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Re: Reportage

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27/4/2006 13:48
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Dovrei dare una lunga risposta, anche per ringraziare delle belle parole, ma sono all'Università , dove si divide una stanza di 25 m2 in 12 ed il computer è uno strumento particolarmente ambito.
Cerco di andare per ordine

Falcopardo:
quel lavoro fu ampiamente ripagato da sponsor, università  e fondi colaterali arrivati da conferenze, mostre ecc.
Non ho la pretesa maniacale della nitidezza, credo più nel valore della comunicazione attraverso il significato. In sintesi: l'immagine di JFK a bordo della chevrolet menre si becca una pallottola è sfocata e mossa. se fose stata realizzata in 8x10" a 1/500 f 64 e sviluppata in acufin (per dire) avrebbe lo stesso valore.
il reportage è stato realizzato contemporaneamente anche a colori. Quasi tutti gli scatti hano il loro omologo a colori.

Marco (e in parte Hologon):
Il più bel complimento che horicevuto, fu quando regalai una copia del secondo libro sull'Albania al nunzio apostolico di tirana. In copertina c'è un'immagine a colori della sere interni "chiaroscuri".
Lui disse: "che c'entra Caravaggio con l'Albania?"

Io non mi ritengo un'artista ma, per l'appunto, un narratore. Ritengo, inoltre, che l'arte in genere sia troppo dominata da critici e da un meccanismo molto simile alla politica. Con questo intendo dire che molta arte contemporanea è solo spacciata come tale. Ma a parte questa digressione, chiamo ancora in causa Ferrarotti (forse perché è l'unica persone con la quale discorro di fotografia ultimamente). Lui sostiene che la fotografia per avere valore - non parliamo di arte - non deve essere bella ma documentaria, anzi, le caratteristiche estetiche sono delle sovrastrutture che il fruitore deve imparare ad eliminare per raggiungere la vera essenza della fotografia.
Inutile dire che io non sono affatto d'accordo e che la "bellezza" è ,per me, un valore aggiunto.
Cià detto ritengo che in un reportage il valore artistico sia più simile a quello di un romanzo che non di un'immagine. E' una questione stilistica. Il reportage, in fondo, puà essere "scritto" bene o male, ma se coglie l'obiettivo, se riesce a comunicare quello che era nelle nostre intenzioni, allora è ben fatto.
Un reportage, per essere ben costruito, ha bisogno della stessa formula che si usa per la grammatica: soggetto-predicato-complemento. Su questi possiamo poi giocare. Poi c'è il fattore imprevedibilità , che ci altera gli schemi prefissati, e che bisogna imparare a dominare e piegare alla nostra comunicazione.
L'irrapresentabilità  è un concetto che ritengo fortemente irraziioanle ed emotivo, ma al quale ho dato una spiegazione banale e razionale. La fotografia coinvolge solo metà  e anche meno di uno dei cinque sensi.
Rappresentazione bidimensionale ( e magari monocromatica) di una reltà  tridimensionale nella quale siamo immersi con tutti i nostri cinque sensi. Ho insegnato fotografia, anni fa, in un corso di base. La prima cosa che spiegavo era che l'immagine di un bel tramonto trasposta su una cartolina 10x15, manca dell'odore delle zagare, del vento tiepido che ci asciuga il sudore, del sapore del bacio appena dato al nostro partner e dello sciabordio delle onde. L'unica cosa che possimao fare per portarci a casa un ricordo di quel momento magico è fare un grosso sforzo di concentrazione ed eliminare quattro sensi nel momento dello scatto. Una sorta di applicazione della filosofia zen. Tutto quello che eliminiamo in questo sforzo è l'irrapresentabilità , tutto quello che resta è un rettangolino di carta sul quale abbiamo concentrato qualche emozione, ma non sarà  mai un valido sostituto dell'esperienza diretta, dell'essere lì. in fondo io ho iniziato a fotografare giovanissimo, soprattutto per esserci, ancor prima che per l'immagine .

Continuo a tratti per evitare il time del cookie


In realtà  non mi pongo più di tanto il problema dell'irrapresentabilità , forse proprio per quell'osservazione partecipante che mi fa diventare parte dell'azione, e per quella frase che credo abbia detto...non ricordo più il nome...insomma, la fotografia è l'attimo che si fa passato nell'istante stesso in cui si impressiona la pellicola. E questo e tanto più vero quanto più dinamica è l'azione. Quello che non si puà rappresentare scivola via nello stesso istante.

voglio concludere mettendo a paragone una serie di foto che non nascono da un progetto, un non-reportage che ho messo insieme in sette mesi di vita tra i monti Nuba, dove mi trovavo come liaison officer per la missione di pace. il mio compito era vivere in una capanna di fango e assicurare i collegamenti tra la missione di pace ed il capo dei guerriglieri, oltre a risolvere quotidiani problemi relativi ai tentativi dei nomadi arabi di minare il cessate il fuoco. Fotografare, in quelle condizioni di lavoro e di vita, è diventato una faccenda secondaria e, se qualcosa di buono ne è uscito, lo devo solo al lungo tempo trascorso lassù, isolato fisicamente dal resto del mondo (ma avevo internet satellitare ed una linea sempre aperta con la mia famiglia, grazie alle celle fotovoltaiche che alimentavano computer, radio VHF e telefono).
Un lavoro analogo l'ho fatto in Afghanistan lo scorso anno in quattro mesi, ma credetemi, non ho ancora stampato una singola foto.


http://www.palatino.it/~polit/nuba/index.htm

Tra un po' mi cacciano e voglio leggere altre parti del forum.
grazie a tutti.

Inviato: 5/5/2006 12:33
Franz ...Tessera "Bromuro d'argento" C.F.A.O. n. AgBr 31......
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Re: Fotoricettario di Oscar Ghedina

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Citazione:

Falcopardo ha scritto:
Ciao Franzx,
scusa se ti rispondo in ritardo ma in questi giorni sono un po' di corsa.
La mia edizione e' vecchiotta come me, e' la "2° edizione riveduta" ed e' stata finita di stampare il 5 gennaio 1967 nella tipografia U. Allegretti di Campi in via Orti, 2 a Milano. Ovviamente l'Editore e' Ulrico Hoepli Milano.
Naturalmente e' presente anche: "tutti i diritti sono riservati a norma di legge nonche' a norma delle convenzioni internazionali Copyright 1967 by Ulrico Hoepli ( via hoepli 5) Milan".
Non trovo altro.
Ciao,
Renzo


Se è del 1967, e Ghedina è vivo, rien! C'è il copyright bella vivo che scodinzola.

Inviato: 4/5/2006 11:48
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Re: Reportage

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27/4/2006 13:48
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Disperso ha scritto:
Ciao, di che anno è il reportage sull'Albania ???

Foto impressionanti per quello che mostrano ...

alessio


1992

P.S. Una 4x5 però prima o poi me la compro.

Inviato: 4/5/2006 11:43
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Re: Disavventura giudiziaria

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Anni fa, durante una conferenza, il tale XX, luminare delle scienze politiche, lesse il suo intervento dotto e frutto di una approfondita ricerca. Quando fu il turno di mia moglie di intervenire, ringrazià il luminare per l'intervento, ed aggiunse i particolari pià ù recenti della ricerca. L'intervento che il professorone aveva letto altro non era che l'articolo di mia moglie, pubblicato su una rivista specializzata, non immaginando minimamente di potersela trovare davanti.
Se la cavà con una sputtanescion, ma tant'è...

Franz

Inviato: 4/5/2006 11:42
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Reportage

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Inizio questo nuovo topic, per rispndere a Marco senza finire OT.

Un reportage è semplicemente un racconto fotografico.
Cià che serve per fare un reportage fotografico è solamente un buon paio di scarpe e tanta curiosità .
Conoscenza del linguaggio e macchina fotografica sono accessori indispensabili ma secondari rispetto alla curiosità . E alla voglia di raccontare.
Il reportage come l’intendo io è fatica e sudore e studio.
Primo trovare il soggetto.
Secondo studiarlo approfonditamente
Terzo camminare per tradurre in immagini ciò che si è appreso e scoprire che ciò è solo una minima parte di quello che si ha di fronte.
Esplorare i dettagli, parlare con la gente, stabilire contatti e capire. Empatia. Osservazione partecipante. Immersione in storie particolari. Testimonianza privilegiata.
Ecco ciò che rappresenta per me il reportage.
.
Il primo libro che ho pubblicato era un reportage sulle consuetudini giuridiche dei montanari cattolici del nord dell’Albania. Sei mesi di ricerca tra Italia, Austria e Albania, un mese di organizzazione logistica, due mesi di trekking per la realizzazione, tra le alpi albanesi, montagne come potevano essere le nostre alpi 300 anni fa.
(un estratto del reportage potete vederlo quihttp://www.palatino.it/~polit/html/tropoja/index.htm)
Scopo: raccontare come il codice consuetudinario albanese, che è la radice della cultura dell’Albania, fosse sopravvissuto all’effetto del totalitarismo che aveva piegato(quasi) tutto, inseguendo una falsa modernità .
Risultato: un libro stampato in 10.000 copie, una mostra itinerante in Europa, partecipazione a convegni ecc.
Il reportage così non è morto: non rende più come prima, non mi permette di vivere.
Sono ormai rari i committenti disposti a spendere per un racconto o un indagine fotografica approfondita, che consenta al fotografo di spendere alcuni mesi a studiare, a reperire fonti, a stabilire un metodo.
Il lavoro che sto realizzando adesso insieme a Franco Ferrarotti (il padre della sociologia italiana), valente fotografo sociale, prende spunto dalle sue ricerche sulle periferie romane del 1965 -1975, per raccontare cosa è cambiato. Committente: il comune di Roma. Dieci mesi di lavoro (non continuativo). Ricavo netto previsto: 3.000 Euro. Poco più di un hobby.
Ferrarotti mi ha detto qualche giorno fa: “i sociologi italiani non hanno mai capito il valore della fotografie [era sottinteso il reportage]: leggere una fotografia è un’operazione che richiede lo stesso tempo che si impiega per un libro, e le informazioni che fornisce allo studioso sono spesso più valide perché l’immagine non concede spazio all’invenzione”.
Ecco cos’è un reportage


Nota tecnica: cookies attivati ma non funziona lo stesso.
Accedo, scrivo, invio ... e mi dice che non posso postare.
Intyanto uso il pc della persona con la quale divido lo studio, che dorme fino a tardi.


saluti

Inviato: 4/5/2006 11:23
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Re: sviluppi alla pirocatechina

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Da quel che leggo in giro - rammentando la mia conoscenza solamente teorica - i risultati migliori si dovrebbero ottenere con il pirogallolo unito ad una abbondante dose di metolo. La pirocatechina sembra invece funzionare bene con le emulsioni tipo superXX (berger 200, Classic pan ecc.)
In ogni caso l'effetto tannante funziona solamente con le emulsioni spesse. Un amico mi ha scritto che usava la pirocatechina unita al metolo in rapporto 1:1, ma con il carbonato di sodio in soluzione al 10% come terzo bagno per intensificare la tintura dopo lo sviluppo A, e non durante.
Spero di poter sperimentare presto anch'io.
In bocca al lupo.

Inviato: 4/5/2006 9:51
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Re: sviluppi alla pirocatechina

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27/4/2006 13:48
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Posso provare a dissipare qualche dubbio sulla pirocatechina.
Pirocatechina e pirogallolo (acido pirogallico) sono agenti rivelatori che hanno innanzitutto un effetto tannante sull'emulsione. Detto in spiccioli impedisce allo sviluppo di agire in profondità  con il risultato di non sovrasviluppare le alte luci. La tintura (gialloverde o verde) ha l'effetto -come per le pre-velatura - di alzare le densità  più basse e di aumentare il contrasto con le carte a contrasto variabile. Il rivelatore ha un'ossidazione rapidissima e risente in modo eccezionale di una errata agitazione. Funziona in modo corretto solo sulle gelatine spesse, come quelle delle pellicole del passato, e in ogni caso non sulle pellicole di bassa sensibilità .
La mia conoscenza è solamente teorica, poiché non sono ancora riuscito a trovare il pirogallolo in commercio a prezzi abbordabili. Negli USA uno sviluppo PMK contenente pirogallolo costa non più di 24 Euro per una soluzione di lavoro di 50 litri, ma il trasporto via aerea è proibito dalle nuove leggi antiterrorismo: l'acido pirogallico è un esplosivo oltre ad essere un potente veleno e le polveri, se inalate, provocano cancro a i polmoni come un milione di sigarette. se decidete di utilizzare ( e se la trovate) questa sostanza, preferitela in cristalli o in soluzione al 25%, per minimizzare i rischi, e manipolatela come un virus patogeno.
Ecco un link interessante sullo sviluppo PMK:
http://www.21gradi.it/Default.aspx?AspxAutoDetectCookieSupport=1
cliccate sul link a destra della sezione Fotografia, "PMK pyro doc"
se volete altre link ve li posso fornire. Sono tutti in inglese e qualcuno in francese.

P.S. Fotomatica mi ha risposto che ne è attualmente sprovvista, la Bergger che ne riparliamo alla fine dell'anno.
Vari fornitori USA mi hnno comunicato la loro disponibilità  ad invirlo via terra (forse attraverso la groenlandia con cani da slitta) per un attesa di almeno tre mesi.

Inviato: 3/5/2006 12:45
Franz ...Tessera "Bromuro d'argento" C.F.A.O. n. AgBr 31......
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Re: Quattro conti sui costi della fotografia

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No no, sono io che sono qui per imparare e soprattutto reimparare a fare a fotografie. Chiedo scusa per la mia "esagerata presentazione", Forse sono stato un po' antipatico e certamente poco umile, ma volevo spiegare la mia passione per la meccanica e la chimica e la conseguente caduta professionale che mi ha costretto a riciclarmi.
Chiedo venia.
A causa di un non identificato problema non riesco a postare dal mio computer. Qualcuno puà aiutarmi?
Franz

Inviato: 3/5/2006 10:01
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Re: Quattro conti sui costi della fotografia

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Mi rendo conto che la mia presentazione non era delle migliori, così approfondirà un po' di più.
Ho fatto il fotoreporter per circa quindici anni, occupandomi soprattutto di grandi temi internazionali e di ricerche antropologiche. Sono caotico e disordinato, così la maggior parte delle mie diapositive sono rimaste negli archivi di un paio di agenzie o dispersi o - a causa della mia negligenza - letteralmente muffite.
I negativi bn no. Quelli sono stati conservati con maniacale dovizia di precauzioni.
Ho iniziato a fotografare a 12 anni con la voigtlander di mio padre e, contemporaneamente mi sono fatto regalare un upa 5 con il quale stampavo nello sgabuzzino, tra afrori di scarpe e di detergenti vari.
Sono diventato professionista nel 1985, dopo aver cambiato il corredo olympus (che però ancora rimpiango) con le più moderne e versatili Nikon (FM2, FME, F3), e dopo aver lasciato il lavoro di stampatore per un'agenzia romana.
Man mano che crescevo professionalmente, mi accorgevo di usare sempre meno focali, così, statisticamente accertato, mi sono accorto che il 75% delle foto selezionate per l'immissione sul mercato erano scattato con il 35mm. Avevo sempre con me una leica m2 con me (un po' per vezzo, un po' perché certe foto le fai solo in modo estremamente discreto) così, ad un certo punto, ho gettato le Nikon e mi sono ritrovato una m2 una m4p e due m6 con obbiettivi dal 21 al 135 (questo ultimo usato due volte in dieci anni).
E' con queste che ho iniziato a fare sempre meno attualità  di gomito - per chi non fosse dello specifico settore spiego che sgomitare è una caratteristica del reportage di eventi preannunciati- e sempre più lavori pensati.
Ho al mio attivo sei libri fotografici (che hanno venduto molto meglio all'estero) una trentina di esposizioni (dodici delle quali realizzate dietro compenso) ed un forte senso di frustrazione che mi ha colpito quando mi sono accorto che il reportage come lo intendevo io stava sparendo.
Ho sempre scritto anche i testi dei miei reportage, così,ad un certo punto della mia carriera, ho smesso di scattare, abbandonandomi al molto più semplice lavoro di penna.
per mia passione ho sempre utilizzato tecniche digitali, ma che solo raramente comprendevano anche la fase di ripresa.
Uso il digitale, se serve, e credo di avere una discreta padronanza del mezzo. C'è solo una cosa che non riesco a digerire di questo sistema: non posso cambiare pellicola. nel senso che il sensore è quello e stop. Per questo, forse sbagliando, sento una forte limitazione alla mia creatività . Mi sorprendo, però, ogni volta che mi capita di scattare con una digitale. La sorpresa passa quando mi ritrovo in situazioni estreme e le digitali affannano. E' la rivalsa della pellicola e della fotografia chimico-meccanica.
In tempi di grande uso e abuso dell'elettronica - era il 1989 - mi trovavo sospeso davanti allo stadio di Praga, in attesa di Dubcek. Insieme a una decina di altri fotografi, avevamo calato delle robuste corde, che ci permettessero di essere abbastanza davanti all'improvvisato palco, ma sospesi nel vuoto. la temperatura calava vistosamentee gli otturatori elettromeccanici delle più moderne reflex si inceppavano. Pochi di noi estrassero leica o macchine meccaniche, in barba a neve e freddo. Gli altri scesero desolati.
In questo aneddoto c'è tutto il mio pensiero sull'elettronica e sul digitale: portentoso, ma talvolta inutile. Lungi da me fare paragoni su cosa è meglio, potrei piuttosto farli sul quando è meglio cosa.
Oggi scrivo, faccio il consulente per l'unione europea, sono nel consiglio redazionale di Limes, insegno tecniche di reportage e giornalismo all'Università  di Roma la sapienza e fotografo solo quando mi affidano un lavoro che mi entusiasmi e mi emoziono quando vedo un'immagine apparire nella bacinella del rivelatore. Al monitor contesto solo la troppa rapidità  di "rivelazione".
Saluti a tutti e grazie dell'accoglienza

Inviato: 2/5/2006 17:30
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Re: sviluppi alla pirocatechina

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Ciao, anch'io sono nuovo da queste parti e la mia conoscenza della pirocatechina è solo teorica, ma vorrei chiederti dove l'hi comprata, poiché non riesco a trovare dell'acido pirogallico a prezzi non indecenti, in Italia. negli USA è facile, ma non lo spediscono via aerea perché pirocatechina e pirogallolo sono classificati tra gli esplosivi.
Grazie e auguri

Inviato: 2/5/2006 17:27
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Re: Fotoricettario di Oscar Ghedina

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Vorrei mettermi anch'io in coda per i pdf del fotoricettario. da parte mia posso offrire una consulenza legale sulla situazione dei diritti d'autore, anche alla luce della nuova legge, che mi appresto a girare ad uno studio legale, e che vi comunicherà quanto prima. vorrei sapere però tutto quanto c'e scritto nel tamburino del libro riguardo alle edizioni, ristampe ecc.

Franz

Inviato: 29/4/2006 15:25
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Re: Quattro conti sui costi della fotografia

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Oggi quasi tutte le agenzie, magazine e clienti in generali vogliono un file “finito”, consegnare una diapositiva o una stampa B&W fa´ storgere il naso al cliente perche´ dietro ci vede altri costi (scansioni e fotoritocco) rischia di mettere fuori mercato il fotografo.

Roberto


Dopo vari tentativi di postare e di presentarmi, spero che questo mi riesca. Innanzitutto vi ringrazio in anticipo se vorrete dedicarmi un po' di ospitalità , poichè ritengo she tra queste stanze potrà imparare ancora molto. Poi l'intervento a proposito dei costi.
Il rapporto digitale-cliente-costi rappresenta solo una minima parte dello sbilanciamento editoriale verso i file digitali: la velocità  è l'ingrediente magico - che ha convinto anche molti fotografi - che si tiene più in considerazione. Gli editori che pensano di più alla qualità , tuttavia, tendono a rifiutare le foto digitali, e credo che per qualche anno sarà  ancora così.
Io sono un ex fotoreporter. Ho abbandonato la professione per varie vicissitudini, ma un ruolo in questa scelta l'ha giocato anche la massiccia introduzione del digitale.
Continuo a fotografare professionalmente -cioè in cambio di denaro - solamente quando mi viene offerto un lavoro interessante o divertente, per il resto scrivo e sono diventato un "foreign policy open source analyst".
Lavoro sul campo e viaggio moltissimo.
Mi sono trovato a fare due conti con l'ultimo assignment fotografico che mi ha fatto riesumare la CO dopo cinque anni.
Si tratta di un reportage lungo, con una grossa ricerca dietro, il cui prodotto fotografico è solo l'ultima parte di un lavoro di squadra di circa venti persone.
Come fotografi siamo in due.- Oltre a me c'è un digitalista puro. Io scatto solo in bianco e nero.
Ora, sorvolando sui costi delle attrezzature - io ho messo in cantina per il momento le mie leica M6 per comprare un po' di canon usate per un prezzo irrisorio - e concentrandosi solamente sui costi vivi, la sproporzione tra il bn chimico (analogico è una parola che mi fa venire l'orticaria) ed il colore digitale, è immensa.
Ho messo in conto spese duecento rulli tra tri x e bergger 200 (oltre ad un po' di 120 per fare delle stereoscopie)
700 fogli di baritata 24x30, chimici vari (incluso selenium toner), accessorietti vari e batterie per un totale di 1800 euro. Il mio collega ha chiesto solo delle batterie ricaricabili del valore di 20 euro.
Tutto il lavorà andrà  stampato da file digitali, ma io - da bravo paranoico - preferisco stampare e scansionare le stampe (lascio al PS solo la spuntinatura).
In definitiva io spendo 90 volte di più del mio collega digitale, oltre ad alcuni esperimenti chimici che faccio a mie spese.
I vostri conti sono corretti, oltre un certo numero di foto il rapporto immagine/sistema pende vertiginosamente a favore del digitale. ma vuoi mettere l'odore del metolo che rimane tra le dita per alcuni giorni?
Franz

Inviato: 29/4/2006 15:18
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Aiutatemi!!!

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So di sembrare un intruso, ma non riesco a postare nulla (o quasi).
Mi sono iscritto due volte, perchè la prima, con il Nick "FRANZ", registrata un mese fa, non è stata mai operativa. La seconda mi ha permesso di inserire due messaggi: uno di saluti ed un commento al premio pulitzer.
Il messaggio di saluto è scomparso, l'altro no. dal mio computer (IP statico) pur avendo eliminato cookies ed altra roba potenzialmente insidiosa, vengo riconosciuto dopo l'inserimento di user e pw ma non mi è più permesso di postare.
Tento da questo varco utilizzando un altro pc ed un altro ip, ma in ogni caso, qualcuno puà aiutarmi?
Franz

Inviato: 29/4/2006 14:32
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