne guardo bene dal riprovarci)
<img src=http://farm3.static.flickr.com/2117/2170832453_3d8cbe69ed.jpg>

Inviato: 19/2/2008 11:33
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Re: Quando scattare diventa un rischio...
Utente non più registrato
Citazione:
la terza (è venuta uno schifo) ha scatenato una lite durata mezz'ora.
il tizio mi ha afferrato la giacca e non mi mollava
voleva il rullino.
ho estratto il cellulare e l'ho avvisato che chiamavo la questura, per chiarire la faccenda
alla fine se n'è andato lui.
(ovviamente la prossima volta me ne guardo bene dal riprovarci)


Perdonami se ti riprendo, ma lo sbaglio è stato tuo.
Avresti dovuto aver maggior rispetto.
Il fatto di aver minacciato quell'uomo di chiamare la questura è stata una forzatura bella e buona nei confronti di chi magari non è in regola con il permesso di soggiorno...e forse per questo si è arrabbiato
L'approccio è sbagliato!
Sorridere, non nascondersi e creare il feeling giusto con chi si sta fotografando è importante...
Anche l'attimo è importante... ma in questo caso non era forse così prioritario
Ricordo un ferragosto di qualche anno fa:
Fotografai un barbone che stava girando su una via collatina deserta.
Non avevo e non ho zummoni, e mi ci sono avvicinato sorridendo e chiedendo se potevo fargli una foto.
Giustamente non voleva così gli feci coprire il viso con un cappello che aveva sulla testa.
Chiedere in quella volta è stata una buona idea
Non appena la trovo te la posto

Inviato: 19/2/2008 11:56
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Re: Quando scattare diventa un rischio...

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28/3/2007 16:40
Da nord Sardegna
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Citazione:

morenne ha scritto:
Perdonami se ti riprendo, ma lo sbaglio è stato tuo.
...
Sorridere, non nascondersi e creare il feeling giusto con chi si sta fotografando è importante...


Sono d'accordo, la street photography vive spesso di feeling coi soggetti ripresi, per questo è importante che in situazioni delicate ci sia un minimo di interscambio prima dello scatto... Gli extracomunitari molto spesso si sentono minacciati da una macchina fotografica, piccole paranoie comprensibili soprattutto da parte di chi vive qui non in regola... però è spesso semplice e gratificante scambiarci due parole, poi magari accettano di buon grado di farsi riprendere... e nella loro situazione ti stanno facendo un dono non da poco, del resto tu in cambio che gli stai dando? bisogna considerarlo!

Riguardo all'articolo postato da CarpeDiem, certo fa riflettere... siamo in una situazione delicata che coinvolge il fotografo aggredito, la tutela della privacy della persona ritratta (legittima, visto che è il soggetto principale dell'immagine) e il discutibile rumore mediatico, con tanto di caccia all'uomo...
Non saprei bene che posizione prendere, ma certo non mi piace davvero la strategia dello "sbatti il mostro in prima pagina"...

Claudio


Inviato: 19/2/2008 12:21
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Re: Quando scattare diventa un rischio...

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25/8/2005 8:38
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Dato che non sono George Clooney e' mio DIRITTO quello di non essere fotografato, non del fotografo di fotografarmi.

Non mi crea problemi se sono dentro allo scatto di qualcuno, ma se sono invece il soggetto principale e il fotografo non mi chiede nemmeno permesso allora si che - senza menare le mani, chiedere rullini indietro, per carita' - mi inca**erei di brutto.

Sorry per la franchezza.

Inviato: 19/2/2008 12:55
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Re: Quando scattare diventa un rischio...

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posto il fatto che per principio non fotografo mai barboni,
e non mi piace chiamarli così, suona molto meglio homeless, bisogna precisare che il signore in oggetto mi ha messo le mani addosso per primo, cosa che non è lecita anche se avesse avuto ragione, e che non l'ho minacciato, bensì avvertito che mi sarei rivolto a chi di dovere per dirimere la questione.
penso che se fosse stato dalla parte del diritto avrebbe avuto da guadagnarci.
che fosse un irregolare non ho molti dubbi; recentemente il vicesindaco ha dichiarato che nella sola città  di Milano ce ne sono centomila.
buona parte di questi sono giorno e notte a presidiare mio quartiere (porta Ticinese).
svolgono lavori più o meno utili, e molti lavori più o meno leciti.
personalmente credo che il dono non da poco lo stiano facendo a chi li sfrutta, e non a me.
con quelli non si rivoltano e non protestano, ma lo stanno facendo spesso e volentieri con i vigili quando richiedono loro le autorizzazioni a vendere o sequestrano le merci contraffatte, agli agenti di PS quando li fermano per accertare le generalità .
qui il problema è che ci sono due modi di vivere, uno di coloro che devono essere in regola, rispettare la legge, pagare le tasse, ed altri per cui non vale nessuna regola.
un bell'esempio dei problemi che poi ne derivano è quello che sta succedendo al quartiere cinese.
Pensate forse che possiamo procrastinare il problema all'infinito?

Chiusa la digressione, resta il solito fatto se si possa fotografare all'aperto o meno.
I monumenti sono tutelati, le proprietà  private a maggior ragione, le persone bisogna prima intepellarle, chiedere se sono consenzienti e farsi firmare la liberatoria.
A questa stregua, se non fosse un hobby da ricchi, sarebbe meglio darsi all'ippica.

Inviato: 19/2/2008 13:02
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Re: Quando scattare diventa un rischio...

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Non mi crea problemi se sono dentro allo scatto di qualcuno, ma se sono invece il soggetto principale e il fotografo non mi chiede nemmeno permesso allora si che - senza menare le mani, chiedere rullini indietro, per carita' - mi inca**erei di brutto.

meno male che di natura sono molto meno incXXXo di te
a me che mi fotografino o meno non me importa proprio nulla, non avendo nulla da nascondere.
a Milano ci pensano già  tutte le telecamere.

Inviato: 19/2/2008 13:06
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Re: Quando scattare diventa un rischio...

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Il fotografo di reportage o di street, deve, a mio parere, mettere in campo qualcosa di più della sua azione fotografica. Deve capire dov'è, chi ha davanti, rispettare le persone e il loro diritto a non essere fotografati. Concordo con quanti hanno già  detto queste cose e in particolare mxa. Avere una macchina al collo non autorizza nessuno a fare alcunché. Ho fotografato carcerati, minori, persone con problemi, ma sempre concordando con loro i modi, i perchè e quando possibile rivedendo le immagini insieme. Certo nella street non é possibile, ma almeno si chiede. L'anno scorso nel lavoro (postato recentemente) in perù, chiedendo, quasi tutti hanno acconsentito alla ripresa. Anche per strada e il tempo a disposizione era quel che era. Poi la sfiga é dietro l'angolo e puà capitarti di trovare quello che ne ha i maroni pieni per altre ragioni. Certo a Detroit ad una festa afroamericana non mi metto a fotografare, come nemmeno per alcune strade di NY, o anche di Palermo, ma anche li, due chiacchere e si stava per farlo. O ci sono queste premesse, e forse anche altre , o é meglio non fare fotografia di reportage e di street. E talvolta rinunciando a fotografare.
bs
marco

aggiungo una cosa. Tutto ciò deve essere messo in conto per chi vuole fare questo mestiere, mantendo anche fermo il diritto a fotografare zone pubbliche e quant'altro (abbiamo già  fatto questa discussione) Continuo a fotografre la gente, ma glielo chiedo. Il caso del fotografo é che ha fotografato una persona quasi in primo piano, e non una massa di persone dove per caso c'era dentro anche lui...per me fa la differenza.

Inviato: 19/2/2008 13:26
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
A. Gilardi

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Re: Quando scattare diventa un rischio...

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a NYC nessuno ha mai trovato nulla a ridire.
ho sempre trovato persone molto cortesi, e soprattutto fra i neri, di spirito.
i cops poi o si mettono loro stessi in posa o scambiano battute.
mai trovata alcuna situazione tesa, neppure ad Harleem.
e non ho mai avuto alcun problema in tutta l'Europa, solo a Milano.
se trovo una situazione di mio interesse per strada, la fotografia la scatto.

p.s.

Il caso del fotografo é che ha fotografato una persona quasi in primo piano, e non una massa di persone dove per caso c'era dentro anche lui...per me fa la differenza
e con il Gianni Berengo G. che gira per il quartiere come la mettiamo (per non citare tutti gli altri)?

Inviato: 19/2/2008 13:38
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Re: Quando scattare diventa un rischio...
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Mi vedo completamente d'accordo con i due Marco (Mxa e Samuel).........e come potrebbe essere altrimenti? Mi chiamo Marco anche io
A parte le battute, come detto sono d'accordo con loro. L'intuito, il tatto, servono sempre e comunque. Bisogna riuscire a capire la situazione. Non sappiamo chi abbiamo di fronte, che giornata ha avuto, i suoi problemi, le sue paturnie, il suo carattere. Questione di rispetto, vero, ma anche questione di "capire" chi abbiamo davanti. Personalmente provo fastidio se in mezzo ad una strada vengo "preso di mira" da un fotografo, non tanto perchè abbia qualcosa da nascondere, o perchè abbia timore dell'uso della foto, ma pi༠che altro perchè (premesso che ci sono modi e modi) sento la cosa come un'intrusione........e la privaci non c'entra nulla con questo. Meglio chiedere, a mio giudizio, anche rischiando un diniego. Meglio chiedere perchè per quanto viviamo in una società  dell'immagine e dei media, una maccchina fotografica rappresenta comunque, se usata d'impulso, senza preavviso, un oggetto che nell'inconscio viene percepito come profondamente diverso da uno sguardo o da un'occhiata insistita..............ferma l'istante, lo rende "memoria" che si conserva e diventa fisso, testimonianza di noi.

Marco

Inviato: 19/2/2008 13:41
Il mio sito

"I'm not a photographer the moment I pick up the camera.
When I pick one up, the hard work's already been done"

“To photograph reality is to photograph nothing.”

Duane Michals


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Re: Quando scattare diventa un rischio...

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Bisognerebbe chiederlo a B.Gardin, la fotografia non ti dice nulla di quello che é successo...prima e dopo.
E per quanto riguarda le diverse città , infatti parlavo di sfiga. Si vede che ti é andata di culo. O che sei bravo. O tutte e due.
Rimane il fatto che a mio parere certe foto si dovrebbero fare con alcuni presupposti. Ovviamente liberi di fare quello che si vuole.
bs
marco

Inviato: 19/2/2008 14:19
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Re: Quando scattare diventa un rischio...

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sono dell'opinione che le cose intrusive nella vita siano ben altro che una foto:
-quando ad esempio sulla linea telefonica dell'ufficio mi accorgo che siamo in tre, mando a quel paese l'intruso e mi sento rispodere "stia attento a come parla".
-quando stacco l'assegno per comprare l'auto nuova, e poi qualcuno mi chiama a giustificare la provvenienza della somma, manco non fossero soldi miei, guadagnati e dichiarati.
-quando mi mandano una lettera e mi chiedono di esibire le ricevute del pagamento delle imposte già  pagate sei anni prima.
-quando muore mio padre e devo pagare la tassa di successione, poi muore mia madre e debbo pagare la seconda tassa di successione per ciò che era della famiglia da più di 40 anni.
-quando do le chiavi di un appartamento a mia figlia che si sposa e debbo andare a registrare un contratto di comodato d'uso.

per il resto, se mi volete fotografare sono a Porta Vittoria alle 17.

Inviato: 19/2/2008 14:25
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Re: Quando scattare diventa un rischio...
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Citazione:

Umberto ha scritto:
sono dell'opinione che le cose intrusive nella vita siano ben altro che una foto:


Questione di punti di vista, tutti rispettabili ovviamente
Il mio è che una fotografia, cosa di per sè non intrusiva, possa diventarlo in particolari momenti, contesti, situazioni, tanto e a volte pi༠degli esempi citati.

Marco

Inviato: 19/2/2008 14:39
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Re: Quando scattare diventa un rischio...

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Sai, io sono uno di quelli che guardando un filmato di HCB che muovendosi con agilita' felina intorno, nascondendosi tra i cespugli, facendo finta di andare via quando si accorgeva che il soggetto lo aveva notato - per poi tornare indietro da un'altra parte per poterlo fotografare senza che se ne accorgesse - ho provato un grande, grandissimo senso di disagio.

Quando chiesi a Morningstar - una splendida vecchietta Apache (al titanio) con un negozio di monili indiani veramente straordinari a Concord, in Massachusetts - se potevo fotografarla, visto che ormai dopo qualche anno eravamo entrati in confidenza, mi ha risposto sorridendo di no, "perche' altrimenti dopo devo fare a pezzi la tua macchina fotografica".

La mia tribu' e' originaria della Lomellina, ma alla mia anima ci tengo anch'io



Inviato: 19/2/2008 14:50
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Re: Quando scattare diventa un rischio...
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Da lombardia
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Citazione:

Mxa ha scritto:
Sai, io sono uno di quelli che guardando un filmato di HCB che muovendosi con agilita' felina intorno, nascondendosi tra i cespugli, facendo finta di andare via quando si accorgeva che il soggetto lo aveva notato - per poi tornare indietro da un'altra parte per poterlo fotografare senza che se ne accorgesse - ho provato un grande, grandissimo senso di disagio.



mah...credo fossero altri tempi. Credo - non ne sono sicuro, perchè mi intendo pochissimo di street photography - che fosse quasi a livello di gioco innocuo, di rimpiattino, quello di HCB di scattare di nascosto. Bonario, innocuo, come molte delle scenette che così ritraeva: il cagnolino che guarda in un certo modo il padrone, il tipo che salta sulla pozzanghera, l'omino con la baguette sotto il braccio o il ragazzino col bottiglione di rosso.
Adesso il mondo si è parecchio incarognito. Quelle immagini fanno tenerezza perchè appartengono ad un mondo che non esiste più. Perfino le immagini drammatiche, scattate al tempo della resistenza francese, coi nazisti in giro, sembrano meno feroci dell'attuale stato delle periferie parigine, periodicamente in fiamme. Almeno c'erano ruoli ben definiti. Di qui i buoni, di lì i cattivi. Se stavi dalla parte giusta, anche nel rischio potevi però sentirti a posto col mondo e con la coscienza. Adesso è tutto un amalgama bestiale, feroce e stolido, senza barlumi di intelligenza. Fa solo orrore.
Fare il giochetto di nascondersi, adesso puà costare la pelle. Altro che baguettes...sono panetti di droga che trovi sotto i vestiti. Altro che incrocio di sguardi garbati...sono cenni di intesa tra complici di qualche malaffare. Altro che salti su innocue pozzanghere di pioggia...adesso ci si inzzacchera di sangue.

uhm ok... ho esagerato. Le cose non sono così brutte. Per adesso

Inviato: 19/2/2008 19:58
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"Tempo fa ero indeciso, ma ora non ne sono più così sicuro" Boscoe Pertwee

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Re: Quando scattare diventa un rischio...

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luciano ha scritto:
Citazione:

Mxa ha scritto:
Sai, io sono uno di quelli che guardando un filmato di HCB che muovendosi con agilita' felina intorno, nascondendosi tra i cespugli, facendo finta di andare via quando si accorgeva che il soggetto lo aveva notato - per poi tornare indietro da un'altra parte per poterlo fotografare senza che se ne accorgesse - ho provato un grande, grandissimo senso di disagio.



mah...credo fossero altri tempi. Credo - non ne sono sicuro, perchè mi intendo pochissimo di street photography - che fosse quasi a livello di gioco innocuo, di rimpiattino, quello di HCB di scattare di nascosto. Bonario, innocuo, come molte delle scenette che così ritraeva: il cagnolino che guarda in un certo modo il padrone, il tipo che salta sulla pozzanghera, l'omino con la baguette sotto il braccio o il ragazzino col bottiglione di rosso.
Adesso il mondo si è parecchio incarognito. Quelle immagini fanno tenerezza perchè appartengono ad un mondo che non esiste più. Perfino le immagini drammatiche, scattate al tempo della resistenza francese, coi nazisti in giro, sembrano meno feroci dell'attuale stato delle periferie parigine, periodicamente in fiamme. Almeno c'erano ruoli ben definiti. Di qui i buoni, di lì i cattivi. Se stavi dalla parte giusta, anche nel rischio potevi però sentirti a posto col mondo e con la coscienza. Adesso è tutto un amalgama bestiale, feroce e stolido, senza barlumi di intelligenza. Fa solo orrore.
Fare il giochetto di nascondersi, adesso puà costare la pelle. Altro che baguettes...sono panetti di droga che trovi sotto i vestiti. Altro che incrocio di sguardi garbati...sono cenni di intesa tra complici di qualche malaffare. Altro che salti su innocue pozzanghere di pioggia...adesso ci si inzzacchera di sangue.

uhm ok... ho esagerato. Le cose non sono così brutte. Per adesso


azz luciano condivido molto di ciò che hai scritto.

a presto, ric
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Inviato: 19/2/2008 20:07
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Re: Quando scattare diventa un rischio...

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Che oggi si rischi di più, puà essere vero. Ma questo non fa che confermare la necessità  di un atteggiamento più attento, ma in realtà  più comprensivo della situaizone e delle persone che si hanno davanti.
Aggiungerei una cosa, rivolgendomi anche ad Umberto. Qui siamo su un sito di fotografia e di questo si parla. Se mi chiedi cosa é importante nella vita, ti rispondo in altro modo. Per quanto ami la fotografia, altre cose sono più importanti.
Ma non credo che si possa sbrigativamente risolvere la questione di chi si fotografa. Basterebbe pensare alla fotografia di minori, di bambini, di persone con problemi mentali ecc. Sono anche loro per strada. Ma forse si aprirebbe un altro fle rischiando di andare oltre al tema in questione.
bs
marco

Inviato: 19/2/2008 21:43
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Re: Quando scattare diventa un rischio...

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Si vede, da ciò che scrivete, che non vi siete mai scontrati con la necessità  - quasi quotidiana - di portare a casa delle buone foto, per guadagnar la pagnotta. Naturalmente non è un rimprovero, ma la constatazione di un punto di vista non "viziato" dalla necessità .

Stret phot o reportage, poco cambia, la domanda che il professionista si pone prima di scattare in una situazione a rischio (qualunque essa sia) è: è necessario? Questa foto mi serve? Cosa mi cambia il non scattarla?

Si parte dal presupposto che il fotografo non sia invisibile e che, quindi, la sua presenza rientri nei canoni sociologici dell'"osservatore partecipante", con tutto ciò che implica la sua presenza - accettata o meno - in termini di deviazione della spontaneità  e, di conseguenza, della fedeltà  del sogetto al suo comportamento naturale (fedeltà  della documntazione ecc...).

Ci sono quei casi, tuttavia, nei quali l'imposizione di una presenza che puà essere percepita come ostile - il caso in questione lo è - anullerebbe la situazione, l'emotività , la tensione e quant'altro, della scena.

Sono i casi in cui si scatta senza chiedere, senza verificare disponibilità  e quindi a rischio di proteste.

la soluzione è solo quella di scattare talmente veloci da non alterare la scena e, eventualmente, scattare anche nel senso inteso da un centometrista olimpionico subito dopo il click del'otturatore.

La domanda di fondo è sempre la stessa: ne vale la pena?

Seppure mi trovi d'accordo con Umberto, devo pero osservare che la foto del diseredato (il vocabolo inglese homeless non corrisponde all'italico barbone) che reagisce con la mno davnti ll'obiettivo, dal mio personalissimo punto di vista non ne valeva la pena.

Ecco che la faccenda si trasforma in un filosofeggiare sulla violenza dell'obiettivo: la violenza puà essere fine a se stessa (sadismo) o motivata (senza scendere nei meandri di una polemica sui motivi giusti o ingiusti, buoni o cattivi).

Noi reporter non siamo sadici (però non garantisco per la vita privata dei colleghi della categoria), ma siamo senz'altro pronti a forzare la mano se lo riteniamo necessario.

La fobia della macchina fotografica è una malattia soprattutto italiana che, tra l'altro, non si manifesta allo stesso modo con le telecamere (amatoriali non danneggiano, professionali "evviva, siamo in TV quindi esistiamo!).

Gli unici altri posti dove ho registrato un'ossessione di parì entità , ed anzi, superiore, sono i paesi ex socialisti, a partire dalla Russia, dove sono stato quasi linciato dalla folla perché stavo scattando una foto a mia moglie! ed un fornaio mi ha inseguito con la pala solo perchè ho alzato la leica nel tentativo di chiedere a gesti il permesso di fotografarlo. Ma questi popoli hanno una storia talmente orrorifica che son perdonati.

E resta il fatto che molti di quelli che non vogliono farsi fotografare hanno qualcosa da nascondere.

Per il resto street phot e reportage son sempre più dificili, in Italia, e tra mercato e paranoie, questo genere di fotografie, quando strutturate e non occasionali, stan diventando sempre più di nicchia e marginali.

A ben pensarci, sono proprio queste le foto che, dal passato, ci hanno restituito il carattere e la storia dell'epoche che furono. I nostri pronipoti ammireranno la nostra, di epoca, attraverso i vecchi dvd del Grande Fratello.

Inviato: 19/2/2008 22:26
Franz ...Tessera "Bromuro d'argento" C.F.A.O. n. AgBr 31......
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www.franzgustincich.it - Empirici di tutto il mondo, unitevi!......
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Re: Quando scattare diventa un rischio...

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Ciao Franx, su una cosa vorrei aggiungere un commento. La questione non riguarda solo voi professionisti che portate a casa la pagnotta. E lo dico con il massimo rispetto. Riguarda chiunque fotografi. Certo che qualcosa cambia, ma resta fermo il fatto che se la foto la fai per campare o per diletto, fai sempre la foto a qualcuno. Personalmente fotografo quasi sempre gente, in svariate situazioni, spesso gente con problemi, facendo mostre e libri, ma non ci campo. Ma li fotografo con uno scopo, per un progetto, che si traduce in qualcosa e per questo le considerazioni non nascono solo da qualche idea astratta o dalla lettura di qualche buon libro. Dunque il problema non é solo vostro.

Sul reportage attuale mi sento di aggiungere che la realtà  credo sia un po più sfacettata. Ma semmai ne parliamo in un altro 3ad.

bs
marco

Inviato: 20/2/2008 0:52
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Re: Quando scattare diventa un rischio...

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Citazione:

samuel ha scritto:

Sul reportage attuale mi sento di aggiungere che la realtà  credo sia un po più sfaccettata. Ma semmai ne parliamo in un altro 3ad.

bs
marco


Naturalmente lo è. La mia voleva solo essere una provocazione.

Riconosco anche le scarse differenze tra professionisti e non in questo delicato settore. Forse i professionisti si sanno difendere meglio a causa della maggior esperienza in queste situazioni.
Aggiungi, però, che talvolta una foto in più o in meno, puà fare la differenza tra un servizio di classe A o di classe B, e ciò si ripercuote sul nome e sulla notorietà  dell'autore. Da qui un carico maggiore di stress nello scattare foto a rischio.

Personalmente cerco di sentirmi più dilettante che posso, proprio per non prenderla a male quando, con stizza, non riesco o non posso fare proprio quello scatto.

Una nota a parte riguarda i poliziotti. Credo che faccia parte del corso di addestramento instillare a livello subliminale una idiosincrasia per le foto. Il più delle volte non è questione di sicurezza o ragion di stato, ma di compostezza e integrità  dell'uniforme. Il poliziotto che viene ritratto senza cappello mentre è nel pieno esercizio delle sue funzioni (ad esempio un controllo documenti su di una strada cittadina) rischia una reprimenda qualora la foto venisse pubblicata e vista da un suo superiore.

Poi, certo, esiste anche una buona dose di paranoia, e contro quella non si puà far nulla.

Inviato: 20/2/2008 12:39
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