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Vedere Fotograficamente

Estetica e fotografia

Parte 2 :  Come comporre una fotografia

di

Alain Briot
(traduzione a cura di Marco Frigerio, impaginazione HTML a cura di Roberto Manderioli )


Zion Winter Sunrise
Zion Winter Sunrise

Nella prima lezione abbiamo imparato in che modo le macchine fotografiche “vedono” il mondo e come il loro modo di vedere sia molto diverso da quello dei nostri occhi.
In questa seconda lezione cercheremo di mettere in pratica quanto imparato, con l’obbiettivo preciso di realizzare delle belle immagini.
Ma prima dobbiamo capire quelle regole relative alla composizione che sottendono la realizzazione di una immagine efficace.

Comporre una buona immagine non è facile. Insegnare poi ad altre persone come realizzare composizioni interessanti è ancora meno facile. Infatti la composizione è una degli argomenti più complessi  e difficili che si possano affrontare in fotografia, ma anche in tutte le arti visive in generale, così difficile che il mio insegnante, Scott McLeay, si rifiutava di insegnarla. L’unica sua “indicazione” in fatto di composizione era semplice e sintetica, praticamente si limitava a spiegare che, riguardo alla composizione di una immagine fotografica, “ogni parte dell’immagine è importante allo stesso modo”.

Se vi aspettavate delle regole da poter seguire  per imparare a comporre velocemente delle fotografie migliori, sicuramente il precedente paragrafo non vi potrà essere di molto aiuto (anche se formulerò alcune regole di composizione alla fine di questa lezione).
Tuttavia le parole del mio insegnante già contengono, seppure in modo ancora criptico, un concetto embrionale a cui attingere per poter imparare a realizzare delle immagini straordinarie. Seguitemi per alcuni minuti.

Uno degli errori che la grande maggioranza delle persone commettono quando devono comporre una fotografia, è quello di seguire uno dei consigli che la Kodak formulava in una delle innumerevoli, ed inutili, brochure che distribuiva negli anni passati, nello specifico quella titolata “How to take better photographs” (Come realizzare fotografie migliori).
Uno dei consigli relativi alla composizione si raccomandava di collocare il soggetto principale al centro dell’inquadratura, ed insisteva anche sul fatto di evitare di “tagliare” accidentalmente alcune parti di questo soggetto.
Dal momento che questo suggerimento si rivolge principalmente a chi fotografa le persone, praticamente suggerisce di mettere il soggetto bene al centro della scena inquadrata, chiedergli di guardare dritto in camera, e poi scattare la foto.
Peccato che questa sia la ricetta perfetta per scattare le fotografie più soporifere e noiose che possiate mai realizzare.
Due cose sono certe: la prima è che la persona ritratta sarà sicuramente inquadrata per intero, e la seconda è che nessuno sarà attratto od incuriosito dalla vostra immagine, eccetto forse i membri della vostra famiglia e a patto comunque  che siano indulgenti con voi e con le vostre capacità fotografiche.

In realtà il suggerimento della Kodak va contro all’affermazione di Scott McLeay.
Se, come sostiene Scott, ogni parte dell’immagine è equamente importante, allora collocare il soggetto principale al centro dell’inquadratura è in primo luogo solo una delle tante possibili opzioni compositive e, in secondo luogo, probabilmente è anche la più debole dal momento che solo il centro dell’inquadratura è utilizzata per i nostri fini espressivi.
In altre parole: che ne facciamo degli angoli dell’immagine? E dei margini esterni? E non sarebbe forse più interessante decentrare la posizione del soggetto per rendere la composizione più originale?

Riflettendo sull’affermazione di Scott McLeay ci siamo già avvicinati ad una comprensione meno superficiale della composizione e, allo stesso tempo, ne abbiamo anche capito un certo numero di aspetti fondamentali. Proviamo a ricapitolarli:

1. Comporre una immagine non significa necessariamente mettere il soggetto principale al centro dell’inquadratura.

2. Decentrare invece la posizione del soggetto permette di realizzare composizioni più interessanti.

3. Sia gli angoli che i margini esterni dell’inquadratura possono e devono essere utilizzati come elementi della composizione Non devono essere percepiti come qualcosa di cui si farebbe volentieri a meno, anzi direi che sono invece degli elementi molto importanti e devono essere utilizzati efficacemente ed in modo creativo per le nostre composizioni.

La regola della Kodak - collocare il soggetto principale al centro dell’inquadratura - è stata concepita per una sola ragione: dare la possibilità a quei fotografi, il cui scopo principale era quello di ritrarre la propria famiglia, di realizzare fotografie in cui il soggetto principale fosse completamente inquadrato.
Dobbiamo infatti sempre ricordare che un bel po' di anni fa, quando questa regola è stata formulata, la maggior parte delle macchine fotografiche erano a telemetro e con un mirino poco preciso. Detto in altre parole, il mirino non era sufficientemente accurato, tanto che non mostrava esattamente cosa era incluso nell’inquadratura. Questo problema si notava particolarmente ai bordi dell’inquadratura, tanto che gli oggetti collocati troppo vicini ai margini rischiavano di non comparire poi nella stampa finale, oppure, ancora peggio, di essere parzialmente “tagliati”.
Quindi collocare il soggetto principale al centro dell’inquadratura era un metodo efficace per evitare di cadere in grossolani problemi di composizione.

Oggi fortunatamente le cose sono molto diverse.
I mirini delle moderne reflex mostrano il 98-99% dell’immagine inquadrata dall’obiettivo, e pertanto è praticamente eliminato il rischio di tagliare parti importanti dell’immagine.
L’utilizzo dei treppiedi ci permette non solo di comporre con precisione ogni immagine, ma ci assicura che l’inquadratura rimarrà invariata fino a che non muoveremo di nuovo il treppiede.
 L’utilizzo di diapositive, all’opposto delle pellicole negative, ci garantisce che quelle che stiamo vedendo sul piano  luminoso sia esattamente ciò che avevamo inquadrato nel mirino. Infatti molte delle foto di famiglia (per cui la regola della Kodak è stata formulata) sono realizzate su pellicole negative, sviluppate e stampate nel laboratorio di un supermercato, le cui inquadrature vengono spesso arbitrariamente tagliate da un operatore che effettua un lavoro simile a quello di una catena di montaggio.
Infine, il fatto che molti di noi scansionino e stampino personalmente i propri lavori (o li stampino nella propria camera oscura) significa che abbiamo il controllo totale sulle nostre immagini, e pertanto possiamo decidere noi in fase di post produzione cosa includere nell’inquadratura e cosa no.
Senza considerare che, se ci dedichiamo alla fotografia digitale, possiamo verificare subito l’inquadratura sullo schermo LCD  della  nostra macchina fotografica.

Oggi possiamo quindi controllare con precisione quali elementi saranno visibili nell’immagine e quali verranno invece esclusi, basta solo prestare attenzione a quali oggetti vengono effettivamente inclusi nell’inquadratura ed alla loro esatta posizione.

Tear Drop Arch and Moonrise
Tear Drop Arch and Moonrise




1 --- Il modo più efficace di vedere

Analizziamo un’altra affermazione di un grande fotografo, Edward Weston, sulla composizione. Quando gli fu chiesta la sua definizione di “composizione”, Weston rispose che “la composizione è il modo più efficace di vedere.”

La definizione di Weston contiene due parole che sono importantissime in ambito compositivo: vedere ed efficace.

Dopo aver letto il primo articolo della mia serie ora noi sappiamo che fotografare è una forma del vedere, è un saper vedere.  Ora abbiamo anche imparato che la composizione ha a che fare con l’efficacia, una efficacia visiva.

Allora se la composizione è il modo più efficace  di vedere, e se saper vedere è il modo più efficace di fotografare, allora la composizione è il modo più efficace per fotografare. Sembra un ragionamento un po' da logica aristotelica ed in effetti lo è. Ma è esatto? E’ quello che cercheremo di capire...

2 --- C’è più di un modo di comporre una scena

Prestare così tanta attenzione ai processi legati alla composizione implica necessariamente che ci sia più di un modo di comporre una scena.
Effettivamente la stessa scena può essere vista e composta in molti modi, soprattutto da chi ha un occhio allenato e formato dall’esperienza.
Questa constatazione fu per me una vera e propria rivelazione.
Per anni mi ero arrovellato cercando di riprodurre immagini realizzate da altri fotografi. Queste erano immagini che mi avevano così tanto colpito ed affascinato che mi sembrava normale rimanere all’interno delle scelte compositive operate da altri. Il problema però era che, mentre mi trovavo nei luoghi in cui queste immagini erano state realizzate, io riuscivo a vedere una sola composizione, quella cioè che il fotografo, le cui immagini avevo così tanto ammirato, aveva creato. Non potevo né vedere né comporre seguendo le mie personali scelte compositive, ma ero schiavo della visione con cui altri fotografi rappresentavano il mondo.

Un giorno però decisi di liberarmi da questo condizionamento (e come sono riuscito a farlo sarà l’argomento di un’altra lezione). Da quel giorno ho cominciata a vedere il mondo con i miei occhi, ed ho subito capito che per ogni soggetto era possibile realizzare una moltitudine di differenti composizioni. La mia mente si era  come aperta. Da quel giorno il mio scopo è stato quello di realizzare immagini che corrispondessero alla mia visione personale e non fossero invece delle emulazioni di composizioni già effettuate da altri fotografi.
Adesso stavo finalmente componendo le mie immagini.


The Virgin River and the Watchman at Sunset
The Virgin River and the Watchman at Sunset


3 --- Solo una composizione tra le tante

Ma subito si è presentato un altro problema: io potevo realizzare solo alcune delle molte composizioni che ora si presentavano alla mia attenzione fotografica.
Dovevo infatti operare necessariamente delle scelte dal momento che avevo solo uno spazio di tempo limitato per lavorare con la luce ottimale. E’ stato allora che la definizione di Weston mi è tornata utile al fine di selezionare quelle composizioni che mi interessava realizzare da quelle meno interessanti. Infatti quello che stavo cercando non erano solamente delle composizioni nuove o esteticamente appaganti, quello che cercavo era “il modo più efficace di vedere.”
Per mettere in pratica l’insegnamento di Weston, ho cominciato ad esplorare accuratamente la scena che dovevo fotografare, cercando quella composizione che potesse essere la migliore di tutte, quella cioè che mi consentisse di rappresentare la scena ritratta nel modo più efficace.

4 --- Esplorare la scena

Dopo questa lunga discussione su cosa sia la composizione, sono sicuro che adesso vorrete sapere come mettere in pratica tutte queste informazioni teoriche e provare così a realizzare delle immagini migliori.
Cercherò a spiegarvi il mio approccio personale, provate a seguire le mie indicazioni, anche solo per una volta, e vedete se possono funzionare anche per voi.
Ogni volta che mi appresto a fotografare preferisco prima dedicare buona parte del mio tempo esplorando accuratamente la scena e, mentre cammino osservando i potenziali soggetti, porto sempre con me un Mirino Multifocale della Linhof (MML).
Questo mirino è uno degli strumenti di lavoro più importanti per me.
In sostanza è un mirino portatile che mi permette di visualizzare l’esatta composizione che otterrei utilizzando obiettivi che vanno da una lunghezza focale di 75 mm ad una di 400 mm.
Ovviamente mi sto riferendo ad obiettivi utilizzati nel grande formato, nello specifico nel formato 4x5” che è il mio primario formato di lavoro, ma che nel mondo del 35 mm equivalgono ad una escursione che va da un 24 mm a un 135 mm.
Ovviamente potrei ottenere lo stesso risultato con una macchina fotografica 35 mm., però il MML è molto più leggero e compatto di qualsiasi macchina fotografica.
Senza considerare che ha il vantaggio di non mostrare nessun dato tecnico nell’area visualizzata, come ad esempio velocità di scatto o apertura di diaframma, e questo mi consente di concentrarmi esclusivamente sulla composizione.

5 --- Il Mirino Multifocale Linhof

MML

Con il MML è come se io componessi centinaia di immagini 4x5” senza mai estrarre il banco ottico dallo zaino.
Mentre compongo immagine dopo immagine, cerco di valutarne ed analizzarne i rispettivi punti di forza (ricordatevi, siamo alla ricerca del modo più efficace di rappresentare una determinata scena).
Molte di queste “immagini” a volte sono assolutamente casuali, ed il fatto di poterle visualizzare attraverso il MML mi permette di sapere se la composizione è sufficientemente efficace al fine di realizzare una buona fotografia.
Quando trovo un soggetto che mi soddisfa, cerco di analizzarlo accuratamente ed inquadro la scena con il MML da angoli di ripresa diversi.
Alla fine, quando finalmente ho trovato la composizione che voglio impressionare sulla pellicola, comincio a montare la mia macchina fotografica 4x5” con la consapevolezza di sapere esattamente cosa e come fotografare.
La bellezza del Mirino Multifocale Linhof sta nella sua estrema portabilità e nell’eccellente disegno ottico.
Con il MML posso visualizzare tutte le composizioni che voglio nel formato 4x5” e senza mai estrarre il banco ottico dallo zaino.
E’ anche vero che il grande formato richiede un approccio completamente differente rispetto al 35 mm. o al medio formato, principalmente perché è così ingombrante da trasportare e richiede dei tempi di preparazione abbastanza lunghi prima che uno sia pronto allo scatto.
Ma ciò che qui voglio affermare con chiarezza è che, prima di cominciare a fotografare, quello che faccio per la maggior parte del tempo è di cercare immagini e composizioni.
Anzi, impiego più tempo ed energie nella ricerca delle possibili composizioni che a realizzare effettivamente delle fotografie.
Detto in altre parole: devo prima trovare una composizione che mi soddisfi prima di cominciare a fotografare.

6 --- Usare una “finestra” di cartone


Il MML è uno strumento di lavoro straordinario ma sfortunatamente è molto costoso.
Una alternativa più economica potrebbe essere quella di realizzare il proprio mirino usando un pezzo di cartone nero, o di plastica nera, all’interno del quale bisogna ritagliare una “finestra” di una misura equivalente al formato utilizzato (cioè, 2,4x3,6 cm.; 6x6 cm.; 6x7 cm. ecc.ecc.), avendo l’accortezza di lasciare un bordo esterno di un paio di centimetri.

Questo semplice strumento di lavoro vi permetterà di inquadrare la scena e di isolare gli elementi più  importanti, senza avere l’obbligo di portarsi dietro la macchina fotografica e senza correre il rischio di essere distratti dalle informazioni visualizzate sul mirino della stessa.
Io stesso ho utilizzato questo metodo per anni prima di decidere di acquistare il MML.
Sono addirittura arrivato al punto di portare con me differenti “finestre” di cartone, una per ogni formato con cui fotografavo a quei tempi.

Molte macchine fotografiche a telemetro hanno poi un mirino staccabile dal corpo macchina, come ad esempio la Fuji 617, una macchina fotografica panoramica, che ha un mirino staccabile per ogni singolo obiettivo utilizzato.
In questo caso basta ovviamente utilizzare questo mirino per trovare la composizione che più ci soddisfa, lasciando il corpo macchina e gli obiettivi nello zaino.


Regole di composizione

Questa lezione non si può considerare completa finché non analizzerò anche alcune regole relative  alla composizione. Queste sono alcune tra le più importanti:

1 --- Regola dei terzi



Lake Powell Sunset
Lake Powell Sunset


Questa regola esige che noi dividiamo l’immagine in tre parti uguali e che componiamo l’immagine seguendo la logica dei terzi.
Prima di tutto immaginate di tracciare due linee verticali equidistanti dai margini laterali e due linee orizzontali equidistanti dai margini superiore ed inferiore, in modo da formare una specie di griglia che divide l’immagine in tre parti verticali uguali e tre parti orizzontali uguali.
Il soggetto principale della fotografia normalmente viene collocato nel primo terzo del margine inferiore o superiore, oppure in quello alla destra o alla sinistra del margine laterale.
Ad esempio nella foto “Lake Powell Sunset”, il lago e le formazioni rocciose occupano un terzo dello spazio verticale disponibile, mentre il cielo e le nuvole occupano i due terzi rimanenti.

2 --- La Regola d’Oro

La Regola d’Oro acquisì una certa importanza durante il Rinascimento, quando fu spesso utilizzata da alcuni grandi maestri della pittura.
In realtà essa fu scoperta ed utilizzata nell’antica Grecia.
La Regola d’Oro afferma che la parte più importante di una immagine deve essere collocata vicino all’angolo in basso a destra dell’inquadratura, in modo tale che un quarto dell’immagine si “protenda” verso l’alto ed un altro quarto si “allunghi” verso sinistra.
“Zion Winter Sunrise” è stata composta seguendo la Regola d’Oro.
La pianta di yucca, che è l’elemento più importante in primo piano, è stata infatti collocata nell’angolo in basso a destra dell’inquadratura.
Ma perché proprio nell’angolo in basso a destra?
Sostanzialmente perché, in teoria, noi “leggiamo” le immagini allo stesso modo in cui leggiamo un testo scritto: da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso.
Dal momento che la nostra “lettura” termina nell’angolo in basso a destra, allora questa è proprio la zona in cui noi concentreremo la nostra attenzione per un periodo di tempo maggiore, oppure dove ci soffermeremo maggiormente prima di girare pagina (o, in questo caso, prima di passare alla prossima immagine).
In base a questa teoria i giapponesi ed i cinesi dovrebbero allora guardare e comporre le immagini in modo molto diverso da noi.

3 --- Linee che “guidano”

Le linee che “guidano” l’occhio nella composizione, e quindi all’interno dell’immagine, rappresentano un altro metodo classico di comporre una fotografia.
Il tipico esempio è quello della strada, o delle rotaie della ferrovia, che “guidano” letteralmente il nostro occhio verso l’orizzonte.
Nella fotografia di paesaggio generalmente non troveremo strade o ferrovie, a meno che decidiamo di includerli deliberatamente nelle nostre immagini.
Per fortuna abbiamo però la possibilità di utilizzare altri elementi per ottenere un effetto simile. Uno di questi potrebbe essere un fiume, come nella foto “Virgin River and the Watchman at sunset”.
In questo caso il Virgin River attira  e conduce il nostro occhio in profondità dentro l’immagine.
Le linee tortuose del fiume aggiungono movimento all’immagine e la rendono ancora più interessante.

4 --- Prospettiva

Il corretto uso della prospettiva è uno strumento di composizione straordinario.
Nell’esempio precedente il Virgin River si insinua in lontanaza e la sua ampiezza si riduce così progressivamente.
Questa riduzione è causata dalla prospettiva, un effetto ottico che si basa su una regola molto semplice ed intuitiva: la dimensione degli oggetti si riduce proporzionalmente mano a mano che aumenta la loro distanza dall’osservatore.
La prospettiva è uno dei modi più efficaci per aggiungere senso di profondità e di distanza alle proprie immagini.

5 --- Incorniciare un soggetto

In questo caso il soggetto principale, generalmente sullo sfondo, è incorniciato all’interno di un altro elemento della scena che generalmente è rappresentato un oggetto in primo piano.
Nell’immagine “Tear Drop Arch. Moonrise”, ho utilizzato il Tear Drop Arch per incorniciare una vista distante della Monument Valley.
Senza l’arco questa vista sarebbe stata molto meno interessante e drammatica.
 



PS
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Alain Briot
Peoria, Arizona
August 2003

© 2003 Alain Briot
Beaux Arts Photography
http://www.beautiful-landscape.com
alain@beautiful-landscape.com


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