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Re: utilizzo commerciale

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17/12/2009 12:48
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Quella che ti interessa è la legge sul diritto d'autore: http://www.altalex.com/documents/codi ... -diritto-d-autore#titolo1, sotto il quale ricadono, ovviamente, anche il disegno industriale e l'opera architettonica.
Va da sè che la pubblicazione di un libro configuri uno sfruttamento commerciale dell'opera tutelata dal diritto d'autore, diritto che vale fino allo scadere del settantesimo anno solare dalla morte dell'autore in questione.
Davvero pensi che uno possa, che ne so, fotografare le creazioni di Achille Castiglioni, pubblicarci un libro e venderlo liberamente?
Anche qualora fosse distribuito gratuitamente sarebbe illegittimo, poiché danneggerebbe il diritto degli eredi di Castiglioni a farci loro un libro senza dover essere in concorrenza col tuo.

Inviato: 18/2/2016 0:16
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Re: Prima verifica dei miei studi sulla food photography

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17/12/2009 12:48
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Probabilmente (non conosco la normativa a riguardo) non si possono usare sostanze diverse dagli ingredienti ufficiali nelle foto che vanno sulle confezioni dei prodotti alimentari. Mi verrebbe da dubitarne, ma può essere.
In ogni caso l'utilizzo di prodotti plastici/chimici, colle e schifezze assortite è la norma nella fotografia di food, non solo nel cinema (=pubblicità).

Inviato: 10/11/2015 22:10
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Re: Prima verifica dei miei studi sulla food photography

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17/12/2009 12:48
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E' da un pezzo che non intervengo sul forum (fondamentalmente perché non ho molto da dire), ma mi permetto di fare capolino per condividere la mia piccolissima esperienza riguardo l'argomento del topic.
Non sono un fotografo di food, ma tempo fa, complice una mia conoscente stylist, ho potuto osservarne uno professionista all'opera ed ho constatato, con un certo stupore, che i piatti fotografati non sono praticamente mai commestibili. Vuoi perché le pietanze (anche quelle che devono sembrare cotte) sono fotografate crude; vuoi perché, il più delle volte, il piatto è "ricreato" con materiali non commestibili, che in fotografia appaiono però più veri del cibo vero.
Quindi il ghiaccio è di resina, la condensa sulle bottiglie di birra ghiacciata è in realtà paraffina, la crema è vinavil, il gelato è margarina, il pollo arrosto è in realtà crudo e "truccato" da cotto con terre colorate, etc.
Questo per dire che il ruolo della (o dello) stylist, nella fotografia food, è di fondamentale importanza. Forse è più cruciale e decisivo per la resa della foto di quello dello stesso fotografo!
Non ha quindi alcuna rilevanza il fatto che il cuoco sia stellato o meno, poiché le competenze necessarie a ottenere in foto l'effetto voluto sono di tipo fotografico e "scenografico". Competono cioè alla stylist e al fotografo, non al cuoco, per quanto ciò possa sembrare strano.
Un cuoco che fa fotografare i suoi piatti dopo averli realmente cucinati, semplicemente o non ha idea di come funzioni la vera fotografia di food o opta consapevolmente per un compromesso all'insegna del risparmio di tempo e denaro.
Del resto questa disciplina, se fatta come dio comanda, richiede anche ore e ore di lavoro per una singola immagine: per la pianificazione di ogni elemento dell'inquadratura, per l'allestimento dello sfondo, per gli scatti multipli che andranno poi ricomposti in un'unica immagine, per la necessaria cura con cui vanno modulati e governati ombre, luci, riflessi. Ore durante le quali una pietanza reale finirebbe per afflosciarsi, ammosciarsi, "spegnersi" dal punto di vista fotografico.
E questo, si badi bene, vale anche - e soprattutto! - per le foto apparentemente rubate, shabby chic.
Poi, certo, ci sono le foto di reportage gastronomico, che ritraggono i cuochi in azione e i loro piatti nel mentre che vengono cucinati, ma si tratta di altra cosa.
Ho molto rispetto per l'indiscutibile esperienza e competenza di FranzX, ma - lo dico con tutta la simpatia possibile - sulle foto che ha postato condivido le osservazioni espresse con brutale franchezza da Orso: si vede che è un campo nel quale ancora deve iniziare a orientarsi.
Ciò non toglie che possa imparare a padroneggiarlo, anche in meno tempo di quel che teme. Però consolarsi guardando le pessime foto altrui non ha molto senso.
Io sono (seppur non esclusivamente) fotografo d'architettura e vedo continuamente, anche pubblicate su riviste o libri, foto d'architettura dilettantesche, sghembe, con linee convergenti, dominanti a caxxo, ombre bloccate e alteluci bruciate oltre ogni decenza. In poche parole foto che, al di là del pensiero che le sostiene e motiva (che può esserci o meno, non ha importanza) sono palesemente realizzate, probabilmente con strumenti inadeguati, da persone che ignorano l'ABC della fotografia d'architettura (perché sì: questo ABC esiste, non tutto è opinabile).
Ecco, per me non significa che il livello della fotografia d'architettura si è abbassato. Significa, molto semplicemente, che quelli non sono fotografi di architettura.

Inviato: 10/11/2015 19:52
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Re: Kodak tri-x 400 esposta a 200: esperti di hc-110 cercasi!

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17/12/2009 12:48
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Personalmente ho usato per anni con soddisfazione l'accoppiata Ilford HP5+HC110.
Lavoravo in diluizione doppia alla B (1+63), sviluppando per 10 minuti la pellicola esposta a 200 ISO.
Raddoppiare il tempo ti consente più agio qualora tu intenda contrarre lo sviluppo per controllare le alteluci. Immagino si possa applicare la stessa procedura alla TriX.

Inviato: 19/4/2014 14:41
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Re: Kodak tri-x 400 esposta a 200: esperti di hc-110 cercasi!

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17/12/2009 12:48
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Solo per segnalare quello che credo sia stato un lapsus di Franz: la diluizione B è 1:31, non 1:3, ovviamente...

Inviato: 19/4/2014 14:37
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Re: Scelta di hardware per lunghi video

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17/12/2009 12:48
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Mi pare che tu ti sia già dato la risposta da solo: un telefonino credo proprio che si fonderebbe e anche una compattina temo non riuscirebbe a gestire 2 ore continue senza problemi di surriscaldamento.
Io ho una di queste: http://www.amazon.it/Kodak-PlaySport- ... oof-colore/dp/B0033PRPIE.
E' limitata come possibilità ottiche (obiettivo fisso normale, poche regolazioni della luminosità), però è molto piccola e fa anche filmati in HD di buona qualità (io la uso molto d'estate, fa dei video subacquei stupendi).
Sennò qualcosa come questa, per dire, che in rete trovi a poco più di 100 euro: http://www.amazon.it/Samsung-HMX-F90- ... XNM6/ref=pd_sim_sbs_ce_4.
Se ti serve qualcosa per fare filmati tipo sorveglianza, dà un'occhiata qui (sezione "prodotti"): http://www.dseitalia.it/Prod_telecame ... con_videoregistratore.htm, hanno davvero di tutto e non costano molto.
ciao

Inviato: 24/1/2014 12:02
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Re: Sotto l'albero di Natale

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Inviato: 25/12/2013 2:32
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Re: Rivoluzione digitale nell’illuminazione delle foto di interni

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Mi pare che Danipen abbia risposto alle domande di Orso.
Aggiungo solo che personalmente non faccio quasi più foto a colori in pellicola, vista la situazione tragica dei laboratori (sarebbe meglio dire DEL laboratorio) della mia città, pertanto mi avvalgo volentieri dei vantaggi del digitale per quel che riguarda la correzione colore.
Solo non amo le assolutizzazioni trancianti. E situazioni in cui una gelatina su una lampadina può evitare di passare più tempo del dovuto davanti al pc poi possono presentarsi. Sarà perché non sono un mago di photoshop, ma preferisco potarmi dietro un etto di gelatina e star sereno. Penso soprattutto a situazioni in cui la porzione dell'immagine da correggere è parzialmente coperta da forme caotiche sulle quali non voglio intervenire e che quindi mi costringerebbero a noiose operazini di selezione.
Quanto al termocolorimetro, io lo porto con me per avere un'idea rapida della qualità cromatica delle varie luci presenti in loco, prima di scattare, per farmi un'idea di dove sono e magari spegnere una luce e riaccenderla per uno scatto successivo. Non mi pare un'idea così strana.
Allo stesso modo porto sempre con me una livellina a bolla anche se la mia digitale ha la livella virtuale: in un paio di occasioni mi è servita alla grande.
Infine, per riallacciarmi a quanto scrive archifoto, può darsi che l'architetto abbia progettato la luce ma probabilmente l'avrà fatto per l'occhio umano e non è detto che la macchina fotografica veda la stessa luce che vedono i nostri occhi. Comunque a me capita spesso di fotografare interni di case appena finite, dove magari mancano alcune delle luci e ci sono i cavi elettrici esposti. O in cui magari una lampadina si è fulminata. In questi casi delle luci accessorie serve eccome, anche volendo tralasciare ogni velleità "autoriale".
Vabbè abbracciare entusiasticamente il digitale, ma pararsi il #OOPS# in previsione di contrattempi mi pare buona cosa.

Inviato: 24/9/2013 15:37
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Re: Rivoluzione digitale nell’illuminazione delle foto di interni

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A mio modesto parere sia Orso che Runtu (il fotografo cui Orso allude nel suo post e che immagino mi leggerà anche qui) hanno una parte di ragione, anche se dire che per fare foto d'interni basta una reflex professionale e un portatile mi pare una semplificazione eccessiva, non rispondente al vero.
Chiariamoci, le foto linkate da Runtu sono molto belle e ben fatte e non dubito che le abbia realizzate senza luci accessorie. Tuttavia prendere delle foto sferiche/immersive come paradigma della foto d'interni tout court è un po' discutibile: si tratta di un genere di foto del tutto peculiare, in cui le immagini sono ricavate componendo centinaia di scatti singoli, pertanto l'uso di luci accessorie complicherebbe alquanto le cose. Giustamente Runtu non le usa e sarebbe pazzo a fare il contrario. Peraltro questo tipo di foto ha generalmente lo scopo di rendere "visitabile" virtualmente uno spazio, quindi quasi sempre sono caratterizzate da un'illuminazione uniforme, per non dire piatta. Nella foto d'interni "singola", per così dire, entrano in gioco altri fattori e la personalità del fotografo, il suo tocco interpretativo nell'illuminare l'ambiente possono - e forse dovrebbero - avere un peso maggiore, secondo me.

Secondo me la tecnica per fare foto d'interni che consente la maggiore versatilità, allo stato attuale, è quella illustrata in questo bel tutorial (in inglese!): http://www.youtube.com/watch?v=E041k4bic98, ossia l'utilizzo di una fotocamera digitale con ottica decentrabile (il top sarebbe una medio formato con ottica decentrabile + dorso digitale) e di un essenziale parco luci e riflettori. Si scattano più foto pennellando la luce laddove lo si desidera, per poi unire le varie porzioni in un solo file tramite un paziente lavoro di maschere e livelli. Un metodo non certo semplicissimo né veloce, ma che unisce i due diversi approcci (quello di Orso e quello di Runtu), traendo il meglio da entrambi.

Comunque, per rispondere in ordine sparso alle varie domande di Orso, per quel che mi riguarda direi che:

- è vero che il digitale ha reso superflue le gelatine davanti all'obiettivo: gli aggiustamenti della temperatura colore possono essere fatti meglio e più velocemente in fase di sviluppo del file RAW, se non addirittura in macchina;
- non è vero che il digitale ha reso superflue le gelatine davanti alle sorgenti di luce: certo, fare il "cappottino" alle singole sorgenti è un metodo che porta via tempo e che talvolta non è possibile praticare (nel caso in cui, per esempio, le sorgenti di luce da correggere siano irraggiungibili), ma ovviare al problema facendo più scatti in digitale con diverse impostazioni di bilanciamento del bianco per poi unire il tutto in photoshop porterebbe via una quantità di tempo infinita e del resto non sempre sarebbe possibile. Oggi, sia in pellicola che in digitale, semplicemente non lo si fa per risparmiare tempo e denaro. Punto. Basta sfogliare una rivista di interni, anche blasonata, per constatarlo;
- non è vero che il digitale abbia reso superflue le luci accessorie: dare un accento particolare a un dettaglio, creare un'ombra, modificare la qualità della luce selettivamente sono cose che spesso non si possono fare in photoshop, se non a prezzo di ore davanti al monitor e comunque con buone probabilità di ottenere risultati dal sapore fasullo, che, come dice FranzX, farebbero pericolosamente somigliare la foto a un rendering o a un disegno.
Ad esempio, se volessi modificare digitalmente i valori tonali o la temperatura colore di una parete vista attraverso una griglia o coperta da oggetti di forma caotica (una pianta) dovrei passare un'eternità a selezionare in photoshop la parte che mi interessa modificare, con la quasi certezza che ne verrà comunque fuori una mezza porcata. Se faccio come il fotografo canadese che ho linkato mi basta fare uno scatto piazzando una luce nel punto giusto e via.
- sebbene le foto d'interni e architettura A COLORI le faccia ormai quasi solo in digitale, porto sempre con me il mio fido termocolorimetro: come potrei conoscere esattamente la temperatura colore delle varie sorgenti presenti in loco, altrimenti?;
- applicare la tecnica illustrata nel video che ho linkato richiede una conoscenza di photoshop non superficiale, certo, ma alla portata di chiunque abbia un minimo di voglia di imparare.

Concludo scrivendo che mi dispiace per Runtu che non può replicare qui, ma rispondere a Orso su Fotoavventure mi sarebbe parso un po' assurdo. Sono certo che Runtu capirà.

Inviato: 21/9/2013 23:42
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Re: Guasto magazzino Hasselblad

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Un ultima cosa: proprio per evitare di esercitare inutilmente pressione sulla guarnizione, accelerandone la perdita di elasticità, sarebbe consigliabile togliere il volet ogni qualvolta il magazzino è scarico o è attaccato al corpomacchina.
saluti

Inviato: 1/8/2013 14:13
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Re: Guasto magazzino Hasselblad

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Il problema che affliggeva i vostri magazzini è tipico per le Hasselblad ed è facilmente risolvibile in 10 minuti senza rivolgersi a un laboratorio tecnico.
Sulla baia si trovano degli appositi kit per sostituire le guarnizioni anti-infiltrazione di luce (in inglese "light trap"), che causano il problema.
Le light-trap sono costituite infatti da una sottile strisciolina di gommapiuma grigia lunga 6-7 centimetri, racchiusa in un foglietto di materiale plastico nero lucido piegato a mo' di portafoglio (forse era questo il materiale che inizialmente Luciano descriveva nel suo primo post).
Completa il tutto un sottilissimo feltrino (lungo 6-7 cm e largo circa 2) di similvelluto nero.
Il "sandwich" di gommapiuma+foglietto lucido va inserito tra il corpo del magazzino stesso e la cornicetta metallica nera avvitata al corpo del magazzino mediante 9 piccole viti (la cornicetta che costituisce uno dei lati della fessura nella quale si inserisce il volet, per intenderci: è quella sulla quale vi è inciso "made in sweden").
La gommapiuma, espandendosi, chiude la fessura del volet, impedendo le infiltrazioni di luce. Col tempo però perde elasticità, si secca e non svolge più la sua funzione, pertanto va sostituita. Una volta all'anno, consiglia la casa madre.
L'operazione è piuttosto semplice, per chi abbia un minimo di manualità, e richiede solo l'ausilio di un cacciavitino a testa piatta. Io la faccio abitualmente sui miei magazzini.
Svitata la cornicetta nera, si elimina la guarnizione vecchia e si pulisce la sede da eventuali frammenti di vecchia gommapiuma sbriciolata.
Si appoggia quindi il foglietto lucido (c'è una scanalatura sagomata di forma trapezoidale che rende univoco il posizionamento); vi si sovrappone la striscetta di gommapiuma, si piega il foglietto di plastica a portafoglio, in modo da coprire la gommapiuma (aiutandosi col cacciavitino a ricacciarla dentro, qualora tendesse a fuoriuscire); si tiene premuto il tutto col volet e si riposiziona la cornicetta, riavvitandola.
Se necessario si può sostituire anche il feltrino di similvelluto, che va incollato sulla cornicetta nera, nell'apposita scanalatura sul lato che rimarrà nascosto, una volta conclusa l'operazione.
Il tutto è più semplice a farsi che a dirsi, in questo video viene illustrata tutta l'operazione: http://www.youtube.com/watch?v=otbq0rWs__g.

Costo del kit da me acquistato e utilizzato circa un mese fa: euro 8,50 spedizione inclusa.

Inviato: 1/8/2013 14:06
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Re: quale reflex FF sui 1500€?

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Leggendo un po' in rete dei depositi di polvere e olio (?!?) sul sensore della D600 mi domando come uno possa pensare di acquistarla serenamente.
E' un po' come comprare un automobile dalle ottime prestazioni della quale però si sappia che ogni tanto, mentre viaggi, il volante si stacca e ti resta in mano.
Mi meraviglio che Nikon non abbia risolto il problema e ritirato tutti gli esemplari "difettosi".

Inviato: 4/7/2013 10:21
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Re: Una ripresa con prospettiva vincolata Si accettano suggerimenti

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Bene.
Per il futuro ti pregherei di evitare commenti sgradevoli alla "sarai più bravo tu", per cortesia.
Quanto a Crewdson, giusto per chiarire, a me non dispiacciono le sue foto. Solo trovo ridicola la sproporzione tra dispiegamento di mezzi e risultato ottenuto.
Ci sono rockstar che scrivono belle canzoni, ma che per esibirsi esigono la limousine da 10 metri sotto l'albergo, frutta esotica a 15 gradi precisi in camerino e 30 assistenti personali che gli passino la chitarra tra un pezzo e l'altro.
L'essere dotati di talento e l'essere un pagliaccio non sono cose che si escludono a vicenda.

Inviato: 21/6/2013 12:40
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Re: Una ripresa con prospettiva vincolata Si accettano suggerimenti

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Uno che muove una troupe di 100 persone per fare una foto per me è un pagliaccio, la cosa ti disturba Oscar?

Inviato: 21/6/2013 10:17
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Re: Una ripresa con prospettiva vincolata Si accettano suggerimenti

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Ipotizzando in astratto di avere carta bianca nella scelta delle attrezzature, qualora l'altezza massima di circa 8-8,5 metri fosse sufficiente ci sarebbero anche gli stativi Giant della Manfrotto, con i quali forse la stabilità è maggiore di quella di un camion elevatore.
Certo la necessità di utilizzare una testa sferica complica il tutto, ma uno potrebbe noleggiare un cesto elevatore solo per portare se stesso all'altezza della fotocamera e premere il pulsante
Per quel pagliaccio di Crewdson sarebbe un approccio minimalista.

Scherzi a parte, in base agli elementi da te forniti il tuo approccio mi pare il più sensato (anche se io un suonatina al citofono di quelli del balcone la farei...).
Facci sapere com'è andata, se ti va.

Inviato: 20/6/2013 23:12
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Re: Una ripresa con prospettiva vincolata Si accettano suggerimenti

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Franz,
in pratica vorresti scattare due foto che riproducano la vista di piazza Mincio che si avrebbe dall'edificio contrassegnato col n.1 se non ci fosse l'edificio n.3 tra i piedi?
In questo caso, potendo accedere al balcone che si trova immediatamente sopra il portone d'ingresso della casa n.3 (sono andato a vedermelo su Google Earth), la foto la farei da lì, con testa panoramica sferica e successivo stitching (operazione abbastanza semplice, credimi): mega file che abbraccia tutta la piazza con prospettiva pressoché sovrapponibile a quella che avresti dall'edificio n.1, dal quale tu poi ritaglieresti la porzione che t'interessa conservando risoluzione sufficiente per delle gigantografie.
Mi sentirei di escludere che un camion elevatore con cesto o cose simili sia sufficientemente stabile per una panoramica realizzata in tal modo; tempo fa dovevo fare una foto simile per un cliente (capannone ripreso da cesto a 15-20 mt di altezza) e ci rinunciai, dopo una verifica della "stabilità" della postazione.
Volendo ricavare le immagini da singoli scatti credo che avresti difficoltà dovute alla necessità di utilizzare un ottica grandangolare, con relative deformazioni (sempre presupponendo che il punto di ripresa rimanga invariato, ovvero dal balcone dell'edificio n.3), e al forte ingrandimento del file stesso.
Ma forse ho frainteso i termini del problema e quanto ho scritto è senza senso.

Giovanni

Inviato: 19/6/2013 13:26
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Re: I nostri tempi

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A giudicare dal costume, il tipo che gioca a racchettoni parrebbe lo stesso che slingua la morosa. Un tipo sensibile.
Immagino che dopo la pomiciata abbia trascinato la salma per le caviglie per fare una pista per le biglie.

Inviato: 19/6/2013 0:28
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Re: Kodak vende la divisione pellicole

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Grazie a tutti.
In effetti lo scenario che m'interessava maggiormente era il n.3.
Ora ho un quadro abbastanza chiaro della situazione.

Giovanni

Inviato: 13/6/2013 18:01
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Re: Kodak vende la divisione pellicole

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Fabio, Andrea, Luciano e Fer: grazie.
Quanto alla conservazione dei chimici non diluiti mi par di aver capito che durano abbastanza.
Non mi è ancora chiaro un aspetto, però: mettiamo che io prenda il kit da 5 litri e prepari un litro di soluzione diluita, capace di sviluppare 8 pellicole. Con esso ne sviluppo solo tre: la soluzione diluita posso conservarla per un po', in attesa di avere altri rullini da trattare o va a remengo in tempi rapidi?
In sostanza mi chiedevo questo, non conoscendo la natura dei bagni per il colore: se si ossidano più rapidamente di quelli per il b/n, in linea di massima.
Grazie ancora.

Inviato: 12/6/2013 21:41
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Re: Kodak vende la divisione pellicole

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Una domanda per Luciano e per tutti coloro che sviluppano il colore da sè: i chimici, una volta miscelati, possono essere conservati per un po' come quelli per il b/n o vanno utilizzati subito?
Non ho esperienza di sviluppo colore ma temo che dovrò farmela presto, e mi chiedevo come funziona. Il kit per fare 5 litri, ad esempio, è frazionabile a seconda delle necessità o dev'essere miscelato tutto in una volta? e poi, per l'appunto, si può conservare? se sì, grosso modo per quanto tempo?
grazie

Inviato: 12/6/2013 12:44
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