Farò inorridire i pochi o tanti qui che prendono seriamente la CO e la sensitometria, ma io sono un tipo ruspante. A costo di ricevere improperi, vorrei togliermi alcune curiosità.
Mi rivolgo a coloro che dispongano di densitometro o che abbiano comunque possibilità di valutare i loro negativi in modo oggettivo (e francamanente, tranne le misure al densitometro, a me altri modi non vengono in mente, ma non pongo limiti alla provvidenza ed alla inventiva dei fotografi e quindi chiedo).

I vostri negativi BN definibili come "normali" nel senso che mostrino una completa e bilanciata gamma di toni che vanno dal nero senza dettagli (diciamo Zona II nel SZ) fino ad un bianco quasi sparato (Zona VIII) che densità hanno quando misurati in quei punti? E di conseguenza, che differenza di densità mi devo attendere tra queste due zone quasi estreme?

E dunque, se trovassi che i miei negativi hanno una densità sensibilmente diversa da quella che mi vorrete comunicare, si potrebbe da questo inferire che si tratti di negativi sovrasviluppati (se l'intervallo delle mie densità risultasse superiore alle vostre) ed invece sottosviluppati, se inferiore?

Naturalmente penso sarebbe da confrontare a parità di tipo pellicola e.... mi fermo qui, perchè è vero che i vari formati della stessa pellicola hanno un supporto diverso e quindi diversa densità B+F ed è altrettanto vero che diversi rivelatori comportano risultati diversi, ma siccome a me interessa solo la differenza di densità tra zona II e zona VIII , il resto incide su questa misura? Direi di no. Ma sono pronto a ricredermi.

Sparatemi pure, ma in definitiva io vorrei sapere - ammesso che esista una tale informazione - quali possono essere gli intervalli di densità tipici di una pellicola con gamma "normale" , "compressa" ed "espansa"....

In attesa della risposta di chromemax, ti do un paio di dati.

Il mio densitometro misura in trasmissione fino a d =3.

Base più velo varia da 0,05 a 0,15 - mooooolto spannometricamente - da pellicola a pellicola.

Le step-wedge della Stouffer arrivano fino a circa 3, ma io non ho mai avuto un negativo che superasse il 2,1 - 2,2.

Ho negativi molto piatti che arrivano *faticosamente* a 1, anche un pelino sotto.

Messa così risulta difficile rispondere perché manca un pezzo: per fare cosa? Il negativo nasce col presupposto di essere un intermedio nel processo di riproduzione di un immagine e la definizione stessa delle Zone (rimaniamo in ambito di SZ così parliamo un lingua comune) è riferita al dettaglio visibile sull'immagine finale (stampa argentica, stampa ink-jet, su video, ecc.), non sul dettaglio visibile presente sul negativo stesso.
Per assurdo se si volesse proiettare il negativo a mo' di diapositiva lo scarto di densità deve essere molto alto e avvicinarsi a 3 per avere un'immagine che venga percepita come di buona qualità.
Non uso e non conosco il sistema ibrido e la fotografia digitale ma nella stampa all'argento la risposta è facile; lo scarto di densità netto che un negativo deve avere per avere una stampa con una completa gamma tonale è pari all'ISO-R della gradazione di contrasto della carta da stampa diviso per cento (al netto dell'effetto callier se si usano i condensatori in stampa).
Il valore di ISO-R è pubblicato nei datasheet delle carte da stampa e, chiaramente, varia in base alla gradazione di contrasto: carte morbide, con ISO-R di 150-160, daranno stampe con completa gamma tonale (più o meno, poi c'è da discutere sul contrasto locale, ma qui sarebbe troppo lungo) con negativi con scarto di densità (Zona II-VIII) di 1.5-1.6 circa.
I negativi di Marco che hanno uno scarto di densità di 1, se togliamo uno 0.15 di velo arriviamo ad uno scarto di 0.85 e si "dovrebbero" stampare con pienezza di toni su carta di gradazione 3.5 circa.

Ringrazio entrambi per le risposte.
Sono il primo a rendermi conto della rozzezza della domanda, di cui avevo subito chiesto venia.
Tuttavia le vostre risposte sono proprio ciò che bene o male, mi interessava conoscere..
Utilissima poi la informazione di chromemax che ha sottolineato bene il pezzo mancante del ragionamento per renderlo passabile e cioè le caratteristiche della carta da stampa (non sono interessato alla stampa ibrida e quindi sono proprio le caratteristiche della carta che dovrò considerare, oltre a quelle della pellicola).

Quei valori da voi indicati possono comunque essere una base di partenza, da eventualmente aggiustare col tempo se non rispondenti al tipo di immagine che ho in mente.

Intanto, oltre alle utilissime risposte degli amici del Forum, in rete ho trovato questo breve articolo che pure fornisce delle informazioni su quanto chiedevo


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